L’Ungheria difende matrimonio e famiglia nella Costituzione
Il Parlamento ha approvato con la maggioranza dei 2/3 il Nono Emendamento alla Costituzione, secondo cui l’Ungheria protegge l’educazione cristiana e «il diritto dei bambini a un’identità corrispondente al loro sesso alla nascita». «La madre è una donna, il padre è un uomo». Si ribadisce così la legge naturale, opposta all’ideologia Lgbt. E l’Ue continua ad attaccare il Governo Orban.
L’Ungheria conferma nella propria Costituzione ciò che è ovvio e naturale: la famiglia è formata da mamma e papà, i bambini nascono maschi o femmine. Ci aspettavamo un premio unanime per un Paese che difende senza ombre la natura umana e la famiglia naturale. Invece, a conferma di quanto siano ideologicamente pericolosissimi i fautori di una Europa Lgbt e “verde”, le critiche ad Orban non sono mancate.
La Corte di Giustizia dell’Unione europea, a 24 ore dalla decisione di Budapest, ha sanzionato l’Ungheria sull’immigrazione. No, non è una semplice casualità. Se qualcuno ci avesse detto solo 10-15 anni fa che sarebbe stato necessario introdurre questi semplici fatti della natura in leggi e costituzioni, gli avremmo consigliato un’approfondita visita psichiatrica. Viviamo il tempo degli eretici, profetizzato da Chesterton 100 anni orsono: “La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto”.
Nei commenti di ieri della stampa di sinistra (Repubblica), si arriva addirittura a stupirsi perché Orban avrebbe imposto una norma che definisce la famiglia “solo etero”, lo si attacca perché “vieta le adozioni gay” (Deutsche Welle), lo si schernisce perché la definizione di maschio e femmina sarebbe “anti-LGBTI” (Le Monde). Il peccato di Orban è quello di ricordare le fondamentali evidenze scientifiche sulla natura biologica umana e la naturale procreazione, frutto dell’amore di un uomo e una donna.
Ebbene, il 15 dicembre l’Ungheria ha approvato il Nono Emendamento costituzionale, che recita: “Ogni bambino ha diritto alla protezione e alle cure necessarie per il suo corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale. L’Ungheria protegge il diritto dei bambini a un’identità corrispondente al loro sesso alla nascita e garantisce loro un’educazione che rifletta i valori basati sull’identità costituzionale ungherese e sulla cultura cristiana (…). I legami familiari si basano sul matrimonio e sul rapporto tra genitori e figli. La madre è una donna, il padre è un uomo”.
L’emendamento presentato e sostenuto dal governo e dalla maggioranza di 2/3 del Parlamento è stato approvato con 134 voti a favore, 45 contrari e cinque astensioni. Nella relazione esplicativa che accompagnava il testo dell’emendamento si poteva leggere che “l’ideologia occidentale sta cambiando (in peggio) in un modo che richiede di garantire il diritto del bambino ad identificarsi in linea con il suo genere alla nascita, al fine di proteggere il bambino da interventi mentali o biologici che incidono sul suo benessere fisico e mentale”. Crescere i bambini secondo l’“identità costituzionale e la cultura cristiana” dell’Ungheria offre alle nuove generazioni la possibilità di conoscere l’identità ungherese e di proteggere la sua sovranità e il ruolo nazionale del cristianesimo. L’emendamento costituzionale entrerà in vigore il giorno successivo alla promulgazione.
Il testo votato martedì 15 dicembre era stato presentato lo scorso 10 novembre dal ministro della Giustizia Judit Varga. Di fatto, il testo approvato e le recenti misure legislative sull’adozione vieteranno la possibilità che le coppie gay adottino bambini in Ungheria. La scelta ungherese è chiara e totalmente in linea con il programma elettorale che Orban, da 10 anni ad oggi, sostiene. Lo scorso 19 ottobre, con un intervento pubblico ripreso dalla stampa internazionale, lo stesso Orban aveva ribadito che il suo Governo vuole promuovere l’antropologia cristiana e una democrazia fondata sui principi cristiani, piuttosto che su un liberalismo che si sta trasformando in totalitarismo del libertinaggio. Per questi discorsi pubblici e per le misure pro famiglia promosse dal governo, questo Paese è oggetto di strali, minacce e ogni tentativo (lecito e illecito) di sanzioni e censure. Le continue accuse e i ricatti da parte della Commissione, atteggiamenti emersi persino durante il dibattito parlamentare del 16 dicembre a Bruxelles, sono causati dalla tenuta del consenso e dalla determinazione con la quale l’Ungheria (e in forma minore la Polonia) sta promuovendo la propria identità cristiana e il diritto naturale.
Gli attacchi dei giorni scorsi del commissario europeo dei Diritti umani, Dunja Mijatovic, verso i governanti polacchi, accusati di essere contrari all’ideologia Lgbt, e quelli frequenti dei commissari europei Vera Jourová e Helena Dalli nei confronti di Orban, sono una conferma che Ungheria e Polonia sono sulla strada giusta. Esemplare il dibattito e il voto al Parlamento Europeo di mercoledì 16 dicembre, nel quale, oltre alle forti rassicurazioni del presidente von der Leyen per una (impossibile) applicazione della subordinazione degli aiuti economici al cosiddetto “Stato di diritto”, si sono alternati gli interventi di deputati di ogni partito, la stragrande maggioranza dei quali (ottime eccezioni Antonio Tajani del PPE e Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia) esclusivamente interessata ad insultare l’Ungheria e Orban. Uno spettacolo indecente che dimostra l’assoluto disinteresse per i reali bisogni e le difficoltà di decine di milioni di cittadini e imprese europee allo stremo. In particolare, Socialisti, Liberali, Sinistra e Verdi si sono prodigati sui soli temi delle sanzioni ad Orban e della futura costruzione della nuova Europa Lgbt e verde.
Nel voto espresso, il testo deciso dal Consiglio Europeo della scorsa settimana è stato approvato: 695 votanti, 496 sono stati i favorevoli, 134 contrari e 65 astenuti. L’appello di Soros a bocciare l’accordo non è stato accolto, dai prossimi mesi sarà più semplice identificare i parlamentari europei che saranno interessati a ricevere gli ordini del magnate.
L’1 dicembre 2013 la Croazia, pochi mesi dopo l’entrata nell’Unione europea, decise attraverso un referendum sostenuto dal 65% della propria popolazione di definire nella Costituzione il significato di matrimonio e famiglia. A sette anni di distanza, l’Ungheria decide anch’essa di specificare meglio nel proprio testo fondamentale cosa siano il matrimonio, la famiglia e la sessualità biologica. Dobbiamo ancora una volta ringraziare quei popoli europei che, dopo aver subito la tirannia ideologica e sofferto le tremende prove del comunismo, si ribellano con forza ai pericoli del pensiero unico, tanto innaturale quanto oppressivo.