L'impossibile normalità dello Ior
La nomina del nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, è stata accompagnata da polemiche per la sua posizione al vertice di un'azienda navale che partecipa alla costruzione di navi militari. Ma vista la situazione, non sarebbe meglio chiudere lo Ior e soddisfare le esigenze per cui è nato con altri strumenti bancari?
E se il prossimo Papa decidesse di chiudere lo Ior? Non sarebbe una brutta idea visto che l’Istituto per le Opere di Religione pare proprio destinato a creare più polemiche e brutta letteratura per la Santa Sede che non vantaggi per la presenza delle opere cattoliche nel mondo.
Così anche la nomina del nuovo presidente, dopo quasi nove mesi di “vacanza” della posizione, non ha fatto eccezione. Prima la fuga di notizie che il 14 febbraio dava per certa la nomina del banchiere belga Bernard De Cort, non confermata dalla sala Stampa vaticana; poi il 15 l’indicazione ufficiale del nuovo presidente, Ernst von Freyberg, avvocato tedesco con formazione finanziaria, membro dei Cavalieri di Malta e co-presidente dell’Associazione per il pellegrinaggio a Lourdes dell’Arcidiocesi di Berlino. Sembrerebbe un curriculum tranquillizzante, e invece no, perché scoppia la polemica in quanto von Freyberg è anche presidente dei cantieri navali Blohm-Voss Group di Amburgo, che costruivano navi da guerra, ma secondo alcune fonti giornalistiche lo fanno ancora. Ci vuole qualche ora di dichiarazioni anche contraddittorie prima che padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, chiarisca alla fine che “l’attività fondamentale del gruppo è nella trasformazione e riparazione delle navi da crociera , nell'attività per l'industria che opera in alto mare, nella costruzione di yacht. Attualmente fa anche parte di un Consorzio che costruisce quattro fregate per la marina tedesca".
Costruire armi non è un peccato, ma si sa che nel mondo moderno i comandamenti sono altri, e inevitabile la polemica tiene banco; anche perché invece di spiegare la posizione della Chiesa in fatto di faccende militari (si può tranquillamente essere bravi generali e bravi cristiani, figurarsi se non si può essere bravi cristiani costruendo navi militari) si cerca dapprima di giustificarsi cercando di nascondere la realtà.
E pensare che stavolta, per evitare polemiche e guerre interne, ci si era affidati a una società esterna di consulenza, la Spencer e Stuart, per vagliare tutti i possibili candidati. Una rosa di 40 persone, poi via via scesi a sei e infine a tre, da cui la Commissione cardinalizia ha scelto e “il Papa – ha detto padre Lombardi – ha espresso pieno consenso”. Anche perché se chiedevano direttamente al Papa forse risparmiavano qualche centinaia di migliaia di euro, visto che Benedetto XVI, pur non conoscendo personalmente von Freyberg, ha fatto sapere che la famiglia di provenienza è molto nota in Germania.
Peraltro anche la scelta dei tempi della decisione è apparsa a molti poco opportuna: il Papa annuncia le proprie dimissioni l’11 febbraio e mentre i fedeli di tutto il mondo non si sono ancora ripresi dallo choc e si fanno mille domande sul futuro della Chiesa e su chi potrà essere il prossimo Papa, ecco che appena tre giorni dopo la scena viene improvvisamente occupata dalla nomina del presidente dello Ior, come se le beghe economiche (e di potere) fossero in realtà la cosa principale che interessa alla Curia vaticana o ad alcuni settori di essa. Ovviamente non è così, però è difficile spiegare a un’opinione pubblica che dello Ior ricorda più che altro la lunga serie di scandali - che vanno dai rapporti con Sindona al crac Ambrosiano, dalle tangenti Enimont alle accuse di riciclaggio -, che questa nomina non è stata accelerata per evitare che la decisione passi al prossimo Papa (e soprattutto alla prossima Curia).
Allora è proprio il caso di chiedersi se non ci sia un altro modo per soddisfare le esigenze che nel 1942 diedero origine all’Istituto per le Opere di Religione, che nasceva come evoluzione della “Commissione delle Opere Pie” prima (fondata nel 1887 da Leone XIII) e dell’ “Amministrazione speciale per le Opere di Religione” poi. Lo Ior, dicono i suoi statuti, ha lo scopo di “provvedere alla custodia e all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo IOR medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e carità”. E’ un compito quindi importante, fondamentale per garantire la vita della Chiesa, ma non è detto che l’unico modo per garantirlo sia gestire un istituto bancario in proprio. Perlomeno non bisognerebbe darlo per scontato, e valutare delle alternative che permettano di raggiungere lo stesso obiettivo senza fornire argomenti a chi desidera dipingere la Chiesa come un covo di speculatori assatanati.