Legalizzate altre 62 chiese in Egitto
Salgono a 1.800 gli edifici religiosi cristiani legalizzati dal comitato governativo creato per volontà del presidente al-Sisi per normalizzare la situazione di migliaia di costruzioni
Procede in Egitto il lavoro del Comitato governativo incaricato di verificare la conformità alle regole edilizie dei luoghi di culto cristiani e delle loro pertinenze: migliaia di edifici costruiti senza chiedere i previsti permessi di edificazione. Negli ultimi giorni del 2020 l’organismo si è riunito per la 18esima volta da quando è stato istituito nel 2016 e, come nelle riunioni precedenti, ha riconosciuto la conformità alle norme edilizie degli edifici religiosi sottoposti alla sua attenzione: in questo caso, 62 tra chiese e strutture di proprietà ecclesiastica. Sale così a 1.800 il numero degli edifici messi in regola. Il Comitato è stato istituito dopo l’approvazione in parlamento nell’agosto del 2016 della legge che normalizza la situazione degli edifici di culto cristiani, legge fortemente voluta dal presidente Abdel Fattah al-Sisi che ha fatto della libertà religiosa e della difesa dei cristiani uno dei punti del suo programma di governo. La nuova legge ha rappresentato un notevole passo avanti rispetto a quella del 1934, di epoca ottomana, che tra l’altro vietava di costruire chiese vicino a scuole, canali, edifici governativi, ferrovie e aree residenziali. La sua applicazione rigida ha impedito a diverse comunità cristiane di dotarsi di una chiesa, anche solo di una cappella, soprattutto nelle aree rurali dell’Alto Egitto. Inoltre la legalizzazione di migliaia di edifici è importante perché gli integralisti islamici hanno usato più volte il pretesto di una struttura non a norma o priva di regolari permessi di costruzione per fomentare violenze contro i cristiani.