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PERCORSI

L'equivoco della "Destra di sinistra", anticattolica

Storia curiosa, tra i cui eredi c'è Franco Cardini che oggi al "Che" scrive: «nulla
di cui pentirci, nulla da rinnegare. Hasta siempre, comandante».

Cultura 27_08_2011
Jean Thiriart

 

Un giovane studioso che non proviene in alcun modo "da destra", Giovanni Tarantino, ha ricavato dalla propria tesi di laurea un pregevole volume su una componente sotterranea ma influente della Destra e della vita politico-culturale italiana: Da Giovane Europa ai Campi Hobbit. 1966-1986 Vent’anni di esperienze movimentiste al di là della destra e della sinistra (Controcorrente, Napoli 2011).

La matrice del fenomeno descritto nel volume è la Giovane Europa del pensatore belga Jean Thiriart (1922-1982), detto "l’occhialaio di Bruxelles" per la professione con cui si guadagna da vivere, non senza successo tanto che diventa presidente dell’Associazione degli Ottici Europei. Proveniente dalle fila socialiste e filosovietiche, durante la Seconda guerra mondiale Thiriart propone una grande alleanza in funzione antiamericana fra Sinistra europea e Terzo Reich, finendo così in prigione come collaborazionista dopo la caduta del nazismo. Nel 1960 fonda il Movimento di Azione Civica (MAC), da cui nasce nel 1963 Giovane Europa. Il nome è ispirato all’analoga organizzazione fondata da Giuseppe Mazzini (1805-1872), per cui l’ammirazione del pensatore belga non verrà mai meno. Il programma di Thiriart è chiaro: rivendicare l’identità e la centralità dell’Europa contro gli Stati Uniti, sganciandola dall’atlantismo e stringendo legami con i regimi - non importa se comunisti, purché critici nei confronti dell’imperialismo - più coerentemente antiamericani, dalla Cina comunista alla Jugoslavia di Josip Broz Tito (1892-1980), dalla Romania di Nicolae Ceausescu (1918-1989), all’Egitto di Gamal Abdel Nasser (1918-1970), poi anche all’Iraq di Saddam Hussein (1937-2006).
Thiriart non otterrà mai un significativo successo politico, ma influirà sulla successiva corrente culturale della Nouvelle Droite, la cui prima manifestazione pubblica può essere fatta risalire alla fondazione nel 1968 in Francia - cui partecipa Alain de Benoist - del GRECE, il Gruppo di ricerca e di studi sulla civiltà europea.

Il libro di Tarantino rintraccia la diffusione in Italia - uno dei Paesi dove Thiriart, nella quasi assoluta indifferenza dei grandi media, diventa più popolare - delle idee e, almeno inizialmente prima che sia distrutta da dissensi interni, della stessa affiliazione alla Giovane Europa, che unisce personalità così diverse come il futuro leader delle Brigate Rosse Renato Curcio - per breve tempo capo della sezione di Albenga dell’organizzazione -, il futuro deputato europeo della Lega Nord Mario Borghezio - al centro di un gruppo thiriartiano nato al Liceo Classico Cavour di Torino in contrapposizione alla Sinistra studentesca che dominava il liceo classico tradizionalmente rivale, il D’Azeglio -, il futuro vignettista del Giornale Alfio Krancic, il futuro vicesindaco socialista craxiano di Torino Enzo Biffi Gentili e lo storico cattolico Franco Cardini. Lo stesso Cardini - che da qualche tempo torna spesso nei suoi articoli e interviste a Thiriart e a idee che afferma di non avere mai rinnegato - firma la prefazione del volume di Tarantino, mentre la postfazione è di un altro accademico proveniente da Giovane Europa, Luigi de Anna, che la carriera universitaria - ma anche una sorta di volontario esilio - ha portato fino alla lontana Finlandia. I due accademici, de Anna e Cardini, fanno parte di coloro che non hanno rinnegato le idee giovanili, pur vedendone oggi qualche limite; ma - come nota lo stesso de Anna - qualcosa continua a unire tutti coloro che negli anni 1960 hanno camminato insieme a Thiriart, così come - si potrebbe dire - dall’altra parte dello spettro politico italiano qualcosa unisce chi ha a suo tempo militato in Lotta Continua.

Gli italiani che aderiscono a Giovane Europa importano dalla Francia e dal Belgio un simbolo che rimarrà presente in una certa destra fino a oggi, la croce celtica. Iniziano un difficile rapporto con il Movimento Sociale Italiano, cui molti di loro s’iscrivono e di cui aderenti di Giovane Europa come Marco Tarchi diventano importanti dirigenti giovanili. Dopo l’alluvione di Firenze del 1966 stupiscono i pochi giornali disposti a interessarsi di loro andando a collaborare al recupero dei libri e delle opere d’arte in pericolo e lavorando come "angeli del fango" a fianco di volontari cattolici e comunisti. Nel 1968 un buon numerò di loro aderisce alla contestazione studentesca considerandola un movimento anti-imperialista, antiborghese e antiamericano, manifesta contro la guerra del Vietnam e s’innamora del rivoluzionario argentino-cubano Ernesto "Che" Guevara (1928-1967). Dapprima incuriositi, i sessantottini di sinistra finiscono per reagire con la violenza contro questi compagni di strada che, dopo tutto, rimangono "fascisti".

