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ISLAM

L'imam bavarese scivola sull'antisemitismo nazista

Benjamin Idriz indica a modello il "professore" Husein Djozo, bosniaco. Caposquadra delle Waffen-SS.

Attualità 12_01_2011
Benjamin Idriz
Quello di Banjamin Idriz [nella foto], il trentanovenne imam del centro islamico di Penzberg (Baviera) originario della Macedonia, è uno dei tanti volti cordiali dell'islam in Germania (in pochi però l’hanno ritenuto credibile nella lettera che ha scritto di recente alla comunità coopta di Monaco) ed è figura nota per i suoi sforzi di elaborare, sul modello di Tarik Ramadan, un "moderno islam europeo". Quando la politica o le chiese cristiane tedesche invocano il dialogo interreligioso difficile che lui non sia presente.

Idriz, sebbene la sua comunità sia sotto osservazione da parte delle autorità bavaresi per il sospetto di attività contrarie alla costituzione, ha un grande progetto: la costruzione di un Centro per l'Islam in Europa, con annessa moschea e accademia per la formazione degli imam. Di recente il mensile Focus, tuttavia, ha segnalato un suo scritto che rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol: sul suo sito Internet Idriz ha deciso infatti di evocare un noto commentatore del Corano del secolo scorso, tale Husein Djozo (1912-1982), presentandolo come «pioniere delle riforme islamiche in Bosnia-Erzegovina» e dunque come modello per l'integrazione dei musulmani in Germania, a suo dire «uno dei temi più importanti del nostro XXI secolo».

Gli scritti di Djozo, fondatore della prima facoltà scientifica islamica in Bosnia, a dire d'Idriz, indicano «la via alle forze più progressive». Peccato, ha rimarcato Focus, che il professore sia noto anche per il suo antisemitismo, per essere stato caposquadra delle Waffen-SS e per la sua esaltazione del nazionalsocialismo, aspetti questi della sua vita che vengono del tutto ignorate dall'imam di Penzberg, che pure di recente ha pubblicato un libro a lui dedicato (Grüss Gott, signor imam!). Djozo, che era nelle grazie di Hitler, fu "imam militare" della divisione delle SS denominata Handschar, attiva appunto in Bosnia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Collaborando strettamente con il gran mufti di Gerusalemme, Amin al-Husseini, lavorò alla costruzione di un'alleanza di ferro tra nazismo e islam: la stessa Handschar, costituita da circa 20mila uomini in stragrande maggioranza musulmani, doveva rappresentare un modello per quell'alleanza. Un progetto, quello nazi-islamista, che doveva prevedere anche la formazione di imam sullo stesso territorio del Terzo Reich. Così il 21 aprile 1944 venne inaugurato un centro a Guben, nel Brandenburgo: dopo il saluto di al-Husseini ci fu allora l'intervento proprio di Djozo, il direttore, che tra l'altro disse che l'istituto sarebbe servito a «rafforzare i legami cordiali tra il mondo islamico e la Germania nazionalsocialista».

La figura di Djozo non è ignota agli storici (vedi il libro dell’americano George Lepre: Himmler’s Bosnian Division, del 1997). Condannato a cinque anni di prigione per la collaborazione con i nazisti, nel dopoguerra Djozo non divenne certo un filosemita e non ripudiò mai le proprie precedenti idee. Al contrario. La scrittrice bosniaca Zeni Lebl ha raccontato in un suo libro del 2003 come al-Husseini e Djozo si siano incontrati nuovamente nell'ottobre 1968, a Il Cairo, alla quarta conferenza islamica, e lì, quando venne dichiarata la "guerra santa" per "liberare" Gerusalemme dagli ebrei, il bosniaco promise «in nome dei musulmani jugoslavi» di contribuire con volontari e sostegno economico alla «vittoria della Dschihad in Medio Oriente». Può dunque essere un modello, Djozo, per un islam "moderno"?

Interpellato da Focus, Idriz ha risposto candidamente di non essere a conoscenza del passato filonazista del professore e piuttosto di voler limitare il proprio interesse ai suoi scritti religiosi di stampo riformatore degli anni Sessanta. La questione resta tuttavia aperta, visto il giovane imam macedone-bavarese già l’anno scorso aveva pubblicato Islam dal volto europeo. Prospettive e impulsi, un libro nel quale dedica una dozzina pagine a Djozo, presentandolo così: «Durante la Seconda Guerra Mondiale fu a servizio, come imam, dell'occupazione tedesca e per questo venne poi condannato dal tribunale militare comunista a cinque anni di prigione e ad altrettanti anni di perdita dei diritti civili».

Difficile credere dunque alla sua “ignoranza” circa antisemitismo e ruolo di Djozo nelle Waffen-SS. E tuttavia l’imam Idriz riesce ad ottenere crediti e fiducia a destra e manca, perfino dai cristiano sociali della CSU.