Legge 40, cambiarla non abrogarla
Non è corretto affermare che ci sono pro life che vogliono l'abrogazione e basta della Legge 40. Piuttosto, c'è un rapporto causa-effetto tra la genesi della Legge 40 e attuale situazione che la vede ormai un guscio vuoto.ll VAI AL DIBATTITO
Nel dibattito che si è aperto su Legge 40 e fecondazione artificiale, Giacomo Samek Lodovici fa riferimento, criticandoli, a quei pro life che vorrebbero l'abrogazione e basta della legge 40. Sarebbe però interessante sapere a chi si riferisce di preciso.
Qualche nome di coloro che vogliono l'abrogazione della legge 40 e basta ce l'ho in mente: Antinori, Flamigni e qualcun altro che lavora in quel campo, più alcuni esponenti della nuova bioetica “laica” aderente alla Consulta di Bioetica, presieduta da Maurizio Mori, più un bel po’ di cultori e filosofi delle magnifiche sorti e progressive della tecnoscienza applicata all’uomo, fino a quelle donne e quegli uomini politici che hanno costruito consensi e fortune sventolando la bandiera dell’autodeterminazione a oltranza. Costoro reclamano sicuramente l’abrogazione della legge 40 e basta. E stanno riuscendo nel loro intento, smantellandola pezzo per pezzo con l’aiuto di magistrati che invece di applicare le leggi le ridisegnano a piacer loro.
Ma tutti questi evidentemente non appartengono alla categoria dei pro life.
Conosco invece pro life che si sono adoperati per migliorarne l’applicazione in senso più rispettoso per il concepito, inviando al Ministro della Salute suggerimenti per gli aggiornamenti delle linee guida previste dall’art. 7; conosco pro life che, pur avendo della legge 40 una pessima opinione, non si stancano di denunciare gli abusi che ormai avvengono sempre più frequentemente in deroga ai già traballanti paletti posti a tutela dei diritti del concepito, né cessano di cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla intrinseca malvagità della fecondazione extracorporea dalla legge 40 consentita e regolamentata. Non perché non vogliano nessuna legge, ma perché vogliono un’altra legge, totalmente rispettosa dei concepiti. Una legge, la 40, che ha fissato delle procedure e delle norme per attuare la fecondazione extracorporea senza entrare nel merito della stessa fecondazione extracorporea, senza prendere in esame la cosa in sé per vedere se era giusta, vera, a misura di uomo.
Conosco pro life che si sono battuti perché, al tempo della discussione nelle aule del parlamento sulla fecondazione extracorporea, la linea del Piave fosse fissata non tra fecondazione omologa e fecondazione eterologa, come di fatto è avvenuto, ad opera del presidente del Movimento per la vita italiano, Carlo Casini, della Fondazione Nuovo Millennio di Antonio Baggio e del Forum delle associazioni familiari, con il beneplacito di alcuni uomini di Chiesa, ma corresse tra fecondazione extracorporea sì/fecondazione extracorporea no, tra liceità e non liceità di applicare all’uomo tecniche che solo a livello zootecnico trovano giustificazione. Poi i numeri, in parlamento, avrebbero deciso e stabilito, come per tutte le leggi, ma almeno i termini della questione sarebbero stati chiari a tutti. Invece, in tal modo, a prezzo dei funambolismi linguistici che ben conosciamo sulla legge imperfetta, non cattolica etc., si è anche rinunciato a fare opinione, a promuovere un dibattito, a educare, a comunicare che cosa sia veramente la fecondazione extracorporea e quali costi abbia in termini di vite umane.
Ebbene, questi sono gli stessi pro life che non possono impedirsi di stabilire una relazione di causa-effetto tra la genesi della legge 40 e l’odierna situazione che la vede ridotta a un guscio ormai svuotato e sempre più in balia di quanti mirano ad azzerarla. Se infatti solo le procedure contano e non la verità delle cose, se è possibile fare una legge che, proclamando all’art. 1 i diritti del concepito fissi limiti e paletti a formale presidio di tali diritti che poi invece consente di violare, è ovvio che chi ha interesse a farlo abbia buon gioco.