Lo scivolone gnostico di Avvenire
Se la parola di Dio su sessualità e matrimonio insegnata dalla Chiesa non si appoggia su un ordine naturale del creato a cominciare dall’atto coniugale ma si deve rapportare ad una pluralità di orientamenti sessuali di uguale dignità di fronte a Dio - come ha scritto Moia su Avvenire -allora si provoca una drammatica frattura tra ordine della grazia e ordine della natura, tra Chiesa e mondo, tra fede e ragione, secondo i canoni gnostici.
Avvenire ha parlato della “pari dignità di fronte a Dio di ogni orientamento sessuale”. Come segnalato da la NBQ, lo ha fatto con un editoriale di Luciano Moia nell’inserto “Noi genitori e figli”. Forse l’autore dell’editoriale non ha tenuto presente che l’indistinzione tra gli orientamenti sessuali è di origini gnostica. Qualcuno infatti parla di “neocatarismo” a proposito dell’attuale promozione ideologica omosessualista e del gender.
Proprio dello gnosticismo è il rifiuto della realtà naturale e il desiderio di ri-plasmarla. L’ordine naturale ci limita in quanto esprime un senso e ogni senso delimita e limita. Esso va quindi eliminato per poter accedere ad una conoscenza che sia veramente salvifica e non limitante. La “prima volta” dello gnosticismo è stato nel Giardino dell’Eden. Da allora, la pretesa di accedere ad una conoscenza salvifica eliminando l’ordine della realtà ha conosciuto varie formule e tentativi di realizzazione. Tutti piuttosto dolorosi per l’umanità.
Per lo gnosticismo cataro la creazione, la materia, il corpo, la procreazione, il matrimonio, la famiglia … sono un male. Esso promuove la sessualità sterile, proprio come accade oggi. Il corpo è considerato solo uno strumento da potersi adoperare indifferentemente in molti modi diversi, proprio come accade oggi. Per lo gnostico è possibile vivere con il corpo nella libidine più sfrenata e, nello spirito, che dal corpo è dualisticamente diviso, rimanere puri. C’è una profonda vena gnostica nell’idea luterana che si possa essere contemporaneamente giusti e peccatori, come nell’altra idea oggi diffusa tra i cattolici: che si possa vivere una relazione omosessuale ed essere contemporaneamente in grazia di Dio.
Parlare allora di “pari dignità di ogni orientamento sessuale agli occhi di Dio”, siccome tra i vari orientamenti sessuali ce ne sono di sterili in cui il corpo è adoperato come strumento diversamente fungibile, significa accettare una posizione gnostica di sostanziale disprezzo del corpo e di sostanziale dualismo.
Quando, nella Humanae vitae e nella Familiaris consortio, i Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II ribadivano l’inscindibilità tra atto sessuale e procreazione, sapevano bene di combattere una eresia insidiosa – lo Gnosticismo – che da sempre ha cercato di intaccare la fede cattolica. Per lo stesso motivo separare oggi sessualità da procreazione comporta aprire le porte allo Gnosticismo nella fede cattolica.
Anche gli editorialisti di Avvenire questo devono saperlo. Del resto, dalla pillola contraccettiva al gender – passando per tutte le altre note tappe intermedie – si sta realizzando il progetto gnostico di non accettare la realtà naturale e di volerla ri-plasmare. L’arroganza demoniaca di voler ri-creare il creato – “sarete come dei” – passa attraverso la sua negazione mediante l’indifferentismo relativistico: tutti gli orientamenti sessuali hanno pari dignità.
Ma c’è anche di più. La Humanae vitae, come ha ben chiarito la Caritas in veritate riconsiderando in modo globale l’apporto di Paolo VI alla Dottrina sociale della Chiesa, può essere considerata anche una enciclica sociale. E’ vero che essa parla di morale sessuale e di vita cristiana matrimoniale, ma parla anche del significato “pubblico” della sessualità umana. Nella coniugalità nasce la società, tramite la procreazione, e nasce la socialità, ossia la reciproca complementarietà non secondo dei desideri ma secondo un ordine. Se si dovesse manomettere la Humanae vitae, le ripercussioni andrebbero ben oltre la morale sessuale personale e riguarderebbero l’origine stessa della società e, quindi, la sua organizzazione vitale. Se tutti gli orientamenti sessuali hanno uguale dignità davanti a Dio, anche quelli non secondo un ordine ma secondo il desiderio, anche tutte le altre relazioni sociali, che da quella relazione primordiale promanano, sarebbero ugualmente indifferenti e diversamente fungibili davanti a Dio.
C’è però ancora di più. Se l’ordine naturale del creato non viene rispettato nella relazione sessuale coniugale, ossia nel momento originario della società e della socialità, allora non ci si stupirà se tutto l’ordinamento sociale verrà costruito non secondo un ordine sociale ma secondo una pluralità di regole dotate tutte di uguale dignità di fronte a Dio. Diventerà impossibile fare riferimento ad un diritto naturale e ad una legge morale naturale. Cosa che sta già avvenendo, secondo il progetto gnostico della ri-creazione della natura.
Ipotizzo che Luciano Moia non abbia pensato a tutte queste conseguenze della affermazione sull’uguale dignità degli orientamenti sessuali di fronte a Dio. Però un testo, una volta congedato, porta con sé un messaggio oggettivo, indipendente dalle intenzioni del suo autore. Ora, le conseguenze di quella affermazione comportano coerentemente queste conseguenze. E perfino un’altra, se vogliamo proprio andare fino in fondo.
Se la parola di Dio su sessualità e matrimonio insegnata dalla Chiesa non si appoggia su un ordine naturale del creato a cominciare dall’atto coniugale ma si deve rapportare ad una pluralità di orientamenti sessuali di uguale dignità di fronte a Dio … beh, allora si provoca una drammatica frattura tra ordine della grazia e ordine della natura, tra Chiesa e mondo, tra fede e ragione, proprio secondo i canoni gnostici.
La Gnosi pensa a due divinità: il Dio della creazione, rigoroso, impositivo, punitivo, e il Dio della salvezza, misericordioso e mite. Se si accetta il principio della uguale dignità davanti a Dio dei diversi orientamenti sessuali si separa la creazione dalla salvezza. Questo, però, non è cattolico, è gnostico.