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USA

L'Università cattolica ama i gay: a loro parità di benefit

Università cattolica di Notre Dame in Indiana (Usa) ha deciso che ai suoi dipendenti omosessuali i quali sono “sposati” con una persona dello stesso sesso accorderà gli stessi benefit previsti per le coppie etero sposate: congedi parentali, permessi, ferie per il viaggio di “nozze”, etc. Polemiche e proteste.

Esteri 02_03_2015
Supporter dell'Università cattolica di Notre Dame (Usa)

«Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini». Questo aforisma che Pietro pronunciò insieme ai suoi apostoli dovremmo tweettarlo al rettore dell’Università cattolica di Notre Dame in Indiana (Usa). A ottobre, solo due giorni dopo che la Corte Suprema degli Stati uniti aveva deciso che anche le persone omosessuali potevano “sposarsi” nello Stato dell’Indiana, l’ateneo rese noto che «Notre Dame è un'università cattolica e condivide una visione cattolica del matrimonio, tuttavia, seguirà la legge civile in materia e inizierà ad attuare immediatamente la modifica prevista dai giudici». Come dire: siamo persone oneste, ma se lo Stato ci obbliga a rubare non ci tiriamo indietro.

La cattolica visione strabica si sostanzia in questo. L’università ha deciso che ai suoi dipendenti omosessuali i quali sono “sposati” con una persona dello stesso sesso accorderà gli stessi benefit previsti per le coppie etero sposate: congedi parentali, permessi, ferie per il viaggio di “nozze”, etc. Piena parificazione quindi tra matrimonio e “matrimonio” gay. Decisione analoga fu presa anche dal Boston College in Massachusetts, istituzione retta dai gesuiti. Anche allora ci fu una dichiarazione schizofrenica da parte dell’ateneo per giustificare simile scelta: «Come Università Cattolica, siamo consapevoli degli insegnamenti della Chiesa, ma siamo anche consapevoli dei nostri doveri civili», riferì Jack Dunn, Direttore degli Affari pubblici dell’ateneo, alla Nbc News. Diamo a Cesare ciò che è di Cesare anche se è gay ed anche se ciò che gli diamo è di Dio.

Le reazioni alla delibera della Notre Dame non si sono fatte attendere. Bill Dempsey, presidente della Sycamore Trust, un’associazione che mira a tutelare l’identità cattolica di questa università, interroga così il cda dell’ateneo: «Perché l'università non ha eccepito un’obiezione di coscienza a tale legge fondata sull’esercizio della libertà religiosa? Perché l'università, ad esempio, non ha affermato che tale legge viola il suo “libero esercizio” della libertà di religione e “interferisce” con i suoi “diritti di coscienza” così come recita l'articolo 1, comma 3 della Costituzione dell’Indiana?».

Per fortuna la tempesta non si è ancora placata. Gerard V. Bradley, John Finnis e Daniel Philpott, tre docenti di questa università, così commentano l’iniziativa del loro ateneo in un articolo apparso qualche giorno fa in rete: «L'estensione di questi benefit ha innegabilmente l'effetto diretto di incoraggiare le coppie dello stesso sesso ad instaurare o a continuare una relazione immorale. Essa costituisce un avallo a questo tipo di legame. Per dirla con il linguaggio della Chiesa, il datore di lavoro in tal modo dà vita o promuove una struttura radicata nel peccato e che continuerà a crescere. Tale un'università così compromette notevolmente la propria missione dichiarata […] e mette in pericolo le anime e la realizzazione terrena di coloro che si è impegnata a sostenere in una vita cristiana».

Di tutta questa vicenda sorprende soprattutto la resa incondizionata e subitanea dell’ateneo, il repentino calo di braghe (che, ci sia concesso il trivio, in tema di omosessualità è davvero assai pericoloso). Infatti, come accennato, appena la Corte Suprema diede il via libera ai “matrimoni” gay, il consiglio di amministrazione dell’ateneo subito si adeguò. Significativo a questo proposito il commento di Padre Wilson Miscamble, docente di storia alla Notre Dame: «La fretta con cui è stata presa questa decisione e il fatto di essere stata annunciata senza una seria considerazione delle implicazioni di carattere giuridico, non sono solo profondamente preoccupanti, ma anche rivelatori della direzione intrapresa dalla amministrazione della Notre Dame.  L’università non ha fatto alcuno sforzo per difendere la verità sul matrimonio, ma supinamente si è conformata ad una concezione profondamente erronea di questa istituzione fondamentale». La scelta stupisce ancor di più per il fatto che questa università si sta battendo contro l'Obama care per non rimborsare le spese abortive e di acquisto di contraccettivi ai propri dipendenti. Due pesi e due misure dunque: laddove non poté aborto, contraccezione, fecondazione artificiale, eutanasia e divorzio, poté l’omosessualità. 

La direzione presa dalla Notre Dame è significativa di un certo atteggiamento nei confronti dell’omosessualità presente in una buona fetta del mondo cattolico, non solo statunitense. Se in  merito all’aborto, ad esempio, c’è perlomeno ancora un rifiuto di principio della pratica in se stessa, seppur enunciato come retropensiero ì- a cui però non seguono sempre decisioni congrue quali osteggiare le leggi abortive, non appoggiare partiti o realtà pro-choice, dichiarare chiaro e tondo che l’aborto è un omicidio etc. – per l’omosessualità la musica cambia.  Sempre più spesso si sentono alti prelati, politici, giornalisti, docenti universitari sedicenti cattolici, esponenti illustri del laicato impegnato, responsabili di associazioni cattoliche, che accettano l’omosessualità in quanto tale.

Lo fanno quando vogliono il riconoscimento delle convivenze gay o dei diritti “omosessuali”, lo fanno quando difendono leggi per contrastare l’”omofobia”, lo fanno quando dichiarano che anche due persone omosessuali possono amarsi, lo fanno quando affermano che anche nella coppia omosessuale si possono ritrovare i germi di una sincera relazione umana da valorizzare perché tesa alla fedeltà, all’aiuto e rispetto reciproco, lo fanno quando ammettono che in fondo anche due persone dello stesso sesso possono tirar grande un bambino, lo fanno quando puntualizzano che Gesù non condannò l’omosessualità  e che la misericordia abbraccia sodomita e sodomia, lo fanno quando sostengono che l’omosessualità è “profetica”, lo fanno quando dipingono lo Spirito Santo come il Che Guevara della morale omofiliaca. Lo fanno quando, come accade al di là dell’Atlantico, si concede al dipendente omosessuale di starsene a casa ad accudire il proprio bambino nato da fecondazione eterologa.