Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
EDITORIALE

L'ordine non regna a Malta. E neanche nella Chiesa

Quanto sta accadendo per l'Ordine di Malta, è in piccolo ciò che accade nella Chiesa tutta. Una divisione che è tutt'altro che superata malgrado l'intervento pesante della Santa Sede. E la questione della distribuzione dei contraccettivi resta una questione di estrema attualità.

Editoriali 08_02_2017
Albrecht von Boeselager

Le luci dei media si sono ormai spente sulla vicenda del Sovrano Militare Ordine di Malta che pure, per giorni, avevano guadagnato le prime pagine dei giornali. Ciò dovrebbe far ritenere finalmente conclusa la storia, con la vittoria – e il ritorno in sella – del “buon samaritano” Allbrecht von Boeselager, che riprende il suo posto di Gran Cancelliere (no. 3 dell’Ordine), e la sconfitta ignominiosa del Gran Maestro frà Matthew Festing, il cattivo che, in nome della rigida dottrina e consigliato dal cardinale Raymond Burke, aveva cacciato il buon Boeselager, ritrovandosi ora cacciato a sua volta.

In realtà, le vicende degli ultimi giorni lasciano intendere che la vicenda non è affatto conclusa e che, malgrado le dichiarazioni ufficiali, l’ordine non regni a Malta. 

A questo punto al lettore, ma anche a chi scrive, sorge spontanea una domanda: perché interessarsi tanto delle vicende interne dell’Ordine di Malta? Per quanto importante sia l’Ordine, vale la pena spendere tanto spazio su questioni che alla fine interessano un numero limitato di persone?

Il punto è che le vicende dell’Ordine di Malta racchiudono molte questioni che sono paradigmatiche per la Chiesa intera.

La prima questione è la domanda su chi comanda veramente. O, meglio, quali forze stanno influenzando la gestione dei centri nevralgici della Chiesa, soprattutto là dove gira tanto denaro. Domande che crescono più inquietanti dopo la conferenza stampa convocata dall’Ordine per lo scorso 2 febbraio, alla Sala Stampa estera di Roma, guidata proprio da Boeselager. Il Gran Cancelliere si è presentato accompagnato da figure di contorno dell’Ordine; assente invece il Luogotenente frà Ludwig Hoffmann von Rumerstein, colui cioè che secondo quanto deciso dal Papa, dovrebbe guidare l’Ordine fino a elezione del nuovo Gran Maestro.

Il significato è chiaro: a tenere in mano davvero in mano le redini del potere interno è la “corrente” tedesca di cui Boeselager è rappresentante. «Il Governo ha ristabilito la sua leadership» è stato il punto centrale delle dichiarazioni di Boeselager che ha dato l’idea ci sia stato un tentativo di golpe fortunatamente respinto. Si tratta di una ricostruzione che da una parte conferma lo scontro tra due fazioni (e anche questo, pur in modo diverso, rappresenta ciò che più in grande accade nella Chiesa), dall’altra risulta illogica: normalmente infatti il golpe è realizzato da chi vuole prendere il potere al posto del legittimo governante, questa sarebbe la prima volta che si sente di un golpe perpetrato da un capo di Stato contro qualche suo sottoposto. E infatti, alla fine, a saltare è stato il Gran Maestro, ma sfiduciato di fatto è anche il Consiglio Sovrano, che aveva ratificato l’allontanamento di Boeselager e la sua immediata sostituzione.

Ma chi è Boeselager e cosa rappresenta? Voci dall’interno dell’Ordine fanno capire che ci sono sotto anche interessi economici, con la corrente tedesca che già da anni vuole mettere sotto il suo controllo la ricca cassa dell’Ordine. Altro che Chiesa povera.

Ci sono però altre questioni in gioco molto importanti. Formalmente Boeselager era stato destituito perché ritenuto responsabile di aver coperto la distribuzione di contraccettivi in Myanmar e in Africa (clicca qui). E il Papa aveva raccomandato al cardinale patrono dell’Ordine, Burke, di provvedere a risolvere con nettezza questo scandalo. Nella conferenza stampa Boeselager ha ripetuto per l’ennesima volta che c’era stato un solo episodio in Myanmar e che appena saputolo era intervenuto per far chiudere il progetto incriminato.

