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CONTINENTE NERO

L'epidemia arriva in Africa, ecco come si organizzano le Chiese

Il Covid-19 è decisamente arrivato anche in Africa, con 30 Paesi già colpiti. Si attende l'impatto su sistemi sanitari a dir poco fragili. Intanto le Chiese locali si adeguano alle disposizioni sanitarie, con misure simili a quelle della Cei: distanziamento, niente segno della pace, niente acqua santa, comunione sulla mano e nei casi peggiori sospensione delle Messe col popolo. 

Ecclesia 20_03_2020
Rio, il Cristo Redentore illuminato con i colori dei continenti infetti

Con 30 Paesi che registrano casi, in Africa il COVID-19 da minaccia è diventato realtà e presto si saprà se il continente è in grado di far fronte all’epidemia. L’Oms ritiene che i governi abbiano il vantaggio dell’esempio di quanto si sta facendo dove i virus è arrivato prima. Inoltre molti sono preparati al monitoraggio degli ingressi e degli spostamenti perché hanno attivato dei protocolli per difendersi dall’epidemia di Ebola che dall’agosto 2018 ha colpito l’est della Repubblica democratica del Congo.

In particolare i governi di Liberia, Sierra Leone, Guinea Conakry e degli Stati confinanti assicuravano di aver imparato come si affronta una emergenza sanitaria quando tra il 2014 e il 2016 sono stati colpiti dalla peggiore epidemia di Ebola della storia. Ma, adesso che il virus è arrivato, devono ammettere che i loro sistemi sanitari continuano a essere inadeguati, con scarse attrezzature e una grave carenza di personale medico e paramedico, insufficienti anche in condizioni normali. In Liberia la notizia di un primo caso il 16 marzo ha scatenato il panico nella capitale Monrovia nonostante le rassicuranti dichiarazioni ufficiali. Un direttore sanitario, Francis Kateh, ha spiegato alla Bbc che il paese dispone di “alcuni” respiratori polmonari senza precisare quanti: “ne stiamo controllando il funzionamento”, ha detto.

Consapevoli delle difficoltà a cui vanno incontro i loro Paesi, una dopo l’altra le Chiese africane prendono la parola per raccomandare ai fedeli di seguire scrupolosamente le misure che i rispettivi governi ritengono di adottare per impedire la diffusione del virus e annunciano restrizioni al culto necessarie per contribuire ad arginare l’epidemia. “Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza a coloro che sono stati colpiti da questa epidemia sconosciuta e preghiamo che si possa presto trovare un trattamento efficace ed economico per farvi fronte. Nel frattempo, raccomandiamo fortemente alle nostre persone di adottare il più alto livello di misure preventive per frenare la diffusione di questa malattia” hanno comunicato i Vescovi del Comitato permanente del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar), al termine di una riunione svoltasi a Nairobi, in Kenya, dal 4 al 7 marzo 2020.

Il presidente della Conferenza episcopale del Ghana, monsignor Philip Naameh, il 16 marzo, nel rispetto delle disposizioni governative, ha deciso il rinvio di quattro settimane di tutte le manifestazioni spirituali pubbliche, inclusi funerali (ammessi però con non più di 25 partecipanti), confessioni, pellegrinaggi. Le messe pubbliche sono state sospese, ma sono consentite quelle private con non più di cinque presenti, chiese e cappelle sono aperte alla preghiera dei fedeli con l’accortezza di rispettare la distanza di due metri e pregare in silenzio. “Esortiamo tutti i cattolici e le persone di fede a intensificare le preghiere individuali e familiari – raccomanda monsignor Naameh – e incoraggiamo tutti a leggere le letture e le riflessioni quotidiane della Messa fornite su diverse piattaforme di social media”.

Anche i vescovi della Costa d’Avorio hanno adottato misure rigorose. Le catechesi, i pellegrinaggi e le attività dei movimenti e delle associazioni sono state interrotte. Le Messe però continueranno a essere celebrate in pubblico a condizione che si rispettino le norme governative. Matrimoni, veglie funebri e funerali sono ammessi con non più di 50 partecipanti. In vista della Settimana Santa, è stato disposto che la Via Crucis potrà essere celebrata in famiglia o nelle comunità ecclesiali di base, sempre con partecipazione non superiore a 50 persone. La Conferenza episcopale al termine della sua Assemblea plenaria tenutasi dal 9 al 12 marzo ha invitato i fedeli ivoriani a una speciale giornata di preghiera e digiuno fissata per il 20 marzo.

In Camerun è stata la diocesi della capitale Yaoundé a dare l’esempio. Le Messe e le altre cerimonie e attività religiose sono consentite nel rispetto delle regole adottate dal governo tra cui la distanza di almeno un metro tra le persone, ma sono stati sospesi il segno di pace e l’uso dell’acqua benedetta. La comunione deve essere data a tutti nel palmo della mano. Ai sacerdoti è richiesto di comunicarsi intingendo l’ostia nel vino. Lo ha annunciato il 16 marzo l’arcivescovo della capitale, monsignor Jean Mbarga, con una nota pastorale.

Il Benin per ora non registra casi di coronavirus, ma il 12 marzo a nome della Conferenza episcopale monsignor Victor Agbanou, che ne è il presidente, ha stabilito che durante le Messe non venga scambiato il segno di pace e che l’ostia sia ricevuta “nel palmo della mano sinistra e portata alla bocca con la mano destra”. Inoltre ha chiesto ai fedeli di non farsi prendere dal panico e di recitare la preghiera suggerita dal Comitato delle Conferenze episcopali per chiedere a Dio di mettere fine alla pandemia, concedere la guarigione ai malati, la vita eterna ai defunti e la consolazione alle famiglie in lutto.

Infine in Marocco, dove i malati sono già 17, il cardinale Cristobal Lopez Moreno, arcivescovo della capitale Rabat, il 14 marzo ha chiesto a tutti i cristiani di rispettare le direttive governative che tra l’altro vietano assembramenti di più di 50 persone. “Dobbiamo farlo – ha spiegato – non per paura di essere contagiati, ma per il timore di contagiare qualcuno, e cioè per amore del nostro prossimo”. Da segnalare che mentre per tutta la durata dell’epidemia i fedeli sono dispensati dal precetto domenicale e le Messe festive saranno celebrate dai sacerdoti in nome di tutta la comunità, le Messe feriali invece si svolgeranno come di consueto, avendo cura di non superare i 50 partecipanti, di evitare il segno di pace e di ricevere la comunione nel palmo della mano.