Le scuole cristiane sotto attacco in India
I nazionalisti indù in alcuni stati pretendono che nelle scuole cristiane si celebrino riti religiosi indù e che venga rimosso ogni segno religioso
I nazionalisti indù continuano a prendere di mira gli istituti scolastici cristiani. Nel Tripura, uno stato dell’India nord orientale, la scuola cattolica Don Bosco di Dhajanagar, si è vista costretta a chiedere aiuto al magistrato distrettuale dopo che esponenti dell’Hindu Jagran Manch e del Sanatani Dharma, due gruppi induisti, hanno minacciato di celebrare nell’istituto “con le buone o con le cattive” la Puja Saraswati, una cerimonia in onore della dea indù Saraswati che si tiene il 14 febbraio e segna i preparativi per l’arrivo della primavera. La motivazione è che la scuola è frequentata anche da studenti di fede indù. Analoghe richieste sono state fatte a tre scuole del vicino stato di Assam. “Abbiamo ribadito – ha spiegato il direttore della scuola Tessy Joseph in una lettera rivolta al magistrato – che abbiamo pieno rispetto per la Saraswati Puja e per altri rituali religiosi di qualsiasi religione, ma ci riserviamo il diritto di gestire la nostra istituzione secondo l'articolo 30 della Costituzione indiana, che garantisce alle minoranze la libertà di amministrare proprie scuole. Loro però sono stati irremovibili”. Nell’Assam inoltre un gruppo induista, il Kutumba Surakshya Parishad, ha dato 15 giorni di tempo a tutte le scuole cristiane dello stato per rimuovere tutti i simboli cristiani, eliminare gli abiti religiosi indossati da sacerdoti e suore, rimuovere statue e immagini di di Gesù e di Maria, e chiudere le chiese che si trovano all’interno degli istituti. Il pretesto è che i missionari cristiani starebbero trasformando scuole e istituti educativi in istituti dove si svolgono attività di conversione. “Non lo permetteremo” ha dichiarato il leader del gruppo, Satya Ranjan Borah. Raggiunto dall’agenzia di stampa Asia News, l’arcivescovo di Guwahati, monsignor John Moolachira, che è anche presidente della Conferenza episcopale della regione del nord-est, ha commentato: “non permettiamo la celebrazione di una Puja nei nostri locali. Possono bere un tè o promuovere programmi culturali all'interno del complesso, ma non svolgere attività religiose. Anche i programmi religiosi cristiani non si tengono durante gli orari scolastici. Temiamo che questi elementi possano entrare nella scuola e celebrare la Puja. Se il governo non ci protegge, non saremo in grado di continuare come prima. Quanto poi all'abbigliamento religioso, abbiamo il nostro abito e non rimuoveremo le statue. Prima di questi gruppi, nessuno ha mai sollevato problemi”. Anche monsignor Lumen Monteiro, vescovo di Agartala nel Tripura, è stato interpellato da AsiaNews: “la Chiesa cattolica nella diocesi serve disinteressatamente la gente – ha commentato – senza discriminazioni di casta o di credo, attraverso il nostro apostolato dell'istruzione. Lavoriamo per la costruzione della nazione senza svolgere alcuna funzione religiosa nelle nostre scuole, perché non sono un luogo adatto. Non abbiamo intenzione di cedere a nessuno di questi gruppi. Molti dei migliori studiosi, funzionari pubblici, imprenditori, medici ed educatori della nostra regione sono stati studenti delle nostre scuole. E i poveri hanno trovato dignità e valorizzato i talenti donati da Dio nelle nostre aule”.