Lo spettro della patrimoniale si aggira fra i contribuenti
Bankitalia suggerisce al governo una serie di misure per far quadrare i conti. Fra queste risultano particolarmente sconcertanti il ritorno dell'Imu sulla prima casa e un aumento dell'Iva. Il ritorno dell'Imu, anche sulla prima casa è controproducente per le banche stesse, considerando che abbatterebbe il valore degli immobili, garanzia reale per le banche. Sarebbe il colpo di grazia.
Tra allarme Covid, crisi di governo e incertezze sul futuro socio-economico, gli italiani sono disorientati e scoraggiati. Ecco perché gli attori istituzionali dovrebbero pensarci più di una volta prima di fare dichiarazioni che rischiano di turbare ulteriormente il clima sociale e la precaria stabilità emotiva di milioni di persone.
Nelle settimane scorse aleggiava sui cittadini lo spettro di una patrimoniale, poi smentita da autorevoli esponenti di governo. Ieri Bankitalia si è addirittura spinta oltre, ipotizzando la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa. Ecco la dichiarazione-choc: "Margini di riforma nell’ambito della tassazione della ricchezza immobiliare possono realizzarsi sia attraverso la revisione dei valori catastali, sia con l’inclusione delle abitazioni principali (eventualmente prevedendo una detrazione che riduca l’incidenza dell’imposta per le famiglie a basso reddito). Valori catastali aggiornati renderebbero più equa una ipotetica reintroduzione della tassazione sull’abitazione principale".
Il ragionamento di Bankitalia è più ampio e riguarda l’inefficacia (quella si, conclamata) delle politiche fiscali di questo governo, che hanno acuito le disuguaglianze senza promuovere in alcun modo il rilancio del Paese. In particolare i vertici di via Nazionale lamentano le inefficienze e la scarsa trasparenza dell’Irpef, che danneggerebbe nella sua struttura attuale i redditi medio-bassi da lavoro dipendente. Nel contempo, però, per compensare possibili riduzioni dell’imposta sui redditi propongono l’aumento dell’Iva e, come detto, la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa. Le forze politiche, in particolare quelle di centrodestra, hanno sempre fatto della riduzione dell’Iva un loro cavallo di battaglia, proprio per tentare di rilanciare i consumi e la produzione; ora arrivano da Bankitalia addirittura pressioni affinchè venga aumentata.
Nonostante i lavoratori autonomi e le partite Iva abbiano registrato contrazioni fortissime di reddito per colpa della pandemia, si vorrebbe spalmare anche su di loro l’attuale carico fiscale gravante sui redditi fissi, al fine di un riequilibrio. In ballo c’è la tassazione di 41,4 milioni di contribuenti con un flusso di 194 miliardi di euro l’anno, l’11% del Pil e il 40% del gettito. L’obiettivo della riforma sarebbe di mantenere quel flusso invariato, ma di distribuirlo meglio, con recuperi da basi imponibili differenti dal lavoro dipendente. Dunque, la ricetta di Bankitalia è: spostare la tassazione sui consumi, aumentando l’Iva, e imporre nuovi balzelli sulla ricchezza immobiliare (Imu prima casa) e finanziaria, magari anche sui risparmi delle famiglie, facendo pagare più tasse ai lavoratori autonomi.
Confedilizia, già preoccupata del drastico calo del mercato immobiliare, definisce sconcertante la proposta di via Nazionale e aggiunge: "Tra i molteplici danni che ha causato l’aumento dell’Imu, ve n’è almeno uno che dovrebbe interessare la Banca centrale: il crollo del valore degli immobili, e quindi delle garanzie reali delle banche, ora peggiorato dalla pandemia". Sul piede di guerra anche la Lega: "Non c’è limite al peggio", commentano dal Carroccio.
Peraltro, a proposito di garanzie reali delle banche e di stress del sistema bancario nel suo complesso, ci sono altre emergenze da affrontare. Il Centro studi Confindustria nei giorni scorsi ha presentato dati drammatici sul credito bancario alle imprese italiane, che nell’ottobre scorso ha registrato un’impennata del 7,4% su base annua, spinto dai prestiti emergenziali. Da viale dell’Astronomia fanno sapere che è "necessario consentire un allungamento del periodo di rimborso dei debiti di emergenza contratti nel 2020" e, in una prospettiva di lungo periodo, "sostenere la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria, attraverso una più ampia diversificazione delle fonti e una maggiore patrimonializzazione". L’indebitamento rischia dunque di strangolare definitivamente moltissime aziende, soprattutto piccole e medie.
Infine, il campanello d’allarme suonato dal Cnel nel Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione del 2020, che pronostica una situazione “esplosiva” fra qualche mese, con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti. La crisi generata dalla pandemia ha colpito, secondo il Cnel, 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, che hanno visto sospese o ridotte le loro attività. Una parte degli esuberi verrà sicuramente assorbita dall’economia sommersa, incrementando il lavoro nero. Anche alla luce di un quadro fosco come quello disegnato da Confindustria e Cnel, appaiono ancora più sorprendenti e inopportuni gli annunci di Bankitalia, che rischiano di attivare altre dinamiche distruttive per il sistema Paese.