Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Pakistan

Le minoranze religiose accolgono con speranza il nuovo primo ministro del Pakistan, Imran Khan

Il primo discorso del nuovo premier pakistano, Imran Khan, suscita speranze di un futuro migliore nelle minoranze religiose perseguitate

 

All’indomani delle elezioni del 25 luglio, la Chiesa pakistana si era unita al coro di chi denunciava brogli da parte del partito vincitore, il Pakistan Tehreek-e-Insaf. Destava timore inoltre la vicinanza del loro leader, Imran Khan, ai talebani. Tuttavia i primi discorsi di Khan da primo ministro hanno dato speranza alle minoranze religiose spesso vittime di persecuzione. Khan ha infatti dichiarato di voler seguire l’eredità del fondatore del Pakistan, Mohammad Ali Jinnah, che voleva per tutti i cittadini, minoranze incluse, libertà giustizia e uguaglianza. “Se Imran Khan sarà in grado di farlo – ha detto all’agenzia Fides P. Qaisar Feroz OFM Cap, Degretario esecutivo della Commissione cattolica per le comunicazioni nella Conferenza episcopale cattolica in Pakistan – vi sarà un grande cambiamento nella storia del Pakistan e sarà un successo del suo governo”. Padre Feroz ha aggiunto che i leader politici del Pakistan Tehreek-e-Insaf in genere sono ben istruiti e altamente qualificati: “se Imran Khan nominerà le persone giuste per i ministeri del governo, sarà sicuramente un grande passo avanti”. Anche Kailash Sarhadi, membro della comunità sikh, Segretario della Commissione interreligiosa di armonia del Pakistan (ICPH), si è detto fiducioso: “Le minoranze religiose pakistane sono piuttosto favorevoli a Imran Khan – ha spiegato – il leader crede negli insegnamenti islamici e vuole dare diritti, libertà e giustizia alle minoranze in modo simile a quello che accadde in Arabia ai tempi del Profeta Muhammad. Durante il suo primo discorso ha conquistato il cuore di molti. Il discorso che era in lingua in urdu si è rivolto e ha abbracciato ogni persona nel paese senza alcuna differenza di casta, credo, etnia e religione”.