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LA POLEMICA

L'Italia sessuofoba che non c'è

Il mondo progressista (e soprattutto lo scrittore Roberto Saviano) si indigna per la morte di Tiziana, dopo la sua gogna mediatica. Ma dà la colpa a un presunto bigottismo di un'Italia sessuofoba che non c'è. Non è stata la condanna o il biasimo a spingere la ragazza napoletana verso il baratro, semmai la morbosità voyeuristica di una società sesso-centrica.

Cultura 17_09_2016
Roberto Saviano

La drammatica vicenda di Tiziana ha dato nuovo fiato alle trombe delle sirene progressiste e dei gendarmi del politicamente corretto. Veterofemministe e difensori della libertà a senso unico hanno innalzato l’immagine delle disperata ragazza campana - che ha pagato con troppi interessi un gioco squallido reso noto involontariamente al pubblico globale – ad icona della lotta al machismo e alla violenza di genere. 

Come avvoltoi si sono istantaneamente tuffati sulla tragica storia della giovane donna di 31 anni per raccontare alle masse biecamente reazionarie che è tutta colpa loro, del loro bigottismo, dei loro freni morali, dei loro metri di giudizio, della loro sessuofobia. Ovviamente l’epicentro di tutto questo male assoluto è ancora una volta il maschio e la società tradizionale costruita a sua immagine e somiglianza. 

Su questa falsa riga si sono susseguiti per tutto il giorno i commenti di esponenti politici, intellettuali e attivisti di varia natura. Pia Locatelli capogruppo del Psi alla Camera ha detto che Tiziana “non è una vittima della Rete, ma di una cultura maschilista e sessista”; l’Arcigay ha parlato di Paese culturalmente inadeguato di strutture culturali impregnate di maschilismo e ha rilanciato la necessità far partire i corsi di educazione sessuale nelle scuole; l'Ordine degli Psicologi della Campania ha proseguito su questo copione stantio lanciando l’allarme riguardo ad una “società sessista che espone le donne a continue vessazioni riguardo ai loro comportamenti sessuali”. Persino la porno star Valentina Nappi, che alcuni giornali italiani hanno fatto assurgere ad esperta di temi etici e di sesso, ha espresso il suo pensiero: “Dovremmo scendere tutti in piazza a praticare sesso orale in suo onore”. Invito colto da alcune ragazze che esortano a “smetterla di fare le ipocrite e lanciare l’hastag #iofacciopompini”.

Ma nella rincorsa di frasi fatte e banalità vince l’Oscar lo scrittore Roberto Saviano che arriva persino a sostenere che "il diritto alla libertà sessuale è costitutivo d'ogni democrazia. Morto questo non v'è più alcuna possibilità di sentirsi liberi e rispettati come cittadini”. Il giornalista napoletano incarna di nuovo a perfezione la sensibilità di una sinistra radical passata dalle rivendicazioni della piazza a quelle del basso ventre. "È morta, si è uccisa – prosegue Saviano - perché donna in un Paese in cui le donne di sesso non devono parlare, non ne devono scrivere, devono praticarlo con timidezza, di nascosto. E se lo fanno con disinvoltura e ne godono questo è sconveniente, peccaminoso". E ancora: “La donna che si diverte a fare sesso è prostituta, l'uomo è 'uno buono'. Tiziana l'ha uccisa non la sua leggerezza, ma la bigotteria italiana".

L’autore di Gomorra descrive un’Italia pre-repubblicana con schemi sessantottini che non colgono il declino di una società iper-sessualizzata. Saviano non sente il grido degli andrologi sulla diffusione delle disfunzioni sessuali causate dal consumo di pornografia fin dalla giovanissima età; non ha letto la recente indagine dell’Università di Firenze che rivela che un ragazzo su 4 ha invitato foto intime sui social ...uno su dieci sotto i 14 anni! Non è al corrente che le app per cellulari più scaricate sono quelle per l’incontro al buio di persone disposte a fare sesso nella propria città. Insomma Saviano addita un’Italia pudica e moralista che forse non è mai esistita. Spiegazioni troppo superficiali che non reggono alla prova dei fatti di una società dove la promiscuità sessuale è la regola del quotidiano; dove la quasi totalità della popolazione sopra i 14 anni colleziona partener sessuali ad un ritmo di cui è difficile tenerne il conto.

Non è stata infatti la condanna o il biasimo di qualche compagine moralista a spingere verso il baratro la povera Tiziana, si è trattato piuttosto della morbosità voyeuristica che del giudizio morale se ne sbatte, qualunque esso sia. Non è il sessismo ma il sesso ad ogni costo ad aver tormentato questa ragazza che con leggerezza si è prestata all’obiettivo di un cellulare tenuto dalla mano di un bastardo senza scrupoli. È dunque il sesso che esce dalla dimensione privata e affettiva a dare una stilettata mortale all’innocenza di decine di ragazze che non trovano più pace non trovando concreta applicazione il cosiddetto diritto all’oblio. D’altra parte, per quanto Saviano non lo percepisca malgrado il suo impegno civile, non siamo in una società che predica l’astinenza sessuale, anzi, tutto il dibattitto pubblico è permeato dal sesso, dalla tv ai social media, e, a ben vedere, è la fedeltà al proprio partner ad essere considerata fonte di vergogna e derisione. Ma chi alimenta polemiche ideologiche preferisce raccontare altro senza avvertire i giovani che il passo tra la libertà e il rovinarsi la vita è più breve di quello che si creda.