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IL CASO DELLA SCUOLA SVIZZERA

L'ipocrisia sui disabili "esclusi" dalla scuola

Il ministro dell'Istruzione e il sindaco di Milano si stracciano le vesti per la decisione della scuola svizzera di sconsigliare l'accesso ai ragazzi con disabilità. Ma è una doppia ipocrisia. La prima: siamo passati dal mito delle pari opportunità alla pretesa delle pari capacità, nel tentativo di cancellare le differenze che invece ognuno di noi ha. La seconda: ci si scandalizza per un disabile discriminato, ma non lo si fa per le diagnosi pre natale in cui gli stessi vengono scartati perché non "perfetti" e abortiti senza alcuno strepito istituzionale.

Editoriali 01_08_2017
Il ministro Fedeli

Nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e il sindaco di Milano Beppe Sala si sono scandalizzati per una notizia che riguarda la scuola svizzera di Milano. Si è scoperto che l’istituto, con oltre cento anni di vita non accetta studenti disabili. Per la verità questo è il titolo che ne hanno dato i giornali. In realtà se si va a guardare meglio lo statuto della scuola e il suo relativo piano dell’offerta formativa, quello relativo a certe forme di disabilità, quali dislessia e disgrafia o anche diverse sindromi, è semplicemente un consiglio rivolto ai genitori: “La nostra è una scuola impegnativa, si parla tedesco e si studiano altre tre lingue. noi informiamo le famiglie di quali sono le difficoltà, diciamo prima che si tratta di un percorso non semplice. Ma accogliamo tutti”, ha spiegato il legale della scuola investita dalla polemica.

Ma il ministro Fedeli non ha voluto sentire ragioni tanto che, invocando la legge sull’inclusione scolastica che nel 1977 ha cancellato gli squilibri di accesso per classi differenziali, ha persino paventato di ricorrere alla magistratura per sanzionare la scuola. Ancora più “arrabbiato” il primo cittadino, che in un tweet ha detto che “non è questa la Milano che vogliamo”. E' intervenuto persino l'ambasciatore svizzero in Italia e la notiza ha avuto una vasta eco anche nel Paese. Alla fine la scuola ha dovuto cambiare la frase approvata dal consiglio e inserita nel Pof in cui sconsigliava l'accesso ai ragazzi con dislessia, discalculia, Adhs, Sindrome di Asperger, autismo, e disturbi comportamentali poiché "molto impegnativa e multilingue".

Per la verità c’è un aspetto che dovrebbe far impensierire ed è il fatto che l’istituto non sia dotato di ascensore per i portatori di handicap motori. E’ questo il vero scandalo se si pensa che gli ascensori sono una prerogativa obbligatoria quando si parla di edifici pubblici o privati a uso pubblico. L’ascensore è una pari opportunità, un programma scolastico più o meno impegnativo è un’altra cosa. Si chiama varietà dell’insegnamento e dell'apprendimento.  

L’oggetto del contendere, ascensore a parte, è stata la presunta discriminazione nei confronti degli alunni disabili. Per la verità la scuola, giustificandosi, ha detto che attualmente la frequentano in 320 ragazzi, due dei quali sono uno disgrafico e l’altro lievemente autistico. Dunque, perché tanto strepito?

Forse perché dall’ossessione per le pari opportunità siamo passati all'ideologia delle pari capacità, che è cosa ben diversa. E’ forse uno scandalo che esista una scuola impegnativa? Sembra di sì, perché la rivoluzione sessantottina ci ha abituato al livellamento in basso delle prestazioni, a minimalizzare il sapere, abbassando tutti allo stesso livello di risultato anche se non tutti sono allo stesso livello di comprensione.

Per chi ha famigliarità con i genitori di bambini disabili, o anche solo che a scuola hanno difficoltà di apprendimento, sa che l’aiuto può arrivare da sostegni in grado di aiutare il ragazzo a raggiungere un livello di preparazione ottimane che da solo non potrebbe ottenere. Non è quello di arrivare alla pari degli altri, come competenze e resa nei risultati. Non è discriminazione, ma la presa d’atto che ognuno di noi è diverso e in questa diversità ci stanno anche le differenze di comprensione e di resa nello studio.

Non era uno scandalo ieri, non dovrebbe esserlo oggi con i ragazzi iperstimolati in tutto. Invece il ragionamento della Fedeli, che accusa la scuola svizzera di essere classista e vecchia, è forse più vecchio perché figlio della logica del 6 politico con la quale è cresciuta la sua generazione. Così facendo però abbiamo creato scuole ghetto dove i bravi vengono umiliati e poco valorizzati e i meno bravi vengono illusi di poter raggiungere risultati che non corrispondono alla reale capacità.

Nella scuola di oggi, ma anche in altri campi, non si accetta la diversità della persona, si vorrebbe uniformare tutti allo stesso livello ed è questo uno dei risultati ai quali mira la cultura gender, che abbattendo le differenze sessuali vorrebbe l’essere umano come pezzo intercambiabile dell’altro. Invece la diversità dell’uomo dal suo simile è la specificità della sua unicità e della sua irripetibilità. Non è un caso che il ragionamento della Fedeli sui ragazzi disabili “esclusi” dalla scuola svizzera venga fatto da un esponente politico di una Sinistra diventata ormai massimalista e radicale.

La stessa Sinistra che considera l’aborto un traguardo di civiltà. Eppure non si sono mai levati gli alti lai della Fedeli e del sindaco Sala per il diffondersi delle diagnosi pre natali con le quali si sta sistematicamente preparando una società di umani “perfetti” senza difetti e senza handicap. Oggi con accurati esami diagnostici si può decidere di abortire non appena si riscontra una patologia fetale o una sindrome. I feti affetti da sindrome di Down stanno lentamente scomparendo in alcuni Paesi d’Europa, proprio perché le diagnosi pre natali sono fatte per indurre le donne ad abortire. Non è questa una delle più grandi discriminazioni che si possano fare per i disabili? Non è forse questo il vero scandalo di fronte al quale gridare tutto il proprio sconcerto?

Oggi essere disabili significa essere scampato alla mannaia dell’aborto selettivo, è curioso che il governo si stracci le vesti perché ad alcuni disabili viene sconsigliata una scuola piuttosto che un’altra mentre per quegli stessi disabili, se fossero stati eliminati prima di vedere la luce, nessuno avrebbe alzato un dito. Sembra quasi che in entrambi i casi non si voglia accettare la disabilità: nel primo caso estirpandola alla radice, nel secondo caso pretendendo che essa non esista nella differenza con gli altri.

I disabili avrebbero bisogno che il governo investisse di più sugli insegnanti di sostegno che nelle scuole paritarie spesso devono pagare gli stessi genitori con gravi sacrifici, ma questo è uno scandalo che non interessa o se interessa “ci dispiace, ma non abbiamo più i fondi”. Bisognerebbe aiutare loro e loro famiglie a fare un percorso unico e irripetibile nel cammino meraviglioso della vita raggiungendo la vetta della montagna con tempi e modi personali non meno creativi. Non hanno bisogno di essere umiliati con slogan che inducono a pensare che possono scalare la montagna anche quando il percorso è inaccessibile. Glielo dovremmo se non altro per rispetto verso il dolore nella dignità che quotidianamente vivono.