Ma i documenti che abbiamo raccolto e presentato nei giorni scorsi dicono esattamente il contrario: non solo la distribuzione di contraccettivi ha riguardato almeno altri due paesi – Kenya e Sud Sudan – per un lungo periodo (2004-2016), ma era teorizzata nei documenti dell’Ordine. Del resto nella conferenza stampa Dominique de La Rochefoucauld-Montbel (Grande Ospedaliere, ministro della Sanità) ha detto al proposito che non sempre è facile applicare i princìpi in certe situazioni e talvolta «sorgono questioni per le quali occorre trovare soluzioni dentro l’insegnamento della Chiesa». Tradotto: va bene l’etica ma per avere i soldi dall’ONU si deve garantire certi “servizi”, ergo: si deve scendere a compromessi o si rinuncia ai soldi. È evidente la scelta fatta. È ciò che nella famosa lettera del 1° dicembre al cardinale Burke, il Papa chiedeva di raddrizzare. Eppure, l’intervento del Papa e della Segreteria di Stato sono risultati decisivi per far trionfare Boeselager e il partito del contraccettivo. È un segnale pericoloso perché la situazione dell'Ordine di Malta è la stessa di tante altre Ong cattoliche che da tempo hanno scelto la sottomissione al mondo distribuendo contraccettivi nei paesi poveri.

In ballo c’è anche la revisione delle Costituzioni dell’Ordine, già annunciata dal Papa. Da tempo c’è una forte spinta dei tedeschi per rinnovare l’Ordine rafforzando i ceti non religiosi, una sorta di “laicizzazione” che renderebbe l’Ordine di Malta più vicino a una moderna ed efficiente Organizzazione non Governativa (Ong). Al contrario, sempre nella lettera a Burke, il Papa aveva chiesto un rafforzamento dell’identità spirituale dell’Ordine. Come non detto, il sostegno vaticano è andato a chi proverà a secolarizzare l’Ordine di Malta.

Contraddizioni stridenti, come la diversità di indicazioni all’Ordine date dalle due successive lettere rispettivamente del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin (25 gennaio), e papa Francesco (27 gennaio). La prima, decisamente più tranchant, parlava di un vero e proprio commissariamento, con la nomina di un delegato pontificio che avrebbe assunto i pieni poteri. La seconda stabilisce una collaborazione tra il delegato pontificio (poi individuato nella persona di monsignor Angelo Becciu, no. 2 della segreteria di Stato) e il Luogotenente.

Strabiliante la motivazione data da Boeselager a questa diversità: «La lettera del cardinale Parolin potrebbe essere stata fraintesa e questa è la ragione per cui il Papa ha scritto successivamente un’altra lettera. Ma il cardinale Parolin doveva fare in fretta, doveva partire per l’Africa…». A parte che non poteva esserci fraintendimento tanto era chiara, a Boeselager dalla stampa è stata perdonata l’enormità dell’affermazione: il segretario di Stato avrebbe decapitato un ente sovrano per la fretta di prendere un aereo! Semplicemente pazzesco.

C’è poi un ultimo aspetto: le epurazioni e la spaccatura conseguente a certi interventi pesanti da parte della Santa Sede. È chiaro che una divisione fra correnti su base nazionale nell’Ordine di Malta ci fosse già, ma questo intervento a fianco di una delle parti in causa, invece che un’opera di riconciliazione sembra aver generato una frattura più profonda. E non è certo questo il primo caso. 

Ad ogni modo il Gran Maestro, costretto alle dimissioni dal Papa, non sembra aver gettato la spugna. La rivista inglese The Tablet, riportando una breve conversazione telefonica, ha scritto che Festing potrebbe addirittura adire le vie legali per rendere invalide le sue dimissioni e comunque avrebbe detto che «la partita è tutt’altro che finita». È il segno che all’interno dell’Ordine, il trionfo di Boeselager e dei suoi amici è stato subìto ma non certo accettato. E dunque, malgrado le parole rassicuranti di Boeselager, nei prossimi mesi ci potrebbero essere ulteriori colpi di scena.

Senza contare la strana situazione in cui si trova il cardinale Burke. Già il suo trasferimento all’Ordine di Malta era stato letto da tutti come una punizione per le sue posizioni troppo legate alla Tradizione, ora è stato fatto anche diventare il capro espiatorio per la confusione che si è creata nell’Ordine. Nessuno ha voluto ascoltare le sue ragioni, e la richiesta di udienza al Papa non ha avuto alcuna risposta. In compenso ora papa Francesco ha nominato monsignor Becciu quale delegato pontificio, veste nella quale assumerà anche tutti i compiti del cardinale patrono. Che viene lasciato lì, esautorato, dimenticato, come non esistesse. Una modalità di governo veramente curiosa.