Giovane Europa, così, termina la propria esistenza in Italia come organizzazione unitaria e si spacca in tre componenti. Una, prevalente nelle regioni più meridionali, torna all’anticomunismo e a un progetto di unità di tutta l’estrema Destra contro i "rossi". Un’altra, nel Centro-Sud, si concentra sui temi economici, s’ispira al populismo del presidente argentino Juan Domingo Perón (1895-1974) e influirà sull’incubazione della successiva "Destra sociale". La terza, «rappresentata - scrive Tarantino - dai gruppi del Centro-Nord e da buona parte dei quadri dirigenti», continua nonostante tutto a perseguire «l’unità con i maoisti e propone Ho Chi Minh (1890-1969) e [Fidel] Castro come modelli da seguire». Tra chi compie questa scelta un nome noto è quello di Claudio Mutti che, dopo avere teorizzato il nazi-maoismo, finisce per convertirsi all’islam.

Ma qualcosa sopravvive. Nel 1974 molti di coloro che avevano aderito a Giovane Europa si ritrovano nella fondazione del giornale satirico La voce della fogna, che riprende ironicamente e "al contrario" lo slogan delle manifestazioni antifasciste, «Fascisti carogne tornate nelle fogne». Il giornale diventa famoso per fumetti di qualità di cui sono autori Jack Marchal, enfant prodige della Nuova Destra francese e "Gamotta", cioè Gilberto Oneto, che più tardi aderirà alla Lega Nord. Attorno a La voce della fogna nasce una controcultura di destra sensibile alle nuove forme espressive: la grafica, le radio libere, il fumetto, le nuove forme musicali, con la nascita di complessi come La Compagnia dell’Anello, il cui percussionista - Adolfo Morganti - anni dopo darà vita con Cardini all’associazione Identità Europea. Anche la prima generazione di Giovane Europa resta vicina all’ambiente de La voce della fogna, dove Cardini e de Anna, scrive Tarantino, sono «rispettivamente "l’Amilo ke sai" e "Il Re di Thule"», mentre con lo pseudonimo di Anfitrione scrive Biagio Cacciola, allora presidente dell’organizzazione universitaria del MSI, il FUAN, all’Università di Roma, il FUAN-Caravella.

Nel 1977 la nuova ondata della contestazione porta l’ambiente che proviene da Giovane Europa a un ulteriore tentativo di collaborazione con le rivolte studentesche e con gli "indiani metropolitani". Quello della partecipazione rilevante di giovani di questo ambiente all’episodio saliente della contestazione del 1977, la cacciata del dirigente sindacale Luciano Lama (1921-1996) dall’Università di Roma, è secondo Tarantino in gran parte una leggenda urbana abilmente costruita, ma è sintomatica del clima di allora. Tra i protagonisti dell’episodio - o della sua invenzione - c’è Umberto Croppi, la cui vicenda - che passerà per i Verdi e per la fondazione dell’associazione contro la pena di morte Nessuno tocchi Caino prima di approdare all’assessorato alla cultura della prima giunta Alemanno a Roma fra il 2008 e il 2011, poi a Futuro e Libertà - è emblematica di una delle sensibilità che animano la cultura ex Giovane Europa, quella ecologista.

Questa sensibilità è ben presente nel primo Campo Hobbit, tenuto l’11 e 12 giugno 1977 a Montesarchio (Benevento) e organizzato per iniziativa di Generoso Simeone, che all’epoca collabora con il dirigente del MSI Teodoro Buontempo - oggi con La Destra di Francesco Storace - alla radio e rivista romana L’Alternativa. Buontempo non condivide molte idee di matrice thiriartiana ma prende sotto la propria protezione un gruppo che gli sembra in grado di portare aria nuova nel partito. I giornalisti di sinistra che vanno a Montesarchio scoprono con loro sorpresa una "Destra" movimentista e postsessantottina che ama la cultura "alternativa", detesta gli Stati Uniti e diffida dell’atlantismo del segretario del MSI Giorgio Almirante (1914-1988). Il riferimento agli eroi di John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) non allude tanto al cristianesimo dello scrittore britannico quanto alla sua paradossale popolarità tra gli hippie, che in quegli anni in America scrivono sui muri «Frodo è vivo».

