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APPROPRIAZIONE INDEBITA

L'Irlanda è ancora cattolica?

Un’importante indagine sulle opinioni dei cattolici irlandesi rivela una forte divergenza rispetto agli insegnamenti riguardanti questioni come l’etica sessuale, il celibato, l’ordinazione delle donne e l’omosessualità.

 

L’Irlanda è ancora cattolica? Questa è la domanda che ci si pone in seguito alla pubblicazione il 12 aprile a Dublino di un’importante indagine sulle opinioni dei cattolici irlandesi moderni.
L’indagine rivela che la maggior parte di essi possiede opinioni sull’etica sessuale, sul celibato, sull’ordinazione delle donne, sull’omosessualità e su molte altre questioni in contrasto rispetto agli attuali insegnamenti della Chiesa cattolica.

In risposta alla scarsità di preti, l’87% dei cattolici irlandesi afferma che ai preti dovrebbe essere permesso il matrimonio, il 77% appoggia l’ordinazione delle donne e il 72% è d’accordo con l’ordinazione di uomini adulti sposati.
Dato ancora più significativo è che il 75% sostiene che la dottrina della Chiesa cattolica sulla sessualità non sia rilevante nelle loro vite o in quelle delle loro famiglie. Il 25% afferma che tali insegnamenti siano rilevanti per i praticanti abituali o per gli individui di età superiore ai 55 anni.

Uno schiacciante 87% ritiene che ai cattolici separati o divorziati che vivono una seconda relazione fissa, dovrebbe essere concesso il ricevimento della comunione durante la messa.
È stato rilevato un disaccordo considerevole circa il precetto della Chiesa cattolica secondo il quale qualunque manifestazione di amore tra le coppie gay sia da considerarsi immorale: il 61% non è d’accordo, il 18% è d’accordo, mentre il 21% non ha espresso un’opinione.

Allo stesso tempo, tuttavia, la maggior parte dei cattolici irlandesi ritiene che la Chiesa debba parlare apertamente di questioni attuali che interessano la nazione: l’80% afferma che dovrebbe occuparsi delle questioni sociali, il 63% dei problemi economici e il 54% del cambiamento climatico.  Inoltre, la maggioranza (il 56%) considera importante il fatto che il Congresso Eucaristico Internazionale si terrà a Dublino. Ritengono questo evento come un’opportunità, primo, per il rinnovo della loro fede e, secondo, per poter mettere in mostra l’Irlanda di fronte al resto del mondo.

Quasi i due terzi dei cattolici irlandesi hanno riferito ai ricercatori che desiderano più influenza nella scelta dei vescovi, mentre il 55% ritiene che un vescovo dovrebbe prestare servizio per un tempo determinato. Il 57% circa afferma che la loro Chiesa sia “dipendente da Roma”, mentre il 12% sostiene che essa conservi ancora “un po’ d’indipendenza”.

Alla domanda se i capi della Chiesa cattolica irlandese, compresi i vescovi, si rendano conto delle sfide affrontate dai cattolici irlandesi, gli intervistati si sono suddivisi equamente: il 46% (di questi i cinquantacinquenni partecipa alla messa una volta a settimana) ha risposto sì, il 45% ha risposto "no".
Il 42% circa appoggia l’idea che alle Chiese cattoliche locali sia consentito a livello nazionale lo sviluppo della propria liturgia secondo le linee guida specifiche di Roma, il 23% si oppone a questa proposta, mentre il 35% non sa. Molti esprimono dei dubbi circa il nuovo linguaggio utilizzato nel nuovo Messale, mentre il 35% considerava la vecchia versione del Messale più “accessibile”.

L’indagine è stata commissionata dall’Associazione dei Preti Cattolici (ACP) in Irlanda (820 su 3.400 preti della nazione sono membri dell’ACP).
Lo scopo era di valutare le opinioni di circa 4,5 milioni di cattolici provenienti da tutta l’Irlanda (nord e sud) relative ai cambiamenti strutturali della Chiesa e all’importanza dei suoi insegnamenti moderni negli ambiti principali della vita quotidiana.

Essa ha inoltre cercato di valutare l’opinione dei cattolici irlandesi sulla liturgia, in particolare sulla nuova traduzione del Messale, e sul Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà a Dublino a giugno.
È stato identificato un consistente campione di 1.000 cattolici e sono stati tenuti in considerazione fattori come il genere, l’età, la classe sociale, la regione e la frequenza di partecipazione alla messa.
La frequentazione della messa ha rappresentato un fattore fondamentale nell’indagine. Tra i 1.000 cattolici intervistati, il 35% si reca a messa almeno una volta a settimana; il 36% qualche volta all’anno; il 27% meno spesso (principalmente in occasioni celebrative o religiose), mentre il 5% non ha mai assistito ad una messa. Sono stati intervistati solo coloro che si sono definiti cattolici. Il campione considera un margine di errore pari a +/- 3,1%.

Da Vatican Insider del 12 aprile 2012