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NOTA POLITICA

L'Italia della confusione Cercasi progetto politico

Gran confusione nella politica italiana: chi non dovrebbe fare politica la fa, chi dovrebbe farla non la fa. E il governo non sa dare una risposta.

Attualità 19_09_2011
berlusconi
Gran confusione nella politica italiana: chi non dovrebbe fare politica la fa, chi dovrebbe farla non la fa. Difficile non attribuire un significato politico alle inchieste concentriche di numerose procure nei confronti del premier Berlusconi. Soprattutto è difficile non attribuire un significato politico alla fuga delle intercettazioni fino al sospetto che questo possa essere, in qualche caso, anche il motivo della stessa inchiesta. Difficile, infine, non notare che l’ennesimo polverone giudiziario politicamente strumentalizzato danneggia enormemente il nostro Paese e diffonde in modo scriteriato cattiva reputazione, ossia fango.

Però è anche vero che non si intravvede, né si è intravista nel recente passato, la risposta politica da parte del Presidente del consiglio e della maggioranza. Se si tratta di un attacco politico e non solo giudiziario – come la maggioranza di governo ritiene - la risposta dovrebbe essere politica. Questa risposta politica non può limitarsi a garantire la resistenza, né a denunciare il presunto attacco concentrico strumentale e pilotato, ma dovrebbe coerentemente dare segnali di stabilità della maggioranza nonostante gli attacchi e, soprattutto, portare avanti in fretta alcune riforme che possano contrastare politicamente quegli attacchi.

Il primo riferimento, a questo proposito, va alla riforma della disciplina delle intercettazioni, la seconda va nella direzione del ripristino dell’immunità parlamentare. Ecco due esempi di una possibile risposta politica che, invece, sono stati trascurati, promessi, se ne è parlato e riparlato ma non si è messo nulla di concreto in cantiere. Sono passati tre quarti di legislatura, ma su questi punti si è ancora alla posizione di partenza. Questa mia osservazione non riguarda il merito di questi due provvedimenti – anche se, per non sembrare reticente, aggiungo che, a mio parere, le intercettazioni vanno seriamente disciplinate e l’immunità parlamentare andrebbe ripristinata – ma il metodo politico. Sarebbero due risposte politiche ad un attacco giudicato politico che però non vengono attuate.

Il problema è allora anche quello della capacità di risposta politica della maggioranza, al di là delle lamentele espresse a reti unificate dal Presidente del Consiglio. E’ questione di tenuta dell’alleanza del Pdl con la Lega, di tenuta interna della stessa Lega e, aggiungo, di prospettive per il dopo legislatura. Il problema non è solo “tenere” fino alla primavera del 2013. Chissà, forse il governo ce la può anche fare. In questo senso il suo principale sostegno è il Presidente Napolitano il quale, fino a che Berlusconi avrà un solo deputato in più in Parlamento, non scioglierà le Camere. Il carattere parlamentare della nostra Repubblica, tanto contestato dal centrodestra, in questo caso risulta a suo vantaggio. E il giorno dopo della fine fisiologica della legislatura nel 2013? Cosa accadrà? Il Presidente Berlusconi non può esimersi da preparare quel momento. In piccola parte lo ha già fatto investendo Angelino Alfano alla segreteria del Pdl, ma è chiaro che questo non è sufficiente per garantire una prospettiva politica e dare continuità ad un percorso. Uscire di scena, non uscire di scena, quando uscire di scena, come uscire di scena … dietro questi problemi c’è  un problema più generale: pianificare politicamente la nuova legislatura, dato che, voglia o non voglia, il cambiamento avverrà.

Ed è questo che maggiormente stupisce e preoccupa. Il centrosinistra spera che Berlusconi collassi. Ma questo non è un ragionamento politico. Prima o dopo Berlusconi collasserà, se non altro per l’età. Ma quando l’avversario dovesse collassare per l’età o per altri motivi cosa si potrà festeggiare che non appaia stucchevole e meschino? Cosa avrà fatto – politicamente – il centrosinistra per vantarsi di questo evento se non averlo a lungo invocato a parole? Il fatto di aver atteso un evento non ci attribuisce nessun ruolo politico nei suoi confronti di cui vantarci. E il centrodestra cosa sta facendo per progettare un futuro politico a quest’area nevralgica dello scenario italiano? Non è sufficiente gridare al lupo.

Non si nega che i giochi politici in questo momento si stiano facendo con tutti i mezzi. Ma proprio per questo servirebbe una risposta politica e non condotta con altri mezzi. Resistere, rimanere, tenere duro ha senso solo se lo si fa con un disegno politico che faccia vedere all’Italia un tratto, anche se breve, di futuro.