Ma qual è la prospettiva politica di questo gruppo? Un uomo politico italiano che si pone la domanda è Bettino Craxi (1934-2000), che ne recupera individualmente alcuni componenti, tra cui uno dei membri del nucleo originario vicino a Thiriart, Biffi Gentili, che diventa a partire dal 1980 prima assessore e poi vicesindaco per il PSI nelle giunte di sinistra che reggono il Comune di Torino. Altri - più direttamente ispirati alla Nouvelle Droite francese - organizzano a partire dal 1980 convegni annuali per una "Nuova Destra" italiana, il cui principale ispiratore è Tarchi. Le tensioni con Almirante - che già nel 1977 al congresso dell’organizzazione giovanile del MSI Fronte della Gioventù aveva imposto come segretario Gianfranco Fini, benché Tarchi fosse stato il più votato dall’assemblea - si fanno sempre più forti, finché nel 1980, dopo che il terzo Campo Hobbit era stato organizzato nonostante il divieto del segretario del MSI, Tarchi è espulso dal partito.

I convegni della "Nuova Destra" italiana continuano - cercando sponde, o almeno interlocutori, in un mondo vasto e disparato che va dai Verdi a Massimo Cacciari e a Comunione e Liberazione -, ma il movimento che era nato dai discepoli italiani di Thiriart è alla fine. Le sue varie generazioni si ritroveranno però a firmare manifesti contro gli Stati Uniti e le guerre in cui sono impegnate le Amministrazioni americane, dal Kosovo all’Iraq. E una parte del mondo che aveva percorso l’itinerario descritto da Tarantino o talora solo le sue ultime tappe - Flavia Perina, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, lo stesso Croppi - aderirà, per evidenti anche se non complete affinità, all’esperienza di Futuro e Libertà dell’ex nemico Fini. Relativamente pochi esponenti della corrente studiata da Tarantino aderiranno al PDL - fra questi l’attuale senatore Emiddio Novi - mentre altri, come il futuro sottosegretario DS Massimo Brutti, già cofondatore della formazione filosessantottina di destra contigua ai gruppi thiriartiani denominata "Forza uomo" - passano direttamente al PCI.

L’eccellente volume di Tarantino ha a mio avviso una lacuna. Sottovaluta la carica anticristiana e, specificamente, anticattolica che era al centro della Nouvelle Droite francese e in particolare del pensiero di de Benoist ai tempi del GRECE, che recuperava spunti anticristiani da fonti disparate che andavano dal neopaganesimo al neopositivismo. Avendo dedicato il mio primo saggio di un certo impegno - GRECE e Nouvelle Ecole, apparso sul periodico Cristianità nel dicembre 1977 - alla sistematica ricognizione e denuncia dell’anticristianesimo della Nouvelle Droite e di de Benoist sono particolarmente sensibile al tema, e persuaso che l’avversione alla Chiesa non fosse marginale ma centrale in questa corrente.

Com’è possibile dunque che cattolici discepoli a Firenze di un tradizionalista come Attilio Mordini di Selva (1923-1966) - di cui Tarantino rievoca un incontro fiorentino con Thiriart - abbiano abbracciato con entusiasmo una corrente di questo genere? È una domanda che il volume non si pone, ma cui si può tentare una risposta. L’insufficiente giudizio critico sul fascismo di Mordini - che pure ha scritto belle pagine su più di un tema - rese forse i suoi discepoli impreparati a valutare per quella che era non solo la lontananza, ma la pericolosità per il cristianesimo di Giovane Europa e poi della Nouvelle Droite.

Cardini, nella prefazione, ci rivela la chiave che permette di comprendere questo percorso. Il punto di partenza è una «destra tradizionalista e antigiacobina» che apprezza l’Europa tradizionale, cristiana e corporativa del Medioevo, ritenendo però che questa Europa sia stata non solo ferita ma uccisa dalla modernità, dalla Rivoluzione francese e dal conservatorismo liberale borghese del secolo XIX. Quello che viene dopo non ha più nulla a che fare con l’Europa tradizionale e cristiana, anzi ne è il nemico, insieme agli Stati Uniti che rappresentano secondo questa prospettiva la quintessenza dello spirito borghese, anti-tradizionale e massonico. Semmai, lo spirito della tradizione sopravvive nel mondo islamico e nei popoli in lotta contro l’egemonia imperialista statunitense. Di qui, scrive Cardini, un processo per cui questa "Destra" finisce «con l’incontrarsi, se non con il fondersi, con  frange della sinistra» - secondo la ricostruzione dello storico israeliano pacifista Zeev Sternhell -: un incontro che si esprime «in alcuni ambienti sia pur marginali del "movimento" fascista» - da non confondersi con «il regime [che] si lasciava largamente imprigionare e gestire dalle istanze conservatrici-liberali» -, dell’Action Française, del falangismo spagnolo e dei movimenti della «rivoluzione conservatrice» in Germania e altrove. A guerra perduta, a chi condivideva questa visione della storia non restava che sposare «una politica europeista e socialista», anzitutto antiamericana alla scuola di Thiriart: «plaudimmo a Nasser e a Castro, c’innamorammo del "Che" Guevara», scrive Cardini nella prefazione, che conclude affermando di non avere «nulla di cui vergognarci, nulla di cui pentirci, nulla da rinnegare. Hasta siempre, comandante».

