L'ANALISI
L'Italia a tutto gas
Rinunciando a nucleare e carbone, l'Italia consuma una quota di gas enorme. Senza coerenza nella politica energetica si va di crisi in crisi.
Attualità
10_02_2012
Occorre fare un distinguo nell’affrontare la questione energetica di questi giorni.
Da una parte esiste la condizione oggettivamente critica di famiglie che stanno vivendo giorni difficili, causati dal maltempo straordinario, come proiettate di colpo in una realtà che, almeno in Italia, sembrava ormai superata da decenni.
Dall’altra vi sono le naturali conseguenze di scelte, anche politiche, nella definizione del mix energetico italiano che punta sul gas. La situazione di questi giorni che ha messo in crisi gli approvvigionamenti da gas fa emergere la complessità del problema energetico che in assenza di una chiara visione e coerenza di gestione è destinata a rendere manifesti i suoi punti deboli. Inevitabilmente.
In questo 2012, anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti, come dichiarato dalle Nazioni Unite, alcune famiglie italiane soprattutto nel Lazio hanno sperimentato, a seguito delle nevicate recenti, sulla propria pelle cosa possa significare vivere oggi senza energia elettrica e, in parallelo, senza un accesso garantito alle principali risorse come acqua e cibo e ai principali servizi, come il riscaldamento, la sanità, i trasporti e le reti di comunicazione.
Questo “dramma” umano e sociale minato ulteriormente dalla temuta crisi degli approvvigionamenti di gas merita rispetto e comprensione e richiede estrema prudenza nell’affrontare il tema anche dal punto di vista più tecnico.
Quanto al secondo aspetto, è necessario avere chiara la situazione energetica italiana.
Quanto al secondo aspetto, è necessario avere chiara la situazione energetica italiana.
L’Italia ha un mix energetico relativo alle fonti primarie che rappresenta una ben nota anomalia in Europa, essendo composto dal 42% di petrolio, 40% di gas, 8% di carbone, 7% di idroelettrico e 3% dalle altre rinnovabili (geotermia, biomassa, rifiuti, eolico e solare), contro una media dei paesi Europei composta da 37% di petrolio, 26% di gas, 16% di carbone, 5% di idroelettrico e 4% di rinnovabili moderne a cui si aggiunge un 12% di nucleare (dati BP statistiche 2011, relativi all’anno 2010).
Per l’Italia spicca l’anomalia gas, quasi una volta e mezza la media europea a fronte della situazione del carbone, metà della media UE, e del nucleare, assente (se non consideriamo la provenienza dell’energia elettrica importata). Appaiono invece più equilibrati con la media europea i dati relativi al petrolio e alle rinnovabili complessive.
Analizzando il mix elettrico (cioè l’insieme delle fonti energetiche utilizzate per la produzione di energia elettrica) i dati sono ancora più sbilanciati. La produzione elettrica italiana deriva dalla seguente composizione: 9% da petrolio, 50% da gas, 15 % da carbone, 18% da idroelettrico, 8% dalle altre rinnovabili. La produzione elettrica europea è invece così costituita: 3% da petrolio, 23% da gas, 27 % da carbone, 11% da idroelettrico, 8% dalle altre rinnovabili a cui si aggiunge un 28% di nucleare (dati IEA statistiche 2011, relativi all’anno 2009).
L’Europa supera il 50% della propria produzione elettrica con carbone e nucleare (la stessa Germania che ha una quota da rinnovabili simile all’Italia, 18%, arriva con carbone e nucleare al 66%, con solo il 13% da gas). L’Italia al contrario raggiunge il 50% con il solo gas che è trasportato nei gasdotti le cui infrastrutture rigide possono portare a situazioni più critiche di gestione rispetto ad altre soluzioni.
L’Italia dipende dunque dal gas e in questi giorni di temperature polari, il consumo del gas è cresciuto, si stima, di circa il 40% rispetto ai consumi dello scorso anno nello stesso periodo.
Il nostro paese, non essendo ricco di giacimenti, è costretto a importare il gas dai paesi esportatori che hanno, ciascuno, priorità e storie contingenti. A cominciare dalla Libia il cui approvvigionamento è ripreso appena in tempo per la stagione invernale. La Russia oggi ci fornisce meno gas poiché, per via delle temperature polari locali, cerca di dare priorità ai consumi interni nazionali.
