Libia, Ankara conta su oltre 3.000 mercenari siriani
Si dibatte sul numero di mercenari siriani al soldo della Turchia in Libia: 3.200 secondo il Governo di accordo nazionale, 4.700 per l’Osservatorio siriano per i diritti umani con base a Londra. Ankara ha schierato sul fronte anche mezzi corazzati e cannoni a tiro rapido e potrebbe prepararsi a un contrattacco a Tripoli.
Mentre la comunità internazionale si affanna alla ricerca di opzioni valide alla ripresa dei negoziati o quantomeno al ripristino del cessate il fuoco tra le forze libiche contrapposte, dal 7 febbraio sono aumentati gli scambi di artiglieria sulla linea del fronte a sud di Tripoli, a pochi chilometri dal centro della capitale e ad appena sette dal porto di Abu Sitta, dove ha sede la missione della Marina Militare italiana che supporta la guardia costiera libica.
Preoccupazione per il riacutizzarsi degli scontri è stata manifestata dalle ambasciate di Londra e Washington a Tripoli. L’Ambasciata britannica ha sospeso il rientro a Tripoli del personale (già numericamente ridotto), attuato su base di una rotazione periodica, per il timore che il rafforzamento dei dispositivi militari dei contendenti possa provocare un’intensificazione degli scontri intorno alla capitale. Quelle americana esprime preoccupazione per le “notizie fondate circa significative attività militari” che le forze libiche contrapposte “stanno contemplando per l’immediato futuro”.
La spinta offensiva delle forze di Haftar sembra però cozzare con le rafforzate difese delle milizie del Governo di accordo nazionale (Gna), al cui fianco combattono almeno 3.200 mercenari siriani sbarcati a Tripoli nelle scorse settimane con navi e aerei turchi. Il numero di questi miliziani, arabi turcomanni e combattenti delle milizie jihadiste che si erano opposte all’esercito di Bashar al-Assad, è oggetto di dibattito. Fonti vicine al Gna riferiscono di 3.200 uomini tutti dislocati sul fronte sud di Tripoli e guidati da ufficiali turchi, mentre ad Abu Grein ci sarebbero solo milizie di Misurata. L’impressione è quindi che le unità di mercenari operino in modo autonomo dalle milizie libiche alleate rispetto alle quali avrebbero un migliore addestramento e la guida di ufficiali turchi esperti.
Da Londra, il noto Osservatorio siriano per i diritti umani aveva invece riferito di ben 4.700 mercenari, ma le fonti siriane utilizzate da queste Ong potrebbero aver incluso nel numero anche i combattenti in fase di arruolamento nei centri di reclutamento istituiti dai turchi ad Afrin e in altre località della Siria settentrionale controllate dalle truppe di Ankara.
In tal caso, a fronte di oltre 3.000 combattenti già schierati in Libia, ve ne sarebbero circa 1.500 in fase di preparazione per raggiungere prossimamente Tripoli. Anche fonti egiziane, citate dal quotidiano Al-Watan, stimano in “almeno tremila” i miliziani siriani dispiegati nelle aree controllate dal Gna nella Libia occidentale dopo essere stati trasferiti in Libia dai velivoli cargo militari turchi.
Oltre ai consiglieri militari, la Turchia ha inviato a Tripoli anche mezzi corazzati ACV-15 e una serie di strumenti per la difesa aerea schierati a protezione dell’aeroporto di Mitiga: missili antiaerei Hawk XXI, semoventi contraerei e cannoni a tiro rapido da 35 millimetri oltre a sistemi di disturbo elettronico (jammer) in grado di abbattere i droni armati cinesi Wing Loong impiegati dai contractors degli Emirati Arabi Uniti che affiancano l’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar.
I turchi hanno schierato sistemi simili anche a protezione dell’aeroporto di Misurata, dove si trova la base italiana che ospita la missione sanitaria nota come Operazione Ippocrate (circa 240 militari e una sessantina di medici, paramedici e tecnici). Da quando questi mezzi e armamenti antiaerei sono stati dispiegati dai turchi, le forze di Haftar non sono più state in grado di bombardare dall’aria i due aeroporti, limitandosi a colpire lo scalo tripolino di Mitiga con razzi e colpi di mortaio.
Il vero interrogativo riguarda ora l’impiego dei mercenari siriani che potrebbero lanciare un robusto contrattacco almeno sul fronte centrale di Tripoli oppure consolidare le postazioni difensive per sbarrare la strada all’Lna.