L’illusione del ritorno allo stato di natura
Nella storia del pensiero è ricorrente la tentazione di ritenere che il motivo dell’infelicità umana sia da attribuire alla perdita del rapporto originario con la natura, quasi idolatrata. Un’illusione, come mostra Leopardi.

La tentazione di attribuire la causa dell’infelicità umana alle condizioni contingenti e storiche in cui si è costretti a vivere, al progresso, all’incivilimento è una delle tentazioni maggiori per l’uomo. Attraversa, infatti, tutta la storia del pensiero e della cultura da tempi immemori. Secondo questa tesi, un tempo l’uomo, vivendo a contatto con la natura, non corrotto e non inquinato dagli elementi artificiosi del progresso e della civiltà, sapeva vivere; oggi non più.
Una simile analisi, che individua chiaramente le cause del problema, fornisce indubbiamente una soluzione categorica, quella di rimuovere le ragioni che ci hanno allontanato dallo stato incorrotto e primigenio originario ritornando ad un rapporto diretto e spontaneo con la natura, sorgente della nostra realizzazione, quasi idolatrata e, quindi, Natura. È anche una delle maggiori illusioni della contemporaneità.
Leopardi ne mostra l’inconsistenza.
L’abisso di vita e il desiderio della luna nei grandi autori
Da Leopardi a Milosz, diversi autori hanno raccontato il desiderio d’infinito che abita l’animo umano, raffigurandolo con grandi immagini poetiche.