PROFILO
L'ultima battaglia del Grande Manipolatore
Stavolta è per il sovraffollamento delle carceri, ma la causa importa poco: tutto serve per nutrire il grande io di un leader che ricatta tutti.
Attualità
24_06_2011
Marco Pannella è ancora in sciopero della sete. Questa volta per protestare contro il sovraffollamento delle carceri. E come ogni volta il mondo politico e culturale corre al suo capezzale facendo a gara a chi ne esalta di più le gesta. Ma aldilà della giustezza o meno delle battaglie proposte, è bene aver chiaro il significato profondo di questo modo di fare. Cosa che ci spiega una persona che per molti anni - prima di convertirsi - è stata al fianco del leader radicale e che quindi lo conosce molto bene.
I manipolatori della coscienza collettiva se li fanno bene i loro calcoli. Sono gente senza tanti scrupoli e navigano a meraviglia in questo mondo terreno, così fatuo e così propenso a fabbricare i propri idoli, come facevano i pagani. Con i loro simboli, con i loro dei, con i loro miti e le loro tragedie.
Chi sono questi manipolatori? Degli impostori, che apparentemente sembrano essere del tutto normali. Il loro io è gigantesco e narcisista, li domina ed illumina persino la loro ombra. Si crogiolano nel loro delirio d’onnipotenza, che può tutto, che sa tutto, che vuole dominare tutto, persone e sentimenti, persino insegnare – loro - il bene e il male, il giusto e l’ingiusto.
Rivendicano, questi manipolatori, anche il loro senso religioso. Quello “autentico”, naturalmente, il solo che possa far luce nel mondo e salvarlo. Dicono, questi manipolatori, di essere la “cruna d’ago” – di che cosa, non si sa – e di “dare letteralmente corpo”. Come se fossero come Gesù Cristo - vero Dio - che dà il proprio corpo per la salvezza dell’umanità.
Non ci si meravigli. Il grande sogno nel cassetto del manipolatore è proprio quello di volerlo imitare, Dio. Come fa il più grande dei manipolatori, Satana. Per farlo, usa il suo stesso linguaggio e saccheggia frasi dell’Antico Testamento per i suoi slogan.
Anni fa, il nostro manipolatore citò in apertura di un suo intervento pubblico il profeta Isaia, che per farsi ascoltare – disse - si presentava nudo nelle piazze. Dopo due anni, sette suoi seguaci acconsentirono – e come avrebbero potuto fare diversamente? – di denudarsi pubblicamente in un teatro romano per protesta contro l’informazione. La grande stampa fu ai piedi dell’iniziativa e grande fu l’eco sui giornali e nelle televisioni. Successo raggiunto. Con il manipolatore che, voce fuori campo, esordisce ancora con Isaia, citandolo: “In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: ‘va, sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!’. Così egli fece, andando spoglio e scalzo. Il Signore poi disse: ‘Come il mio servo Isaia è andato spoglio e scalzo per tre anni, segno e simbolo per l’Egitto e per l’Etiopia, così saranno condotti i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, spogli e scalzi, vergogna per l’Egitto…” e aggiunge: “Non noi, come non Isaia, ma i nostri popoli, spogli e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l’Italia, per il nostro tempo, per la nostra società: questo occorre scongiurare… Noi diamo letteralmente corpo alle nostre convinzioni. Ma questo può farlo qualsiasi fanatico. Ma noi diamo letteralmente corpo alla legge, alle leggi, perché il potere che le impone, esso stesso le applichi e le rispetti. Così, armati di nonviolenza, con i nostri corpi chiediamo ascolto e rispetto per la vita del diritto e il diritto alla vita”.
Armati di non violenza, dice il manipolatore. Pronto, però, a divenire – con il dialogo e la parola usati a mò di clava - uno schiacciasassi di tutto quanto attraversi il suo cammino. La Chiesa - “con i suoi blocchi di potere, è la prima che deve costantemente convertirsi”, afferma - e i credenti, innanzitutto. Grazie a voi, dice, in questi sessant’anni abbiamo compiuto “miracoli”. Famoso è il racconto che il manipolatore fa di un incontro pubblico con Giovanni Paolo II, quasi casuale, perché il “nostro” faceva parte di una delegazione di parlamentari impegnati sul problema della fame nel mondo. Il manipolatore se ne gloriò. Vuoi vedere che Dio si è accorto di me, pensò. Una volta, raccontano, arrivò perfino ad affermare che il Papa ascoltava i suoi fili diretti notturni su una televisione privata romana. Un’altra volta, per promuovere la battaglia - sono sempre battaglie, quelle del manipolatore – per l’eutanasia, affermò che Giovanni Paolo II scelse di morire, costringendo i suoi medici a non curarlo.
