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L'ANTIDOTO

L'INSOSPETTABILE SPADOLINI

Così si esprimeva, a proposito dell’Unità d’Italia, il politico della Prima Repubblica esponente del laicissimo Partito Repubblicano: «L’istruzione era stata ormai quasi completamente laicizzata; i collegi e i convitti ecclesiastici soppressi... La religione cacciata dalle aule...».

L'antidoto 30_07_2011
Spadolini
A proposito dell’Unità d’Italia, particolarmente significativa è la voce di un insospettabile, Giovanni Spadolini, politico di spicco della Prima Repubblica (una volta premier e più volte ministro) ed esponente del laicissimo Partito Repubblicano Italiano: «L’istruzione media e superiore era stata ormai quasi completamente laicizzata; i collegi e i convitti ecclesiastici soppressi a vantaggio degli istituti civili, delle scuole di Stato; la religione cacciata dalle aule, e la storia, le scienze, la cultura umanistica improntate alle pregiudiziali laiche e liberali; (…) le facoltà di teologia nelle università (…) liquidate e distrutte; gran parte degli ordini dediti all’istruzione e all’educazione spogliati dei loro beni, svuotati dei loro privilegi, privati delle loro funzioni, alcuni dispersi con la forza; (…) l’esenzione dei chierici dalla leva eliminata, la vita delle superstiti comunità spesso intralciata e disturbata dall’autorità di polizia, i rapporti tra clero e laicato ostacolati e spesso impediti, l’influenza della Massoneria in aumento, e specie nel campo della gioventù colta» (L’opposizione cattolica, Mondadori 1994, pp. 54-55).

Chissà perché coloro che accusano gli storici revisionisti di parte cattolica di «mancanza di pacatezza» non hanno mai usato lo stesso criterio con lo storico principe del lamalfiano partito dell’edera… Nella stessa opera l’intellettuale fiorentino firma un altro passaggio che merita di essere riportato: «Non si valuterà mai l’importanza che ebbe, nella storia del cattolicesimo in Italia, la distinzione netta e precisa del clero dal laicato cattolico (…). Il segreto della forza futura del movimento cattolico sta tutto qui: in questa coscienza che i laici assumono dei loro doveri, delle loro funzioni, degli scopi cui li chiama la parola del Papa, in questo senso di autonomia organizzativa e programmatica che, senza scalfire la dipendenza gerarchica, ne stimola, ne alimenta, ne arricchisce gli slanci realizzatori e la passione di opere» (p. 64). Ultima chicca: «All’Opera dei Congressi dedicano scarsa attenzione anche le opere di divulgazione storica in uso nei seminari» (p. 73, nota 2).