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EDITORIALE

L'urgenza educativa è compito della famiglia

Si torna a parlare di riforma della scuola, e il presidente del Consiglio non lesina promesse. Ma ancora una volta il primato educativo delle famiglie non viene neanche menzionato. E allora sono proprio le famiglie che prendono l'iniziativa, anche facendosi e gestendosi le loro scuole.

Editoriali 24_02_2015
Bambine a scuola

Di chiacchiere se ne fanno sempre tante in politica e anche la riforma della scuola è annunciata soprattutto da un mare di chiacchiere. Precari da sistemare, il merito da premiare, l’autonomia scolastica: tanti princìpi, tante promesse, poi vedremo tra pochi giorni come il tutto si concretizzerà. 

Ma colpisce che anche nel momento delle parole, delle promesse e dei princìpi c’è un argomento che resta tabù: ovvero il primato della famiglia nell’educazione dei figli. Ce lo ricorda anche la lettera aperta che 23 associazioni hanno scritto e reso pubblica ieri, indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Argomento: l’educazione sessuale nelle scuole. Le 23 associazioni, che hanno dato vita al Comitato Famiglia Educazione Libertà, chiariscono subito il concetto: «L’educazione sessuale sia affidata alla famiglia e non assegnata alla scuola». È un concetto chiave, su cui vale la pena insistere vista la martellante pressione a cui siamo sottoposti per imporre l’ideologia gender nelle scuole, fin dai gradi più bassi.

Gli estensori della lettera chiedono il «rispetto dell’intimità» (che necessita anche l’attenzione per il diverso grado di maturazione del ragazzo); il rispetto del pudore (“esperti” esterni «esprimono brutalmente concetti ed esempi che quasi sempre lasciano sbalorditi, sconcertati e feriti molti giovani studenti»); il rispetto della privacy («Mai come da quando è stata regolata per legge, la privacy è stata violata in modo clamorosamente sistematico»); il rispetto del diritto alla libertà di educazione della famiglia, che è il nodo centrale.

In altre parole, l’educazione sessuale – che tocca la sfera più intima della persona – non può essere affidata agli “esperti”; solo i genitori, che conoscono i loro figli e il loro grado di maturazione, sanno come e quando affrontare l’argomento con i propri figli. E laddove le famiglie sono in difficoltà in questo aspetto educativo, allora esse vanno sostenute – ma non sostituite -  in questo compito.

La lettera aperta è centrata sulla questione urgente dell’educazione sessuale nelle scuole (ma diciamo pure educazione al gender), ma il principio affermato va ben oltre questo aspetto nuovo della vita scolastica. Esso rimanda al tema più generale della libertà di educazione, un tasto dolente per la realtà italiana. È una libertà negata nei fatti, malgrado sia garantita dalla Costituzione.

Eppure nei discorsi del presidente del Consiglio o del ministro dell’Istruzione mai si parla di centralità della famiglia, mai di scuole libere, mai di libertà di educazione. Ma da qui bisogna ripartire se si vuole davvero riformare la scuola. Il governo e il Parlamento, in mano a forze laiciste e stataliste, non lo hanno ancora capito, ma le famiglie cominciano a muoversi da sole. E questo è un bel segnale: in Italia aumentano infatti le esperienze di Homeschooling (scuole parentali), permesse dalla Costituzione: ne abbiamo già parlato, anche con l’esperienza originale di Tarcento (in Friuli), e altre esperienze presenteremo nei prossimi giorni. Non c’è dubbio che con l’intensificarsi degli attacchi alla natura umana che, presto a tardi conquisteranno anche le scuole paritarie, la scuola parentale rappresenti una bella risposta.