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LIBERTÀ RELIGIOSA

Ma anche gli USA...

L'altro volto della democrazia: quando il relativismo sovverte
le istituzioni e attacca la fede.

Cultura 18_02_2012
Mons. Timothy M. Dolan

Nei primi giorni dello scorso mese di ottobre, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America ha annunciato l'istituzione di una Commissione ad hoc” per la libertà religiosa.

La decisione è stata resa nota con una lettera del Presidente della Conferenza Episcopale statunitense, Mons. Timothy Dolan [nella foto], arcivescovo di New York. «In America, la libertà religiosa»,  ha scritto Mons. Dolan, «nelle sue molteplici dimensioni è diventata oggetto di un numero sempre più grande di attacchi senza precedenti». Il riferimento è in particolare al «crescente numero di programmi e politiche federali che attentano al diritto di coscienza, o che comunque potrebbero pregiudicare il principio fondamentale della libertà religiosa».

Nei mesi precedenti, vi era stata una lettera dello stesso mons. Dolan al presidente degli Stati Uniti, nella quale si protestava per il sostegno della Casa Bianca alle iniziative che intendono abrogare il DOMA (Defense of Marriage Act), una legge del 1996 che riconosce come matrimonio solo quello monogamico ed eterosessuale, tra un uomo e una donna. A questo aspetto - come ha spiegato Massimo Introvigne in un articolo su La Bussola Quotidiana del 5 ottobre 2011 - i vescovi americani ne hanno aggiunti altri cinque.

Il primo riguarda la norma in base alla quale i dipendenti degli ospedali cattolici, dei college e delle organizzazioni di beneficenza e delle altre organizzazioni affiliate alla Chiesa, dovranno mettersi in regola entro il primo agosto 2013 (per tutti gli altri, l’obbligo decorre dal prossimo mese di agosto), in relazione alla decisione del Governo di prevedere l’obbligo di coprire, con l’assicurazione sanitaria, gli interventi chirurgici per la sterilizzazione, la prescrizione di tutti i contraccettivi consentiti, compresi i farmaci che provocano l’aborto nel corso delle prime settimane di gravidanza.

Questa decisione è ritenuta dai Vescovi americani contraria ai principi della libertà religiosa garantiti dalla Costituzione e la loro protesta è rimasta tale anche rispetto alla modifica, proposta nei giorni scorsi dall’Amministrazione, di sollevare i datori di lavoro che obiettano alla regola facendo ricadere il costo dei servizi contestati sulle compagnie assicurative.

Il secondo punto concerne un’altra previsione del Ministero per la Sanità, che richiede che il Servizio per i Migranti e i Rifugiati (MRS), l’agenzia della Conferenza Episcopale che assiste gli immigrati, fornisca quella che chiama la «piena gamma di servizi riproduttivi» - ovvero aborto e contraccezione - ad alcuni suoi assistiti, cioè le vittime del traffico di esseri umani e gli immigrati minorenni che entrano negli Stati Uniti non accompagnati da genitori o tutori. Per questi assistiti il MRS riceve un contributo finanziario dal governo federale, e il Ministero - sposando la tesi degli attivisti pro aborto che sono in causa contro il MRS - sostiene che questo contributo implica obbligatoriamente che le giovani immigrate assistite dall'agenzia cattolica siano aiutate, se lo richiedono, ad abortire.

Il terzo punto riguarda l’USAID, un'agenzia federale che riceve le sue direttive dal Dipartimento di Stato ma con cui interagiscono enti e singoli cattolici: nei programmi di aiuti internazionali contro l'AIDS, l’agenzia dà un ruolo prominente alla distribuzione di preservativi: i cattolici fedeli al Magistero non possono collaborare in questa direzione.

Il Ministero della Giustizia – questo è il quarto punto - in una causa pendente presso la Corte Suprema, non ha difeso la cosiddetta "eccezione ministeriale" che permette alle organizzazioni religiose di assumere o designare chi vogliono per ruoli ministeriali senza sottostare alle normali norme anti-discriminazione.

Infine, la nuova legislazione dello Stato di New York ridefinisce la nozione di matrimonio includendovi il matrimonio omosessuale e lascia un ruolo mal definito e ristretto all'obiezione di coscienza. Ci sono già azioni legali e disciplinari contro funzionari pubblici cattolici che si rifiutano di collaborare alla celebrazione o alla trascrizione di matrimoni omosessuali.

Aggiungendo il problema del DOMA e gli interventi pubblici del presidente Obama a sostegno delle esternazioni di Lady Gaga - ha notato Introvigne -, i cui attacchi alle Chiese "omofobe" sono la punta estrema di un'ostilità alla Chiesa che Benedetto XVI ha definito come ormai maggioritaria nei poteri forti e nei media, si capisce perché i vescovi abbiano voluto un comitato permanente per la difesa della libertà religiosa dei cristiani negli Stati Uniti.

Secondo il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre, negli Stati Uniti sono le leggi federali in materia di fisco a costituire un ostacolo al diritto ad esprimersi liberamente, perché implicano una limitazione degli interventi nella politica da parte delle comunità che beneficiano di esenzioni fiscali.

Alcune istituzioni ecclesiastiche, fra le quali la Diocesi cattolica di Washington, hanno cessato dal primo febbraio 2010 la propria attività di assistenza nelle pratiche di adozione e affido a causa delle norme approvate nel dicembre 2009 dal Comune di Washington con la cosiddetta legge sul “matrimonio” gay, che di fatto obbliga le agenzie di adozione a non fare distinzione tra le coppie richiedenti l’adozione.

