L'Isis non muore, ma cambia pelle: diventa "segreta"
Agosto è iniziato con le immagini dei combattenti dello stato islamico in Afghanistan intenti a decapitare un talebano. La propaganda Isis tramite l'applicazione Telegram è di nuovo attiva e il tifo per i macellai pure. Ma l'Isis sembra pronto a rinascere dalle sue ceneri anche in Iraq e l'Onu lancia l'allarme: si sta riorganizzando in cellule segrete.
Agosto è iniziato con le immagini dei combattenti dello stato islamico in Afghanistan intenti a decapitare un talebano. Tra gli spettatori, un gruppo di ragazzini che applaudivano. Secondo il Middle East Media Research Institute, ad assistere c'è anche un bambino armato. La propaganda Isis tramite l'applicazione Telegram è di nuovo attiva. E il tifo per i macellai pure.
Nonostante quest'anno abbia perso il suo califfato in Siria e Iraq, il gruppo islamico è già visto come la maggiore minaccia per l'Afghanistan rispetto ai talebani. I terroristi stanno espandendo ancora l'impronta del comando attraverso le montagne nord-orientali del paese, mentre reclutano nuovi combattenti e complottano attentati contro gli Stati Uniti e altri paesi occidentali. E' quello che riferiscono i funzionari della sicurezza degli Stati Uniti e dell'Afghanistan.
Ma l'Isis sembra pronto a rinascere dalle sue ceneri anche in Iraq. Circa alcune settimane fa, infatti, l'intelligence militare irachena raccontava di aver sventato un gigantesco complotto terroristico contro la regione del Kurdistan, Basra e la regione del Kurdistan. Secondo il ministero della Difesa Iracheno le cellule dell'organizzazione terroristiche islamica non hanno, attualmente, la forza di conquistare città. Eppure il ricorso alla guerriglia e ai piccoli attentati terroristici potrebbe risultare la strategia a lungo termine di successo: terrore utile a non essere ostacolati.
Anche il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha confermato la presenza di terroristi nei territori che erano del califfato. Sarebbero circa 10 mila i combattenti dell’organizzazione di Al-Baghdadi. E negli ultimi otto mesi, almeno mille jihadisti nascosti in Siria avrebbero varcato il confine con l’Iraq, alimentando le file locali dell’Isis.
Una volta l'Isis controllava 88.000 km quadrati (34.000 miglia quadrate) di territorio che si estendeva dalla Siria occidentale all'Iraq orientale. Ha imposto la sua regola efferata a quasi otto milioni di persone, generando miliardi di dollari di entrate da petrolio, estorsioni, rapine e rapimenti.
In Iraq, secondo un rapporto Onu firmato dal Consiglio di sicurezza e pubblicato a febbraio, il gruppo jihadista si è già "sostanzialmente evoluto in una rete segreta" ."È in una fase di transizione, adattamento e consolidamento. Sta organizzando le cellule a livello provinciale, replicando le principali funzioni di leadership", ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
I militanti Isis sono, infatti, ancora attivi nelle aree rurali con terreni remoti e accidentati che offrono loro la libertà di muoversi e pianificare gli attacchi. Si parla dei deserti delle province di Anbar e Ninive e le montagne che fiancheggiano le province di Kirkuk, Salah al-Din e Diyala.
Le cellule "sembrano pianificare attività che minano l'autorità del governo, creano un'atmosfera di illegalità, sabotano la riconciliazione sociale e aumentano i costi di ricostruzione e antiterrorismo", scrive Guterres. Attività che contemplano rapimenti per riscatto, omicidi mirati di leader locali e attacchi contro servizi pubblici.
L'Isis ha subito perdite sostanziali, ma Guterres ha dichiarato di essere ancora in grado di controllare tra i 14000 e i 18000 militanti in Iraq e Siria, compresi circa 3.000 stranieri. L'inviato speciale degli Stati Uniti alla coalizione globale per sconfiggere l'Isis, James Jeffrey, ha dichiarato a metà marzo che a Washington erano convinti che ci fossero ancora tra i 15.000 e i 20.000 "aderenti armati attivi" nella regione, molti dei quali nelle celle dormienti.
Ma è il monito persino delle Nazione Unite a terrorizzare adesso anche l'Europa. Un rapporto del consiglio di sicurezza appena pubblicato dipinge un quadro preoccupante dell'organizzazione terroristica, che starebbe vivendo semplicemente un momento di pausa prima di un attentato entro la fine dell'anno in Occidente. "Le loro prospettive future saranno di interesse internazionale per il prossimo futuro", affermano gli onusiani. "Alcuni potrebbero unirsi ad al-Qaida o ad altre sigle terroristiche. Alcuni diventeranno leader o radicalizzatori".
Anche perché, come già documentato, i governi europei non sono stati troppo efficienti nella gestione degli ex combattenti e dei jihadisti fuori dai radar. Secondo il rapporto, l'Isis ha ancora le risorse per finanziare cellule più o meno dormienti, imam e predicatori e lupi solitari. Ha accesso a una cifra che va dai 50 ai 300 milioni di dollari rimanenti delle entrate del califfato, e sta usando la propaganda per mantenere la reputazione del gruppo come il principale marchio terroristico globale - il "califfato virtuale". D’altronde il sedicente Stato islamico nei momenti di gloria ha raccolto anche 1 milione di dollari al giorno – come riferito dai funzionari della sicurezza irachena.
"Quando avrà il tempo e lo spazio per reinvestire in una capacità operativa esterna, Isis dirigerà e faciliterà gli attacchi internazionali oltre agli attacchi ispirati all'Isis che continuano a verificarsi in molte località del mondo. [...] L'attuale abbattimento di tali attacchi, pertanto, potrebbe non durare a lungo, forse nemmeno fino alla fine del 2019", si legge ancora nel rapporto. Il timore è non soltanto che costoro possano continuare a rappresentare un problema in quanto mine vaganti, nel frattempo, indottrinate e radicalizzate meglio di quanto già non lo fossero al momento della partenza. Ma si teme che le simpatie al sunnismo possano portare, nel breve termine, a sfruttare i vuoti circa la sicurezza. Un problema serio per l’Europa. Troppi gli imam attivi per le nostre metropoli intenti a predicare il jihad. Troppi i pericoli insidiati nella mala gestione della de-radicalizzazione nelle carceri dovuta, probabilmente, alla mancata istituzione di prigioni speciali per i terroristi islamici. Sostituite da sedute di psichiatria.