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SIRIA

Libero padre Mourad. "Ero pronto a morire per Cristo"

Fuggito da Qaryatayn grazie anche all'aiuto di un amico musulmano, padre Jacques Mourad è vivo e libero. A maggio era stato sequestrato dagli uomini dell'Isis. Minacciato dai jihadisti, ha sempre rifiutato la conversione all'islam, nonostante le minacce ripetute.

Libertà religiosa 13_10_2015
Padre Jacques Mourad

Dalla Siria non arrivano solo brutte o pessime notizie. Uno dei sacerdoti rapiti dall’Isis, Padre Jacques Mourad, è riuscito a fuggire dai suoi carcerieri il 10 ottobre. “Al telefono era disteso, e in buone condizioni di salute” riferiva ad AsiaNews, ieri, mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, commentando la liberazione del prete siro-cattolico. Ieri, padre Jacques ha rilasciato la sua prima intervista a Tv2000 sulla sua drammatica esperienza di ostaggio degli jihadisti.

Padre Jacques Mourad, appartiene alla stessa comunità (Mar Musa) di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso dal 29 luglio 2013. Da 12 anni, Mourad era alla guida della parrocchia siro-cattolica di Qaryatayn, nella Siria centro-occidentale, a metà strada fra Palmira e Damasco. Amico e collaboratore del sacerdote gesuita di origini italiane, è stato uno dei primi monaci della comunità di Mar Musa e, nonostante i pericoli derivanti dal conflitto e delle minacce di sequestro, non aveva mai voluto abbandonare la sua gente. Anzi, il monastero di Mar Elian, un antico complesso del V Secolo, alla periferia di Qaryatayn, aveva rappresentato un'oasi di pace e di accoglienza nel cuore di una zona di guerra. Padre Jacques, insieme ad un avvocato sunnita, avevano assunto la funzione di mediatore per garantire che il centro urbano di 35mila abitanti fosse risparmiato per lunghi periodi dagli scontri tra l'esercito governativo e i miliziani anti-Assad.

Lo scorso 21 maggio, tre uomini armati dello Stato Islamico, già infiltratisi in gran numero a Qaryatayn, avevano fatto irruzione nell’antico monastero e lo avevano prelevato. Da allora fino a settembre non si ricevettero più notizie sulla sua condizione.  Ad agosto la situazione peggiorò ancora. Qaryatayn venne espugnata dagli jihadisti dell’Isis che sequestrarono subito 230 civili, fra cui 60 cristiani. Subito dopo la caduta della cittadina, le milizie del Califfato hanno distrutto Mar Elian, cancellando 1600 anni di storia cristiana locale. I video diffusi in rete dalla propaganda del Califfato mostravano le crude immagini della profanazione della Chiesa, della devastazione della tomba di Sant’Elian e infine della distruzione delle mura del complesso monastico con dinamite e bulldozer. Pareva fosse stata, anche simbolicamente, posta la parola “fine” ai cristiani di Qaryatayn, Padre Jacques incluso.

Un mese dopo, invece, l’Isis diffuse, sempre a fini propagandistici, un altro video in cui si poteva vedere Mourad ancora vivo, prigioniero a Raqqa, assieme ad altri cristiani sequestrati, intento a firmare l’atto di sottomissione all’islam e al Califfato. All’interno dello Stato Islamico vige l’interpretazione più stretta della legge coranica, in base alla quale i cristiani che non si convertono e non vengono uccisi, infatti, devono accettare uno status di completa subordinazione, la dhimmitudine, che comporta diritti di cittadinanza molto ridotti. Le immagini di padre Jacques ridotto a dhimmi erano dunque usate dalla propaganda jihadista a scopo dimostrativo.

Nella sua intervista rilasciata a Tv2000, ieri, Mourad racconta: "Quasi tutti i giorni c'era qualcuno che entrava nella mia prigione e mi domandava ‘chi siete?’ Io rispondevo: ‘sono nazareno’, cioè cristiano. ‘Allora sei un infedele’, gridavano. ‘E visto che sei un infedele se non ti converti ti sgozzeremo con un coltello’. Ma io non ho mai firmato l'atto di abiura del cristianesimo". Per il sacerdote appena liberato: "Questo è il miracolo che il buon Dio mi ha dato: mentre ero prigioniero aspettavo il giorno della mia morte ma con una grandissima pace interiore. Non avevo alcun problema a morire per il nome di nostro Signore, non sarei stato il primo né l'ultimo, ma uno tra le migliaia di martiri per Cristo".

Riguardo i dettagli del suo sequestro, padre Jacques racconta: “Per i primi quattro giorni siamo rimasti sulle montagne, chiusi in una macchina del monastero su cui ci avevano portato via. Poi siamo stati condotti a Raqqa (la capitale del Califfato, ndr) e laggiù siamo stati tre mesi in una prigione vicino alla città. Finché l'11 agosto siamo stati condotti nei pressi di Palmira, dove sono prigionieri altri 250 cristiani della città di Qaryatayn”. Qui è avvenuta la liberazione: "Mi sono camuffato per lasciare Qaryatayn e sono fuggito su una moto con l'aiuto di un amico musulmano. Ma adesso sto lavorando con un prete ortodosso e altri amici beduini e musulmani per far uscire gli altri 200 cristiani ancora prigionieri. Proprio oggi, ad esempio sono potuti scappare altri 40 cristiani".

Fonti locali riferiscono che domenica il sacerdote ha celebrato la prima messa dal momento della liberazione. Egli si troverebbe in una località ancora segreta “per questioni di sicurezza”, nei pressi di Homs. Si spera che la liberazione di Jacques Mourad possa fornire qualche elemento in più anche su Padre Dall’Oglio, la cui sorte è e resta un mistero lungo più di due anni.