Le ultime ore di terrore a Parigi
Terrorismo a Parigi. Due giorni dopo la strage del Charlie Hebdo, le ultime ore di caccia, l'assedio e la sorpresa: c'è un terzo terrorista, con una sua complice, che prende in ostaggio i clienti di un supermercato ebraico. La vicenda si sdoppia e si risolve con un bagno di sangue. Tre terroristi morti e quattro ostaggi uccisi.
Dopo 52 ore di caccia ai killer della redazione del Charlie Hebdo, Parigi è stata liberata dall’incubo del terrorismo nel modo più sanguinoso immaginabile. Con una vera e propria battaglia, una cattura di ostaggi, due raid simultanei.
Nella serata dell’8 gennaio la mobilitazione aveva raggiunto il picco di 88mila uomini mobilitati, fra esercito e polizia. Per dare la caccia a due uomini in fuga.
La giornata del 9 gennaio, ieri, si rivela risolutiva. Di prima mattina l’area in cui si sono nascosti gli jihadisti ricercati, contrariamente alle indagini del giorno prima che puntavano alla Piccardia, risulta essere molto più vicina a Parigi di quanto si sospettasse, a Dammartin-en-Goele, una quarantina di chilometri a Nord della capitale. Dopo un inseguimento in auto, i fratelli Said e Cherif Kouachi si barricano in una tipografia. Nel capannone c’è un solo tipografo che riesce a nascondersi in uno scatolone di cartone e inizia a comunicare con le forze di polizia. I Kouachi non lo scopriranno mai. Nel corso della mattinata, nella cittadina francese arrivano forze speciale e polizia, tutte le vie di accesso sono bloccate e inizia l’assedio.
Mentre inizia la trattativa con i fratelli jihadisti, c’è un colpo di scena a mezzogiorno. Alla mattina dell’8 gennaio, infatti, era stata tesa un’imboscata alle forze dell'ordine a Montrouge, a Sud di Parigi e una poliziotta era stata uccisa, il suo collega ferito. Le autorità avevano arrestato un sospetto, ma avevano subito dichiarato che l’autore dell’agguato fosse ancora latitante. L’episodio, sempre stando alle fonti di polizia francesi, non era collegato alla strage del Charlie Hebdo. Invece lo era: l’attentatore torna in azione, sequestrando un supermercato ebraico di cibo Kosher, nei pressi di Porte de Vincennes, Parigi, prendendo in ostaggio tutti i clienti. Minaccia di ammazzarli tutti se la polizia dovesse uccidere i fratelli Kouachi. E’ lui il misterioso terzo uomo del commando jihadista e non è neppure solo: con lui c’è anche una donna. Lui si chiama Amedy Coulibaly, originario del Mali. Lei, una ragazza nordafricana, è Hayat Boumeddiene.
La vicenda, a questo punto, si sdoppia. Tutto il mondo segue i due assedi, portati avanti in parallelo, aspettando che qualcosa si sblocchi. Si diffonde la notizia che due persone sono morte nel supermercato ebraico. Poi la notizia viene smentita. C’è un terzo allarme alla fermata della metropolitana di Trocadero, ma viene smentita anche quella, dopo minuti di panico.
Alle tre del pomeriggio di ieri, Parigi e i dintorni appaiono veramente come una zona di guerra, attaccata in più punti da nemici che sfuggono alle maglie della sicurezza. Tutto, però, si conclude per il meglio due ore dopo. Prima che cali il buio, alle 17:25 scattano in simultanea i blitz delle teste di cuoio francesi a Dammartin e Parigi. I tre terroristi vengono eliminati. Scappa solo, assieme agli ostaggi, Hayat Boumeddienne, tuttora latitante. La prima mossa la compiono i fratelli Kouachi, che escono allo scoperto sparando. Vogliono morire da shahid, martiri, e trovano la loro fine. La sparatoria a Dammartin-en-Goele fa scattare automaticamente il blitz delle teste di cuoio anche a Parigi. La polizia sa cosa sta avvenendo a quaranta chilometri di distanza, i due sequestratori del negozio ebraico no: l’area è stata isolata dalle comunicazioni telefoniche. Dunque non riesce a sapere della morte dei Kouachi, né a compiere la sua vendetta in tempo reale. Quando i poliziotti liberano anche quei locali, però, trovano i cadaveri di quattro ostaggi, molto probabilmente uccisi prima del blitz, più probabilmente all’inizio del sequestro. Altri quattro ostaggi sono feriti durante il raid di liberazione, ma comunque 25 ostaggi sono liberi.
E anche Parigi è, almeno per ora, libera dal terrore. I terroristi sono riusciti a colpire due simboli da loro odiati: un giornale “nemico dell’islam” e l’ebraismo francese. Loro si ritengono comunque vincitori. I francesi si interrogano, invece, su cosa si sarebbe potuto fare per prevenire tutto questo bagno di sangue.