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VIAGGIO APOSTOLICO

Libano, un appello a Papa Leone perché visiti il Sud devastato

Il 30 novembre, Papa Leone XIV arriverà in Libano. Un gruppo di otto deputati invita il Santo Padre a visitare anche il sud, bersaglio dei raid israeliani anti-Hezbollah che hanno un effetto devastante sui civili.

Ecclesia 15_11_2025
Sud Libano, con bandiere Hezbollah (foto di Elisa Gestri)

«Sua Santità, venga a vedere il sud del Libano. Non si limiti a visitare Beirut e i grandi santuari cristiani del Paese, come prevede il programma ufficiale del suo viaggio. Al sud si muore ogni giorno, abbiamo bisogno del suo aiuto». Questo, in sintesi, è il contenuto della lettera che otto deputati del Parlamento libanese hanno inviato al Papa in vista della sua Visita Apostolica nel Paese, prevista dal 30 novembre al 2 dicembre prossimi.

Mentre l’autostrada tra la capitale, il santuario mariano di Harissa e la sede patriarcale maronita di Bkerke - tappe del viaggio papale - «è stata riasfaltata e non si vede più nemmeno una buca» e i lavori fervono sul lungomare di Beirut dove il Santo Padre celebrerà la Santa Messa, come documenta il sito libanese LBC, nell’area del confine con Israele, nella valle della Bekaa, nella zona di Sidone, le aggressioni di Idf “contro obiettivi di Hezbollah” proseguono - in realtà si sono intensificate da un mese a questa parte - mietendo vittime civili ogni giorno.

Ricordiamo che tra Libano e Israele vige una tregua, garantita da Usa, Francia e Paesi del Golfo; dall’entrata in vigore del 27 novembre 2024, però, Idf ha mantenuto ufficialmente 5 (ma ne sono state segnalate 7) postazioni nel sud del Libano e ha provocato ad oggi circa 350 vittime nel Paese dei Cedri, di cui più di cento civili. Le operazioni militari israeliane hanno inoltre distrutto decine di villaggi (alcuni addirittura più volte) e costretto migliaia di persone a lasciare le loro case, abbattute, oltre che dai bombardamenti, da effettivi di Idf che nottetempo attraversano il confine per portare a termine operazioni di demolizione.

Lo Stato Ebraico giustifica l’escalation delle operazioni militari in territorio libanese con il fatto che Hezbollah, decimata l’autunno scorso dal fuoco di Idf, si starebbe riorganizzando e riarmando in vista di un’aggressione a Israele. Inoltre le autorità israeliane accusano l’esercito libanese di non riuscire a disarmare la milizia sciita, come chiesto reiteratamente dagli Usa (e, per interposta persona, da Israele stesso).

Con queste motivazioni Idf porta ogni giorno morte e distruzione in aree del Paese sempre più vaste, distruggendo, oltre al resto, l’agricoltura e l’economia delle aree colpite, nel silenzio delle istituzioni libanesi.

Stando così le cose Elias Jarade, deputato greco-ortodosso delle Forze del cambiamento originario di Marjayoun, villaggio di confine duramente provato dagli attacchi israeliani (qui l’ultimo episodio in ordine di tempo) con altri sette deputati ha preso l’iniziativa di scrivere una lettera “fuori dai denti” al Santo Padre, invitandolo a recarsi al sud per rendersi conto personalmente della situazione. Con i colleghi di partito Melham Khalaf, greco ortodosso di Baskinta, Najat Saliba, cattolica maronita del Chouf, Halima Qaqour, del villaggio sunnita di Baasir, sempre nel Chouf, Paula Yacoubian, armena ortodossa di Beirut, Yassine Yassine, sunnita della Bekaa occidentale, e assieme a Ibrahim Menimna, architetto sunnita di Beirut e a Osama Saad di Saida, figlio di Maarouf Saad, leader sunnita assassinato nel 1975, Jarade ha deciso di interpellare direttamente il Vaticano affinché Leone XIV non ignori le zone sanguinanti del Paese.

In una conferenza stampa tenutasi nel palazzo del Parlamento, Jarade ha annunciato l’iniziativa, dichiarando che «un invito formale è stato spedito in Vaticano» perché «è dovere della Chiesa difendere questo Paese e proteggere il suo popolo» nello spirito dello «storico Documento sulla fratellanza umana» firmato nel 2019 da Papa Francesco ad Abu Dhabi. «Chiediamo a Sua Santità non solo una visita simbolica, ma un atto apostolico che incarni i valori della Chiesa quali vicinanza all’oppresso, testimonianza della verità e affermazione della solidarietà. Gli abitanti dei villaggi di confine hanno disperatamente bisogno della voce del Capo della Chiesa a sostegno della loro giusta causa, perché si faccia luce sulla tragedia umanitaria che stanno vivendo. Il dolore del sud, distrutto e danneggiato dalle aggressioni israeliane, non può essere ignorato» ha affermato Jarade, anche perché ignorarlo «lancerebbe un messaggio negativo, in contraddizione con l’essenza dell’annuncio di pace e giustizia portato dal Papa».

Jarade si è rivolto direttamente a chi, in Vaticano, è deputato alla preparazione del viaggio papale: «Ci rivolgiamo a chi si occupa di organizzare la visita del Papa in Libano, augurandoci che il programma sia modificato, in tangibile solidarietà con il popolo libanese del sud».