L'intervento in Senato di Carlo Giovanardi
Il senatore Carlo Giovanardi difende la legge che porta il suo nome e che, fino a febbraio, regolava l'uso e lo spaccio di droga. Contrariamente ai luoghi comuni, non si trattava di una legge liberticida e non ha riempito le carceri di drogati.
Signor Presidente, il dibattito è stato molto ricco e articolato. Vorrei rispondere ai senatori intervenuti, concentrandomi su alcuni punti. Per quanto riguarda i tempi e le modalità d'intervento del Parlamento rispetto alla sentenza della Corte costituzionale, ricordo, con un'operazione verità, che ha incidenza anche sui nostri lavori attuali e futuri, che nel 2006 il disegno di legge era stato discusso in Commissione giustizia del Senato per 18 mesi e 15 sedute di approfondimento. Era poi stato discusso a Palermo, alla Conferenza nazionale della droga, per tre giorni da mille operatori. Ci sono poi colleghi che continuano a parlare delle Olimpiadi di Torino; ero allora Ministro dei rapporti con il Parlamento e posso dire che il decreto legge venne approvato in Consiglio dei ministri con norme sulle tossicodipendenze sin dall'inizio, con la famosa ex Cirielli che gli operatori avevano chiesto di togliere per la recidiva e per non incrudelire contro i piccoli spacciatori o i tossicodipendenti.
Ricordo poi che nel corso di un colloquio al Quirinale con il presidente Ciampi, assieme al Presidente del Consiglio e a Gianni Letta, chiedemmo al Capo dello Stato - come si può verificare dagli atti dal momento che era un incontro ufficiale - di non buttare nel cestino due anni di lavoro parlamentare ed utilizzare quel decreto-legge e la legge di conversione per rendere effettiva la normativa in quella legislatura, prima dello scioglimento. Mi soffermo su questo punto perché quando la Corte ha parlato di un lavoro affrettato, ricordo, rivolgendomi ai colleghi anche per il futuro, che invece questa normativa che prende il posto dell'altra, fra Commissione e Aula, venne discussa in Senato per cinque ore. Ci sono state quindi cinque ore di tempo per discutere e approfondire una tematica all'interno di un decreto-legge che ritengo finirà con la fiducia esattamente come otto anni fa.
Credo che questo imponga una riflessione sui tempi, i modi, i rapporti tra Parlamento e Corte costituzionale e le modalità con le quali noi, autonomamente, riteniamo di legiferare. Ritengo infatti che sia giusto, anche in questa occasione, essere intervenuti con un decreto-legge perché il vuoto normativo andava assolutamente colmato con i meccanismi che la procedura ci mette a disposizione.
Vorrei quindi dire al senatore Lumia che ha ragione quando dice che dobbiamo uscire dal dato ideologico. Dobbiamo riferirci alla realtà per quella che è e, su tale base, se possibile, cercare di migliorare e affinare la normativa.
Vorrei allora ricordare i dati. Gli ingressi in carcere per la violazione della legge sulla droga sono drasticamente diminuiti dal 2006 in avanti; siamo infatti passati da 28.000 a 21.000. Gli ingressi annuali in carcere di soggetti con problemi di droga sono scesi da 24.000 a 18.000, registrando quindi 6.000 unità in meno. I decessi per droga sono diminuiti da circa 600 l'anno a meno di 400. C'è stata quindi una progressiva diminuzione.
Si può fare di meglio? Assolutamente sì. Quando però si parla di fallimento mondiale o italiano della legge sulla tossicodipendenze, vorrei ricordare che a Washington, con l'Amministrazione di Obama, ho firmato un Trattato italo-statunitense per contrastare le tossicodipendenze, con l'ambizione statunitense di arrivare ad introdurre una normativa come la nostra, che ha depenalizzato completamente il consumo personale.
In quasi tutti gli Stati degli Stati Uniti, infatti, si va ancora in galera se si viene trovati con uno spinello in tasca. Loro quindi ritenevano di muoversi nella nostra direzione, cioè nella direzione della depenalizzazione per il consumatore considerandolo un malato.
Prima di parlare di fallimento, inoltre, vorrei ricordare che in Italia abbiamo lo 0,1% di popolazione che ha problemi cronici con la droga. Ciò vuol dire che il 99,9% degli italiani non hanno problemi cronici con la droga. È vero che il 3-4% degli italiani ha avuto un contatto con la droga almeno una volta nella vita, ma questo vuol dire che il 96% degli italiani non ha mai avuto contatto con la droga.
Il problema ora è vedere se questa, che viene definito un fallimento, non sia invece una politica mondiale e nazionale che ha consentito di tenere sotto controllo un problema devastante per gli effetti che ha sulla popolazione.
È stata ricordata la storia della cannabis. Ebbene, è dopo le vicende della Guerra dell'oppio in Cina, quando gli occidentali imposero ai cinesi il consumo della droga ed un intero continente venne massacrato, che la comunità internazionale prese atto dei disastri che la droga produceva ed ha cominciato a lavorare per togliere questo flagello. In realtà, è dal 1908.