A dividere l’opinione pubblica, anche durante la discussione della riforma sanitaria del 2009, è certamente stato il tema dell’obiezione di coscienza: da un lato, degli scienziati di fronte alla ricerca e all’utilizzo delle cellule staminali; dall’altro, di medici e paramedici di fronte a interventi che implichino l’interruzione volontaria di gravidanza.

Di tale necessità si sono fatti interpreti in particolare i vescovi cattolici statunitensi, chiedendo a gran voce che non si finanziasse l’aborto con fondi pubblici. Tali posizioni, potrebbero essere alla base di ripetuti attacchi rivolti contro il mondo cattolico da parte dei media, che hanno enfatizzato i casi di abusi sessuali di cui si sono resi protagonisti, tempo addietro, alcuni ecclesiastici sul territorio americano. Sono numerose le controversie private di tipo religioso finite in tribunale, nella maggior parte dei casi ascrivibili a discriminazioni nei confronti di minoranze.

Ultimamente, una parte crescente riguarda principalmente le lamentele di genitori che protestano contro il diniego dell’insegnamento religioso nel sistema scolastico pubblico. Nello Stato del Massachusetts, alcune famiglie hanno citato la scuola che, a loro avviso, stava indottrinando i loro figli a proposito di stili di vita da loro, come cristiani, ritenuti “immorali”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre dà conto del fatto che episodicamente, militanti del movimento gay fanno irruzione nelle chiese cristiane per imporre, provocatoriamente e con la violenza, il proprio punto di vista. È accaduto nel novembre 2008 a Lansing, nel Michigan, quando durante una celebrazione protestante evangelica, un gruppo di una trentina di persone, autodefinitesi anarchici omosessuali, hanno iniziato a gridare bestemmie. Nel gennaio 2009 è stata la volta di una chiesa cattolica di San Francisco, danneggiata dopo la sconfitta referendaria della legge che consentiva i matrimoni fra persone dello stesso sesso.

Nel gennaio di quest’anno, l’Agenzia Zenit ha diffuso la notizia di una lettera in difesa del matrimonio e della libertà religiosa è diffusa dai leader di alcune delle più importanti comunità religiose degli Stati Uniti. Il documento, intitolato Marriage and Religious Freedom: Fundamental Goods That Stand or Fall Together (“Matrimonio e libertà religiosa: principi fondamentali che crescono o crollano insieme”), è stato firmato da rappresentanti delle comunità anglicane, battiste, cattoliche, evangeliche, ebree, luterane, mormone e pentecostale degli Stati Uniti.

«Il matrimonio e la libertà religiosa sono in crisi negli Stati Uniti», ha affermato mons. Timothy Dolan. «Questa lettera è un segno di speranza. Non solo ci sono decine di migliaia di cittadini credenti rappresentati dai sottoscrittori, ma la lettera stessa testimonia la crescente e condivisa consapevolezza di quanto il matrimonio e la libertà religiosa siano importanti per il benessere del paese. La lettera esprime argomentazioni convincenti che vanno ascoltate da tutti, specialmente da chi ricopre posizioni di autorità: ogni persona davvero preoccupata per la libertà religiosa dovrà necessariamente essere anche un difensore dell’indissolubilità del matrimonio».

Nella lettera i leader manifestano un comune richiamo secondo il quale la principale minaccia alla libertà religiosa è la possibilità che i ministri del culto vengano forzati a celebrare matrimoni omosessuali. I firmatari scrivono: «Noi crediamo che l’insidia più grande sia la seguente: forzare o fare pressioni sia sugli individui che sulle organizzazioni, perché questi considerino la sessualità omosessuale allo stesso livello della sessualità coniugale. Non c’è alcun dubbio che molte persone e molti gruppi, le cui convinzioni morali e religiose sono contrarie all’omosessualità, resisterebbero alla costrizione della legge e vi scaturirebbero conflitti Stato-Chiesa». Conflitti che potrebbero portare “serie conseguenze”.

I problemi potrebbero emergere “in ambito giuridico, poiché alterando la definizione civile di matrimonio non si cambia una legge ma centinaia, forse migliaia di leggi. In un solo colpo ogni norma in cui i diritti dipendono dallo status coniugale - come i benefici sull’occupazione, l’adozione, l’educazione, la sanità, la cura degli anziani, la casa, la proprietà e il fisco - cambierebbero e le relazioni omosessuali verrebbero trattate alla stregua dei matrimoni. Quel requisito verrebbe a sua volta applicato a persone e gruppi religiosi nel corso ordinario delle loro tante occupazioni pubbliche o private, incluse le scuole, gli ospedali, le case di cura e altre strutture abitative che provvedano a servizi di adozione e di consulenza e molti altri”.

I leader religiosi firmatari ammoniscono che ridefinire il matrimonio arrecherebbe conseguenze per la libertà religiosa di tutti gli americani e sollecitano i leader laici a difendere il matrimonio così come la libertà religiosa.

«Sollecitiamo soprattutto gli affidatari del bene pubblico perché sostengano leggi che difendano la concezione tradizionale di matrimonio, evitando così di minacciare la libertà religiosa di innumerevoli cittadini ed istituzioni di questo paese”, aggiungono i leader religiosi. “Il matrimonio e la libertà religiosa sono profondamente radicati nel terreno di questa nazione”.