Con amore, sempre con amore, grande è la nostalgia del manipolatore per San Francesco, come se il Santo d’Assisi fosse un’icona che può essere utilizzata da chi diffonde principi anti-cattolici. Questo, lo si può concedere – si fa per dire – solo a quei cattolici, non pochi in verità, che l’hanno usato per promuovere i referendum sull’”acqua bene comune” e contro il nucleare, ma non al manipolatore. Questi si rivolge ad ogni piè sospinto ai cattolici – la sua è una vera e propria ossessione - ringraziandoli per averlo sostenuto nei referendum sul divorzio e sull’aborto. Egli sa che chi è cattolico e divorzia o abortisce, è fuori dalla Chiesa, ma sa che psicologicamente è la trasmissione del senso di colpa, la forma più capziosa per creare un legame di dipendenza. Anche i cattolici, afferma, sarebbero favorevoli all’eutanasia o alla droga libera, “solo se avessero modo di ascoltarmi”, come se non fossero libere già altre droghe, come l’alcol e il tabacco, che messe insieme producono più morti del cancro.
Certamente ci rattristiamo quando persino il direttore dell’Osservatore Romano, il giornale ufficiale della Santa Sede, non prende le distanze, ma concede un’ampia intervista, andando egli stesso, com’è accaduto di recente, nella sede della radio del manipolatore. Anche lui è sedotto dalle sue lusinghe e non ce ne meravigliamo.
Sì, la seduzione – arma diabolica per eccellenza – è un’altra caratteristica del manipolatore: se ne compiace, la coltiva, la promuove. Il manipolatore seduce ed è sedotto dal potere. E’ un rapporto scambievole, perpetuo. “La durata è la forma delle cose”, dice, senza peraltro citare mai a chi appartiene questa frase. A proposito di durata, sono ventuno anni che l’organo di stampa del manipolatore – “d’interesse generale”, dice la legge approvata ad hoc – riceve enormi quantità di danaro pubblico, oltre i sostegni derivanti dalla legge sull’editoria. Tempo fa, un illustre esponente dell’attuale maggioranza di governo – sedotto anch’egli, evidentemente – candidamente ci rivelò che tutto questo serve per far divertire il manipolatore. Quante facce ha il potere!
E’ solo il regime di questi sessant’anni di storia repubblicana – che definisce “nazista” – che impedisce al manipolatore di ottenere il consenso, naturalmente della maggioranza assoluta dei cittadini italiani. Per fare breccia nel regime, egli – che ha un’immensa opinione di sé - usa i digiuni. Come Gandhi. Come Gesù Cristo. L’obiettivo? Poco gli importa. Ieri potevano essere gli “sterminati per fame nel mondo”, oggi “la giustizia”. Quel che interessa al manipolatore è mostrare in televisione e nelle fotografie che compaiono sui giornali, il suo volto perennemente in lotta per i più deboli e gli indifesi, per coloro che soffrono e sono umiliati. Ad un certo punto del digiuno, può accadere che il manipolatore beva – naturalmente davanti ad una telecamera – la sua orina o che il collegio dei medici che lo assiste, premuroso, imponga il ricovero.
All’ospedale corrono le telecamere. I grandi giornali fanno appelli. Anche Avvenire è pronto ad inchinarsi, com’è avvenuto in questi giorni in una seguita rubrica del giornale . Le Istituzioni gli telefonano e gli fanno sentire la loro vicinanza. E tra questi non poteva mancare il Presidente della Repubblica, con una lettera che è un'investitura. Si gioca la vita contro la morte, ragazzi!
Noi, invece, al manipolatore dedichiamo un passo del Vangelo: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,16-18).