Ricordo poi, come dico sempre ai ragazzi, che non tutti sono tolleranti come in Italia, dove il consumo personale è totalmente depenalizzato. A Singapore, per chi viene trovato con un grammo di droga c'è la pena di morte e viene applicata. (Commenti del senatore Airola). Ugualmente severe sono le pene per la detenzione di droga a Malindi o alle Seychelles. Quando si va in vacanza, bisogna dire: ragazzi state attenti, perché nei tre quarti del mondo in cui girate, se venite trovati in possesso di droga rischiate di avere guai seri e di passare la vostra vita in carcere.
Bisogna cioè capire che nella comunità internazionale ci sono Paesi con esperienze storiche come quella della Cina che, avendo storicamente pagato prezzi durissimi proprio alla commercializzazione della droga - un po' come sta succedendo oggi a Wall Street, dove le grandi compagnie si stanno buttando sul mercato della cannabis per cercare di incrementare il consumo - sono molto molto severi nell'affrontare questa tematica.
Questi sono i dati. Quando sento dire del decreto di Torino sulla tossicodipendenza, basta andare a leggere il decreto iniziale e ci si accorge che era in tema di tossicodipendenze. Quando si parla di dati, basta andare a leggere i dati non miei, ma del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per svolgere una discussione laica su un problema laico che va affrontato - e anche qui mi rivolgo al senatore Lumia - senza visioni proibizioniste o antiproibizioniste.
Proprio perché si parla laicamente, ricordo poi al senatore Gasparri - adesso non è in Aula, ma leggerà il mio intervento - che sulle cose bisogna lavorarci. Lui ha citato i colleghi Pagano e Roccella alla Camera perché Forza Italia alla Camera non c'era: non si è presentato un deputato di Forza Italia in Commissione, anzi, con Galan e con altri esponenti importanti del partito, come Capezzone, è addirittura per la liberalizzazione della droga, che sostengono pubblicamente. Cosa che personalmente contrasto con tutte le forze.
Poiché parliamo di contenuti, sto al prodotto normativo che oggi voteremo e che condivido. A me dispiace che qualcuno voglia polemizzare dicendo: ma come fa Giovanardi a condividere una norma che sostituisce la sua legge? Pazienza, non si chiamerà più legge Fini-Giovanardi, ma per certi aspetti si chiamerà ancora Giovanardi, perché tutti gli istituti, la filosofia giuridica e l'approccio al problema della droga contenuti in quella legge sono stati trasfusi in questa. Vogliamo ricapitolare? È stato confermato che il drogato è una vittima che va recuperata ed aiutata? Sì, abbiamo di nuovo sancito la totale depenalizzazione. Abbiamo stabilito che tuttavia il tossicodipendente può essere pericoloso per sé e per gli altri? Gli incidenti stradali sono il segno più emblematico di questa pericolosità. Qualcuno ha detto che la cannabis non fa male. Ebbene, a parte i ricoveri di decine di ragazzi per lo spinello arricchito di oggi, basta parlare con le vittime degli incidenti stradali provocati da persone che erano alla guida sotto l'effetto della cannabis per rendersi conto della pericolosità di questa sostanza.
Allora che cosa abbiamo fatto in questa legge? Abbiamo ribadito che in quelle condizioni viene ritirata la patente e viene ritirato anche il porto d'armi, perché non si è in grado di realizzare cosa stia accadendo. Qualcuno ha ricordato mi avvio verso la conclusione - il caso Meredith Kerchner: in quel caso Raffaele Sollecito e Amanda Knox erano totalmente fuori dalla realtà, non sapendo neanche loro cosa hanno fatto quella notte, perché erano totalmente in preda alla droga.
Abbiamo ribadito la depenalizzazione per i consumatori, le sanzioni amministrative e le sanzioni penali Caliendo, che sono state confermate sia per il grande che per il lieve spaccio, perché c'è ancora l'arresto in flagranza, ma abbiamo detto e ribadito che il tossicodipendente, anche se spacciatore, anche se ruba e borseggia, non deve stare in carcere, ma in comunità a curarsi.
Abbiamo ribadito che fino a sei anni di pena c'è la possibilità di non entrare nel circuito penitenziario, mentre se la pena va dai sei mesi ai quattro anni è giusto che chi viene arrestato, invece di stare in carcere, vada direttamente agli arresti domiciliari: si parla di lieve entità. Se invece uno va davanti ad una scuola o dà le droghe ai minorenni o il reato non è di lieve entità, perché il magistrato ritiene che non sia tale, è giusto che la pena sia maggiore.
Come vedete, il quadro complessivo mi consente di sostenere questo testo come relatore e anche di votarlo con convinzione, perché mi sembra che si sia trovato un equilibrio. Rimane - ma il Governo ha accolto un ordine del giorno in Commissione - un problema tecnico scientifico e sanitario, cioè quello di valutare se la cannabis arricchita, non quella di una volta, ma quella che ha effetti micidiali, perché è paragonabile a quella sintetica (che è stata giustamente messa in tabella 1) debba essere ugualmente inserita, perché di pari pericolosità, in tabella 1: è una valutazione che demandiamo al Ministero della sanità, perché scientifica e non politica.
*Senatore Nuovo Centrodestra