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Resistenze

L'UE contro l’Ungheria

Il Parlamento europeo pubblica una risoluzione che bacchetta l’Ungheria, perché il divieto di discriminazione presente nella Costituzione non riguarda le persone omosessuali ed è vietato il "matrimonio" gay.

Gender Watch 30_11_2020

L’Ungheria da tempo sta difendendo la famiglia e l’educazione dei bambini. Alcuni esempi. Nell’ottobre del 2018 il parlamento proibì le lezioni gender nei corsi accademici. Il governo spiegò così la decisione: «Gli studi di genere sono un’ideologia, non una scienza. Il governo ungherese è dell’opinione che le persone nascano uomini oppure donne. Non mettiamo in discussione il diritto di ognuno di vivere come meglio crede, ma lo Stato non può assegnare risorse per l’organizzazione di programmi educativi basati su teorie prive di rilevanza scientifica».

Il 10 novembre scorso è stato presentato un emendamento alla Costituzione in cui si specifica che  «la madre è una donna, il padre un uomo» e «tutela il diritto dei bambini a identificarsi in base al proprio sesso». Inoltre si deve garantire «un’istruzione secondo i valori basati sull’identità costituzionale e sulla cultura cristiana del nostro Paese». Infine ricordiamo un progetto di legge in cui, in materia di assegnazione del sesso, si deve riconoscere il «sesso biologico basato sulle caratteristiche sessuali primarie e sui cromosomi». 

Detto tutto ciò il Parlamento europeo ha emanato una risoluzione in cui si  esprime «preoccupazione per il fatto che il divieto costituzionale di discriminazione non include esplicitamente l’orientamento sessuale e l’identità di genere tra i motivi di discriminazione e che la sua definizione restrittiva di famiglia può dare adito a discriminazioni poiché non contempla taluni tipi di famiglia, comprese le coppie dello stesso sesso».

Una chiara ingerenza dell’Ue in materie di competenza degli Stati e un’ulteriore prova che l’Europa è ormai ostaggio delle lobby LGBT.