Si spinge sulla Algeria, a cui si richiede di aumentare le forniture, e sul Nord Europa dove le regole di mercato stanno facendo lievitare, come previsto, i prezzi. A questo si aggiunge una nota legata ai problemi strutturali italiani, che vede i due rigassificatori, anche se per motivi differenti, sostanzialmente fermi.
L’AD di Eni, Paolo Scaroni, ha dichiarato che le famiglie non dovrebbero risentire degli aumenti che verranno sostenuti dall’azienda stessa, e non dovrebbero rimanere senza approvvigionamenti di gas poiché si potranno utilizzare gli stoccaggi nazionali di riserva gas
Penalizzabili invece, come confermato dal Comitato di emergenza riunito al ministero dello Sviluppo economico, le aziende “interrompibili”, cioè che per contratto accettano un'ipotetica interruzione di energia a fronte di benefici economici sulle tariffe. Infine per risparmiare gas a vantaggio delle utenze domestiche e salvaguardare quelle industriali, è già stato dato il via libera alla messa in esercizio delle centrali a olio combustibile (Piombino e Livorno, Porto Tolle e Montalto di Castro).
Complessivamente la situazione è sotto controllo e con il week end di questa settimana dovrebbe normalizzarsi. Le temperature saliranno, la neve si scioglierà e l’emergenza gas sarà archiviata.
Ma come prevenirla in futuro?
Il futuro energetico, per come previsto dalla International Energy Agency (IEA), non prefigura una riduzione dei consumi e, gli scenari elaborati forniscono indicazioni molto importanti che richiamano ad una forte coerenza nelle scelte di politica energetica. Due in particolare le riflessioni necessarie:
- Per perseguire una politica mirata alla riduzione delle fonti fossili - ipotizzando uno scenario in grado di contenere al 2035 la quota massima di anidride carbonica in atmosfera (450 ppm) -, sarebbe necessario aumentare la quota nucleare, poiché le fonti rinnovabili potranno arrivare a coprire circa un 25% del totale con una riduzione delle fossili fino al 60%.
- Se invece si vuole perseguire una politica di contenimento del nucleare a seguito degli eventi dello scorso anno, lo scenario analizzato porta inevitabilmente alla crescita della domanda di fonti fossili (e di conseguenza le emissioni di anidride carbonica e di sostanze inquinanti), ad alzare i prezzi, a rendere critica la gestione della sicurezza degli approvvigionamenti. Tale condizione sarebbe fortemente critica non solo per i paesi a economia debole, ma anche per tutti i paesi poveri di materie prime. Italia inclusa.
Gli studi e le analisi dell’Agenzia internazionale confermano che, ad oggi, non è possibile prevedere uno scenario al 2030-2035 in grado di ridurre contemporaneamente - rispetto alle quote attuali - le fonti fossili e il nucleare puntando solo sulle rinnovabili.
La conseguenza è presto detta. L’Italia non è un paese produttore di materie prime né mai lo potrà diventare. Il suo mix energetico, e in particolare quello elettrico, è dominato dal gas importato, staccandosi in modo significativo dalla media europea. Alta anche la quota di petrolio. Per motivi differenti è molto bassa la quota di carbone e nucleare. Nella media europea invece, la situazione complessiva per quanto riguarda le fonti rinnovabili.
Fino a quando la scelta energetica italiana sarà caratterizzata da questa combinazione è probabile che la situazione di questi giorni possa verificarsi nuovamente in futuro per ragioni non solo climatiche, ma anche economiche e /o politiche.
Per questo è necessario che le forze di governo siano in grado di promuovere politiche energetiche coerenti e di lungo periodo, ricostruendo un piano energetico nazionale in grado di sopravvivere alle alternanze dei governi, di salvaguardare la spesa delle famiglie e di contenere i costi della bolletta per la produzione industriale italiana, limitando la dipendenza del sistema paese dalle importazioni e garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.
Altrimenti il prossimo freddo potrà portarci ancora alla canna del gas. Ma nessuno potrà stupirsi.
* Dipartimento di Energia
Politecnico di Milano
* Dipartimento di Energia
Politecnico di Milano