Locatelli a rapporto: la Commissione Covid entra nel vivo
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Martedì riprende l'attività della Commissione bicamerale Covid e l'audizione di Franco Locatelli, presidente del Cts, segna un punto di svolta nei lavori. Soprattutto adesso che sono stati pubblicati i verbali choc sulla vaccinazione.

Con la prossima seduta del 9 settembre a Palazzo San Macuto riprende l’attività della Commissione bicamerale di indagine sul Covid. E già dalla prima audizione in programma è facile pensare che il lavoro dell’organismo parlamentare entrerà quanto mai nel vivo. Il presidente Marco Lisei, come già annunciato anche alla Bussola, ha infatti fissato l’audizione di Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, già presidente del Consiglio superiore di sanità e soprattutto presidente del Comitato tecnico scientifico che affiancò durante i governi pandemici il ministro della Salute Roberto Speranza.
Complice anche un’estate infuocata sul tema dei vaccini e della campagna vaccinale di massa, con sullo sfondo le polemiche ancora non sopite sul caso Nitag e soprattutto le rivelazioni degli audio dei Cts ai tempi della morte di Camilla Canepa, c’è da scommettere che si tratterà di un’audizione lunga e drammatica.
Infatti, l’ufficio di presidenza ha deciso di secretare le parole di Locatelli, unicamente, come è accaduto per altre audizioni, per non “influenzare” gli altri attori del Cts che verranno auditi (si è parlato dell’ex di Aifa Giorgio Palù e di altri) salvo poi renderle note successivamente.
Ma l’audizione di Locatelli da un certo punto di vista segna una svolta nell’attività dei commissari che stanno indagando sulla gestione della pandemia. Locatelli, infatti, rappresenta in tutto e per tutto un decisore, il suo ruolo nel Cts lo mette in cima alla lista dei personaggi di Stato che durante la pandemia hanno preso decisioni, orientato i giudizi dell’opinione pubblica e soprattutto collaborato a stretto gomito con Speranza nell’orientare le sorti della gestione pandemica. Lo si vedeva spesso infatti nelle consuete conferenze stampa nelle quali venivano diramati i noti bollettini.
È per questo che le domande che i commissari gli faranno saranno decisive per comprendere eventuali responsabilità sugli errori che sono emersi.
Giusto per rinfrescare la memoria ai commissari, i quali non hanno certo bisogno di appunti, ma sanno che certi temi attendono risposta da molto tempo, conviene ricordare quali sono questi errori.
Sicuramente gli verrà chiesto, ad esempio, perché il Cts non si è mai espresso chiaramente sullo sciagurato protocollo Tachipirina & vigile attesa sempre difeso da Speranza. Come se ne parlò nel Cts, se mai se ne parlò? E se non se ne parlò perché? E che cosa i consulenti del Governo sapevano o non sapevano delle evidenze scientifiche che nel frattempo stavano emergendo sulla possibilità di curare – e curare con successo - il Covid precocemente con terapie domiciliari? Non è escluso che possano esserci sorprese su questo versante perché accentuare la possibilità di curare il Covid avrebbe messo a rischio il successo di una campagna vaccinale di massa disegnata con i crismi dell’obbligo e del ricatto.
Così come non è affatto escluso che Locatelli possa essere invitato a chiarire meglio la posizione assunta ai tempi della vaccinazione con Astrazeneca in occasione della morte della giovane Camilla Canepa e successive discussioni sulla necessità di non estendere la vaccinazione con quel tipo di vaccino anche al di sotto dei 60 anni.
Dai verbali del Cts allegati al processo Canepa e pubblicati dalla Verità, infatti, emerge chiaramente, come Speranza, in particolare il 7 giugno 2021, si reca dai commissari del Cts a dire che c’è entusiasmo nei confronti del vaccino e che i membri del Cts avevano la grave responsabilità di non frenare questo entusiasmo con un giudizio negativo sul vaccino AZ o con i dubbi che via via stavano emergendo.
Anche Locatelli aveva dei dubbi, era favorevole a fissare delle limitazioni per Astra Zeneca, ma non fece nulla poi per dissuadere il ministro e guarda caso, la giovane sarebbe morta il giorno dopo. Gli scienziati del Cts, in sostanza sapevano che la comunità scientifica stava già dando dei riscontri sulla trombocitopenia a cui poteva portare in alcuni soggetti la somministrazione di Astrazeneca e sapevano che una sua somministrazione a tappeto, incontrollata nell’analisi dei fattori di rischio e nelle anamnesi assenti, avrebbe gravemente compromesso la salute di molte persone. Ciononostante, si decise di andare avanti per accontentare il ministro e questa decisione di assecondare la politica è ben esplicitata da una delle frasi più agghiaccianti pronunciate proprio da Locatelli in chiusura di una riunione: «So che non si sono seguite le evidenze scientifiche, ma per servire le istituzioni do il mio assenso».
In buona sostanza: perché il Cts decise di andare avanti con Astrazeneca nonostante le evidenze scientifiche? E chi indusse il Cts a dare luce verde pur conoscendo tutti i suoi membri i rischi? E perché alcuni verbali vennero aggiustati per rifilare il vaccino ai ragazzi?
Si tratta di temi che non possono più aspettare e sui quali i Commissari non potranno fare finta di niente.
Senza dimenticare che la partita di Astrazeneca, di cui ora sappiamo tutto, nasconde anche altre evidenze non ancora emerse pubblicamente circa tutti gli altri vaccini a mrna, che hanno comunque dato un numero di effetti avversi, morti inaspettate e danneggiamenti gravi da vaccino superiore all’atteso. Che ne è stato di quelle riunioni? Come venne affrontata la questione ai tempi del Cts?
Domande decisive dalle cui risposte si capirà se si cerca ancora di proteggere la politica dalle sue responsabilità o se invece si potrà finalmente ad arrivare a fare verità, la sola condizione indispensabile per poter avere giustizia.