L'insabbiamento dell'origine del Covid-19 è il vero complotto
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Il virus Sars-Cov2, il responsabile del Covid-19, è naturale o artificiale? Naturale, hanno detto tutti i maggiori scienziati, nel 2020. Artificiale, dicono ora. Eppure sapevano già allora
Il virus Sars-Cov2, il responsabile del Covid-19, è naturale o artificiale? Naturale, hanno detto tutti i maggiori scienziati, nei due anni di pandemia. Artificiale, dicono ora, anche gli stessi scienziati. Il punto è che, passando il tempo, diminuiscono le prove a favore della tesi della trasmissione naturale e crescono quelle della fuga da un laboratorio di un virus geneticamente modificato. Però perché escludere tassativamente questa seconda ipotesi, quando, dalle comunicazioni fra scienziati, ora sappiamo anche che la comunità scientifica, ne fosse già quasi del tutto convinta nel 2020?
Per rispondere alla domanda del secolo, Jeff Smith, direttore del Centro Studi Asiatici della Heritage Foundation, ha fatto varie ipotesi. Prima di tutto smonta quel che resta della teoria della trasmissione naturale: i possibili animali che avrebbero fatto da veicolo all’infezione dal pipistrello all’uomo non sono mai stati trovati. In quattro anni di ricerche, non sappiamo ancora cosa sia l’anello di congiunzione. E i maggiori indiziati, come il pangolino, vivono in habitat a centinaia di chilometri da Wuhan.
Le prove crescono sempre, invece, per la tesi che appariva da subito più evidente: che fosse una fuga dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan, esattamente nel ground zero della pandemia. Non era un semplice “biolaboratorio”, ma un centro studi in cui venivano condotti esperimenti di guadagno di funzione sui virus, per renderli contagiosi per l’uomo e trovare una cura. Il tutto in un ambiente ben poco sicuro: « Le autorità statunitensi hanno visitato il WIV e hanno scoperto che i protocolli di sicurezza erano assolutamente inadeguati». Eppure, nonostante i divieti, sono state delocalizzate a Wuhan anche ricerche sui virus: «Il governo statunitense ha vietato i finanziamenti per la ricerca sul guadagno di funzioni nel 2014. Tuttavia, le agenzie statunitensi hanno continuato a finanziare questa pericolosa ricerca presso il WIV, anche prima che la moratoria fosse ufficialmente revocata nel dicembre 2017».
La Cina non ha mai cooperato con le indagini sull’origine del virus, né durante la pandemia, né dopo. «Ad aumentare il mistero – scrive Smith - pochi mesi prima dell’epidemia riconosciuta nel dicembre 2019, “diversi ricercatori all'interno del WIV si sono ammalati”. Il WIV ha cambiato i suoi protocolli di sicurezza, ha ordinato un nuovo costoso inceneritore d’aria e un sistema di ventilazione e, nel cuore della notte, ha misteriosamente eliminato un database online di 22mila campioni di virus dei pipistrelli». Inoltre, la Cina è stata la prima a produrre un vaccino a tempo record, ma: «… questo vaccino misterioso è stato creato da uno scienziato militare cinese. Invece di essere acclamato come un eroe per aver creato un vaccino con una rapidità inverosimile, Zhou Yusen è morto in modo sospetto mesi dopo ed è stato praticamente cancellato dalle cronache dal Partito Comunista Cinese. Almeno un rapporto ha affermato che è “caduto” dal tetto dell’Istituto di Virologia di Wuhan».
Ad essere complice di questo silenzio è anche l’ambiente scientifico occidentale, americano in particolare. Recentemente sono emersi documenti sulla proposta di condurre esperimenti di guadagno di funzione un anno prima dell’inizio della pandemia. Il Pentagono ha declinato l’offerta e non ha finanziato il programma, chiamato Defuse. Il proponente era Peter Daszak, zoologo, presidente della Eco Health Alliance. Ebbene, il virus diffusosi in tutto il mondo, a partire da Wuhan, ha le stesse caratteristiche di quello che il programma Defuse avrebbe dovuto produrre. La ricerca, rifiutata negli Usa, è stata “delocalizzata” a Wuhan, dove si fanno meno scrupoli? Si tratta, a questo punto, di una possibilità concreta.
Quel che si sa, per certo ormai, è che gran parte degli scienziati coinvolti nel dibattito del 2020, abbia repentinamente cambiato idea sulle origini del virus. Stando alle loro stesse email, ormai pubbliche, erano convinti e terrorizzati all’idea di una fuga da laboratorio. Ma nel giro di un paio di giorni, e dopo essersi consultati con Antony Fauci (allora consigliere del presidente Trump per la lotta alla pandemia) hanno sostenuto la tesi della trasmissione naturale in pubblico, screditando chiunque la pensasse diversamente. C’è stata, insomma, un’operazione di insabbiamento. Uno dei più acerrimi nemici della tesi della fuga da laboratorio è sempre stato Peter Daszak. Poi è stato inserito nella commissione dell’Oms per la ricerca delle origini del Covid.
Non abbiamo ancora una risposta definitiva sull’origine del Covid. Ma abbiamo sempre più prove che non fosse naturale. Ma soprattutto abbiamo ormai quasi la certezza che l’origine sia stata insabbiata, non solo dal regime cinese. Evidentemente erano troppi gli interessi in gioco. E in un periodo di elezioni, quale era il 2020, anche la politica è entrata a gamba tesa contro la ricerca della verità: sostenere la tesi della fuga dal laboratorio di Wuhan sarebbe stato un punto a favore di Donald Trump, che da subito aveva additato la responsabilità della Cina. Invece allora gli diedero del razzista.