Qui sta il punto di separazione radicale fra questa corrente - che Cardini ammette essere rimasta sempre molto minoritaria e sostanzialmente priva di prospettive politiche - e la "Destra" come comunemente la s’intende, e tanto più con una Destra cattolica convinta che l’Europa - dopo le tragedie del protestantismo e della Rivoluzione francese - sia ferita, ma non sia morta; che le sue radici siano sepolte in profondità, ma ancora esistenti e vive; che il socialismo e il comunismo - compresi Castro e Che Guevara - siano una logica conseguenza all’interno dello stesso processo rivoluzionario, non un’alternativa, al liberalismo della Rivoluzione francese. Che all’interno del mondo islamico viva un fondamentalismo che intende distruggere quanto dell’Europa ancora resta, e che non è un modello - come pensano "tradizionalisti" più o meno influenzati, anzi forse tanto più influenzati quanto più negano di esserlo, dall’esoterista francese convertito all’islam René Guénon (1886-1951) -, ma un avversario. E che gli Stati Uniti d’America - una realtà plurale, così che ci sono molte Americhe, e l’Alabama non è uguale a Hollywood o a Manhattan - abbiano molti difetti, ma - come ha affermato Benedetto XVI nel suo storico viaggio a Washington nel 2008 - siano nati da «un modello fondamentale e positivo», che ha voluto costruire, pur tra luci e ombre, «un paese in cui la religione e la libertà sono "intimamente legate"», le cui carte di fondazione si fondano sul diritto naturale e su «un ordine morale, basato sulla signoria di Dio Creatore», forgiando una nazione che «ha fiducia in Dio e non esita ad introdurre nei discorsi pubblici ragioni morali radicate nella fede biblica».

Due piccoli episodi descritti da Tarantino sono indicativi dei problemi della corrente da lui studiata. Quando Almirante espelle Tarchi dal MSI, l’oppositore interno di Almirante - Pino Rauti, della cui corrente Tarchi è sostanzialmente il numero due - non lo difende, anzi ne avalla l’espulsione. Un rapporto, stilato qualche tempo dopo da "fedelissimi" rautiani e - secondo Tarantino - condiviso dal giovane Gianni Alemanno, allora segretario del Fronte della Gioventù di Roma, denuncia in tutto l’ambiente ex Giovane Europa non solo fremiti «filopalestinesi, khomeinismi, in qualche caso addirittura mussulmani» ma anche «germi anarcoidi e libertari» e una deriva «dichiaratamente abortista». Al di là delle beghe interne del MSI di allora, il documento coglie nel segno. E ricorda pure che, per impostare correttamente la questione di che cosa sia un’autentica "Destra", questioni come quella dell’aborto non possono essere liquidate come secondarie ma sono, al contrario, essenziali.

Il secondo episodio riguarda la partecipazione del politologo cattolico-democratico Giovanni Tassani a un convegno organizzato da Tarchi a Firenze nel 1982, cioè dopo la sua espulsione dal MSI. Tassani, che pure si sforza d’interloquire con il mondo di Tarchi con un vero dialogo, pone in quel convegno, forse in modo provocatorio, una questione fondamentale: ormai - afferma - la "Nuova Destra" si pone come una realtà che vuole andare al di là della Destra, verso un «mitico altrove». Lo stesso de Benoist, come ricorda Cardini in una recente intervista a Megachip del 17 luglio 2011, ebbe quello che per lo storico fiorentino è il merito di «avere "rotto" con la massima chiarezza con qualunque equivoco "di destra", proponendo di non parlare più di "Nuova Destra" bensì di "Nuove Sintesi"». Senonché, obiettava Tassani già nel 1982, l’altrove oltre la Destra è soltanto "mitico". Oltre la Destra c’è qualcosa, c’è da sempre: e si chiama Sinistra. Quando, come fa Cardini nella stessa intervista, si afferma che le proprie posizioni si «identificano largamente» con quelle del guru della Sinistra radicale statunitense Noam Chomsky, quando s’inneggia a Che Guevara o al leader palestinese Yasser Arafat (1929-2004), che senso ha continuare a palare di destra? Per dirla con un proverbio degli odiati statunitensi, se qualcosa cammina come un’anatra e starnazza come un’anatra è molto probabile che sia un’anatra. E se qualcuno marcia con la Sinistra e parla come la Sinistra, è molto probabile che sia di sinistra.