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GAZA

Le armi di Hamas non scalfiscono Israele

Razzi M-302, Qassam, Grad, Fajir e droni imbottiti di esplosivo. Sono tante le armi, più o meno sofisticate, usate da Hamas nella sua offensiva contro Israele. Ma nessuna di queste è riuscita a perforare lo scudo Iron Dome, che protegge le città.

Esteri 18_07_2014
M302 sequestrato

Non è ancora certo come evolverà la situazione a Gaza, dopo l'autorizzazione israeliana a procedere con un'offensiva di terra. Per ora si può solo osservare il sostanziale fallimento della loro offensiva nonostante l’impiego di droni e nuovi razzi a lungo raggio.

Il primo flop lo hanno registrato i razzi pesanti M-302, prodotti in Siria copiando il modello cinese WS-1, contrabbandati negli ultimi mesi a Gaza dall’Iran via Sudan e forse modificati nelle officine clandestine delle Brigate Ezzedine el-Kassam (braccio armato di Hamas) per aumentarne il raggio d’azione. Benché queste armi abbiano raggiunto Hadera e Haifa consentendo ad Hamas di colpire da Gaza tutto il territorio israeliano il sistema di difesa Iron Dome ha neutralizzato la minaccia intercettando, di fatto, quasi tutti i razzi diretti su aree abitate.

La discriminazione è importante poiché lo “scudo” israeliano calcola la traiettoria dei singoli razzi ed evita di intercettare quelli diretti su aree desertiche, che sono la gran parte considerato che i palestinesi non hanno modo di guidare con precisione il tiro delle loro armi.  La valutazione degli israeliani è anche di tipo economico. Ogni missile intercettore Tamir impiegato dall’Iron Dome costa oggi 20 mila dollari (un costo in calo rispetto al 2012 quando l’Iron Dome era appena entrato in servizio), certo molti di più di un razzo palestinese Kassam (appena 800 dollari), Grad o degli iraniani Fajr-5 e M-302. Se ogni razzo lanciato venisse intercettato i costi per Israele salirebbero alle stelle e le riserve di Tamir si esaurirebbero rapidamente, così come salirebbe il costo della guerra se venissero impiegati ogni giorno missili Patriot del valore variabile tra 1 e 3 milioni di dollari (a seconda della versione) per colpire i droni iraniani Ababil forniti ad Hamas almeno uno dei quali è stato abbattuto il 14 luglio.

Gli aspetti finanziari legati alla difesa dello spazio aereo israeliano sono legati alla necessità operativa di disporre di sistemi diversi da impiegare contro svariate minacce. L’Iron Dome intercetta razzi e colpi d’artiglieria, i missili Patriot proteggono da aerei e missili balistici a breve raggio mentre il sistema di difesa strategica Arrow intercetta i missili balistici a medio raggio di cui sono dotati l’Iran e alcuni Paesi arabi. Le armi messe in campo da Hamas sono state finora intercettate da Iron Dome e i Patriot anche se con costi finanziari considerevoli. Entro un paio d’anni però Israele schiererà anche un nuovo sistema di difesa aerea basato su raggio laser, noto come Iron Beam, che risulterà efficace contro razzi, proiettili d’artiglieria e piccoli droni al costo più accettabile di mille dollari a colpo .

I palestinesi puntano ad alzare i costi del nemico moltiplicando gli attacchi. La televisione di Hamas, al-Aqsa tv, ha riferito il 14 luglio di aver lanciato numerosi droni un paio dei quali andati perduti mentre altri avrebbero raggiunto e sorvolato il ministero della Difesa di Tel Aviv. La notizia non è stata confermata dal comando israeliano ma la stessa fonte ha riferito che le Brigate Ezzedine al-Qassam dispongono di droni Ababil in tre diverse versioni: per compiti di ricognizione e intelligence dotati di telecamere, per missioni di attacco con bombe e razzi sotto le ali e per azioni suicide imbottiti di esplosivo.

L’impiego dei droni, la cui presenza era già stata rilevata a Gaza alla fine del 2012 (mentre i miliziani libanesi Hezbollah li impiegano dal 2006)  ha messo in allarme la difesa aerea israeliana nei confronti delle “sorprese” e dei “mezzi per operazioni speciali” il cui impiego era stato preannunciato da Hamas. Questa “è solo una delle molte sorprese che abbiamo preparato per il nemico” ha annunciato da Gaza un portavoce del movimento.

Gli israeliani sembrano temere soprattutto l’impiego di droni kamikaze, più lenti ma più precisi dei razzi, specie se utilizzati contro obiettivi sensibili e vulnerabili come la centrale nucleare di Dimona. In una conferenza internazionale tenutasi nel marzo scorso il generale Shachar Shohat, a capo della difesa aerea di Gerusalemme, ha rinnovato il timore che Hamas ed Hezbollah possano affiancare agli arsenali di razzi anche flotte di droni carichi di esplosivo valutando una possibile minaccia in cui “dovremo far fronte a decine di veicoli aerei senza pilota, in entrambi i fronti nord e sud”.

La flotta di Hezbollah è stimata dagli israeliani in 200 velivoli teleguidati di origine iraniana del tipo Ababil e Mohajer e nel marzo scorso il giornale saudita al-Watan ha riferito che i miliziani sciiti dispongono di almeno un aeroporto attrezzato per questi velivoli nella regione di Baalbek. Imprecisato invece il numero di droni presenti nella Striscia di Gaza e in grado di operare da una piccola pista nei pressi di Khan Younis.