L'imam che insegna a picchiare le mogli non scandalizza
Arriva a predicare a Milano Jassem Al-Mut’awa, imam che insegnava ai mariti a picchiare le mogli "disobbedienti" (ma - niente paura! - non troppo, senza lasciare lividi sul volto). Nessuna delle anime belle della Sinistra si scandalizza, impegnata com'è a demolire il congresso di Verona.
Mezza Italia insorge contro il Congresso di Verona sostenendo che minaccia il percorso di affrancamento delle donne dal dominio patriarcale, ne ripropone immagini stereotipate di “sposa e madre” lesive della loro dignità e riafferma quel sistema sociale e religioso che per secoli le ha chiuse in una gabbia da cui a stento si sono liberate.
Intanto a Milano alla Fiera della Speranza, l’evento in programma il 20-21 aprile organizzato dall’ong Islamic Relief, è atteso come ospite Jassem Al-Mut’awa, studioso kuwaitiano invitato in qualità di “esperto in mediazione familiare ed educazione dei figli”. Nessuno, almeno per il momento, sembra vederci niente di male. Forse non sanno chi è o forse anche sapendolo conta di più il dialogo con l’Altro, il rispetto per l’Islam. Eppure si tratta di quel Jassem Al-Mut’awa conduttore, anni fa, di un programma sull’emittente televisiva Iqra che, in una puntata dedicata a come mantenere la disciplina in famiglia, si è presentato tenendo in mano alcuni bastoni di dimensioni diverse e poi ha intervistato sul tema il dottor Muhammad Al-Hajj, professore di fede islamica all’Università giordana.
Ne è seguito un minuetto di domande e risposte, la sintesi del quale è che il cattivo uso della violenza in famiglia porta all’instabilità e al divorzio. Per evitarlo bisogna seguire il verso del Corano che spiega come i mariti si devono regolare quando le mogli sono disobbedienti. Allah dice: “Ammoniscile, non dormire con loro e picchiale”. Però non devono essere picchiate duramente. Alla domanda di Al-Mut’awa “che differenza c’è tra percosse dure e non?”, il professore di fede islamica rispondeva: “Le percosse violente lasciano segni sul corpo e sul viso e quindi è stato decretato che non bisogna colpire il viso; inoltre non bisogna infliggere colpi che provochino fratture o ferite, questo i nostri giuristi hanno decretato. Invece sarebbe immorale che una moglie punisse il marito picchiandolo perché così facendo ne minerebbe l’autorità. L’Islam ha risparmiato alle mogli di usare le mani per colpire al fine di preservarne la femminilità, l’onore e i valori morali”.
Di che cosa parlerà Al-Mut’awa a Milano, se di questo o di altri problemi famigliari, ancora non si sa. Certo è che il modo per indurre le donne a obbedire, prima rimproverandole, poi escludendole dal letto matrimoniale e infine picchiandole (ma non duramente), è questione trattata seriamente nell’Islam. Altri esperti di fede islamica sostengono che la moglie non si deve picchiare davanti ai figli, che le percosse non devono far sanguinare...
Tutti concordano che non bisogna colpire il viso, ma non tutti i musulmani rispettano rigorosamente le prescrizioni della shari’a. Succede quindi che delle donne vengano picchiate in viso dai mariti. Così nel 2016 in Marocco, due giorni prima della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che cade ogni anno il 25 novembre, il canale televisivo di stato 2M ha mandato in onda una dimostrazione di come le donne possono usare il make up per nascondere i segni delle percosse in viso. Mentre truccava una modella con finte tumefazioni, l’estetista diceva di sperare che i suoi consigli potessero aiutare le donne permettendo loro di uscire di casa e andare a lavorare senza mostrare lividi.