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MEDITERRANEO

Libia, Sarraj lancia la lotta agli scafisti. Approfittiamone

Messo alle corde dall'offensiva del generale Haftar, il premier riconosciuto della Libia, Al Sarraj, controlla sempre meno territorio. Gli restano pochi amici, l'Italia, fra questi, è il più fidato. E per farci un favore, ha promesso una lotta senza quartiere agli scafisti. Sarebbe meglio cogliere l'occasione.

Politica 15_07_2017
Al Sarraj

Sempre più isolato, accerchiato dai nemici rappresentati dalle truppe del generale Haftar che avanzano a sud e da est hanno raggiunto Sirte, ma anche dalle milizie islamiste della Tripolitania guidate dall’ex premier Khalifa Ghwell, al capo del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, Fayez al-Sarraj, non restano molti amici “veri” come l’Italia.

Per questo in cambio di un a maggiore aiuto dall’Italia sembra pronto a fare la guerra ai trafficanti di esseri umani. Nell’incontro di Tripoli con il ministro degli Interni, Marco Minniti, al-Sarraj ha proposto uno scambio: i libici cesseranno di tollerare il traffico di esseri umani e Roma sosterrà i locali progetti di sviluppo economico. "Facciamo un patto per liberare le nostre terre dai trafficanti" è stato il senso del messaggio di Minniti ai 13 sindaci di zone della costa e del centro-sud più interessate dal traffico di migranti come Zuwara, Sabratah e Sebha e coinvolti per convincerli a mobilitarsi contro il fenomeno. "Oggi noi abbiamo un'opportunità molto importante": quella di "liberarci dal flagello dei trafficanti di esseri umani e costruire una prospettiva di futuro per i vostri figli", ha spiegato Minniti ai primi cittadini e anche a cinque ministri del governo.

Al-Sarraj ha garantito che "la Libia farà tutto ciò che può per lavorare con l'Italia al fine di sconfiggere i trafficanti di esseri umani e alleggerire la pressione sulle coste italiane". E rispetto alle passate connivenze tra la Guardia Costiera di Tripoli e i trafficanti negli ultimi due mesi il “giro di boa” c’è stato con oltre 10 mila migranti illegali salvati, riportati sulle ciste da cui erano salpati e arrestati negli ultimi due mesi dalla Guardia costiera libica. Addestrata ed equipaggiata dall’Italia, la Guardia costiera libica accusa alcune ong di essere in contatto con i trafficanti per rendere vani i suoi interventi.

Mentre in Europa continuano le chiacchiere su come gestire o contrastare l’emergenza migratoria i libici combattono i trafficanti sul mare e intendono farlo anche dal cielo dopo che al-Sarraj ha ordinato la mobilitazione delle forze aeree. Una boutade che ha il sapore della propaganda per molte ragioni. Innanzitutto al-Sarraj non dispone di aerei da guerra, ma le milizie di Misurata che lo appoggiano hanno alcuni vecchi Mig 21 e Mig 23 che potrebbero colpire gommoni e barconi in mare e sulle coste. Operazioni difficili e rischiose da compiere con cacciabombardieri russi privi di armi di precisione e che quindi potrebbero provocare molte vittime anche tra i migranti. Forse l’obiettivo di al-Sarraj è scoraggiare i flussi con la minaccia di raid aerei, ma in ogni caso Tripoli sembra offrire all’Italia un’insperata opportunità di fermare i migranti illegali che Roma dovrebbe assolutamente cogliere.

L’improvvisa ostilità di al-Sarraj nei confronti dei trafficanti potrebbe essere dovuta al fatto che questi ultimi sostengono i gruppi jihadisti schierati con Ghwell, le cui forze sono state respinte nei giorni scorsi respinto dai filo governativi nella zona di Garabulli, 60 chilometri a est di Tripoli. Le operazioni contro i trafficanti rappresenterebbero quindi la rappresaglia di al-Sarraj contro quelle forze criminali e jihadiste che in Tripolitania sostengono il rivale Ghwell, mentre l’impegno italiano a investire nella regione costiera tra Tripoli e il confine tunisino (le spiagge e i porti da dove salpano gommoni e barconi) garantirebbe ad al-Sarraj il sostegno di quelle comunità e tribù. Roma potrebbe rafforzare al-Sarraj con navi per la sua Guardia costiera e il supporto dei nostri aerei, navi e droni che tengono sotto controllo ormai da anni quel settore della Libia.

Più coordinamento con le forze di al-Sarraj, significa anche avvicinare alle coste libiche le navi dell’operazione “Mare Sicuro” per combattere i trafficanti, soccorrere i migranti illegali e riportali in Libia in accordo con autorità e Guardia Costiera di Tripoli chiudendo la “rotta libica” e facendo cessare i flussi e le morti in mare. Questo governo saprà cogliere l’opportunità?