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Lavrov crea tensione con Israele. Cosa bolle in pentola

Le dichiarazioni di Lavrov a Rete4 su "Il saggio popolo ebraico sostiene che i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei" ha fatto indignare Israele. E se fosse proprio questo lo scopo delle dichiarazioni del potente ministro degli Esteri russo? Fra Israele e Russia le relazioni non sono buone.

Esteri 04_05_2022
Yair Lapid e Sergey Lavrov

Le parole pronunciate, domenica scorsa, dal potente ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, hanno suscitato indignazione, sia tra i componenti del Governo israeliano, sia tra la popolazione, in modo particolare tra gli ebrei di origine russa e ucraina che vivono stabilmente in Israele. Ma di cosa realmente si tratta?

Lavrov, intervistato da una rete televisiva italiana, ha posto un interrogativo: «Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy è ebreo? Il fatto non smentisce che vi siano elementi nazisti in Ucraina. Anche Hitler aveva origini ebree. Ciò non significa assolutamente nulla. Il saggio popolo ebraico sostiene che i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei. Ogni famiglia ha la sua pecora nera». Dichiarazioni pesanti. E immediata è stata la risposta e l'indignazione del governo con la stella di Davide.

Il primo ministro Bennett ha dichiarato, ieri mattina, che «menzogne ​​come queste hanno lo scopo di incolpare gli ebrei dei crimini più terribili della storia, commessi invece contro di loro, e con lo scopo di sollevare gli oppressori dalle loro responsabilità». Ed ha proseguito: «L’uso dell'Olocausto, come strumento politico, deve essere fermato immediatamente».

Il ministro degli Esteri, Yair Lapid, ha convocato l'ambasciatore russo in Israele, Anatoly Viktorov, dopo la dichiarazione di Lavrov. Viktorov dovrebbe incontrare Gary Koren, vicedirettore generale del ministero degli Esteri per l'Eurasia, per chiarimenti. «Questa è un'affermazione imperdonabile e oltraggiosa, oltre che un terribile errore storico. Ci aspettiamo delle scuse» ha detto Lapid incontrando i giornalisti. Ed ha proseguito: «Gli ebrei non si sono uccisi tra loro durante l'Olocausto - ha detto Lapid - mio nonno è stato ucciso dai nazisti. Dire che Hitler era di origine ebraica è come dire che gli ebrei si siano suicidati, e noi non possiamo tollerare un simile paragone. Mi fa infuriare, non solo come ministro degli Esteri, ma anche come figlio di un uomo che è stato confinato nel ghetto di Budapest. Non è stato messo lì dagli ebrei. Sono stati i nazisti».

Anche il presidente del Museo dell’Olocausto, lo Yad Vashem, Danny Dayan ha condannato le affermazioni del ministro russo: «Le parole di Lavrov sono infondate, strane e pericolose e devono essere condannate. Credo che prima di parlare sarebbe meglio studiare, conoscere la storia. Le frasi sensazionali non servono a nulla».

A questo punto, quanto dichiarato da Lavrov è allo studio degli analisti. Non si esclude che si tratti di vere e proprie provocazioni. Una sfida che il potente ministro degli Esteri russo avrebbe lanciato all'indirizzo di Israele, per creare tensione tra la popolazione e mettere in difficoltà il governo Bennett, in particolare dopo la condanna, dell'invasione russa all'Ucraina, presso le Nazioni Unite e il voto favorevole degli israeliani per la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani dell'organismo internazionale.

Che ci fosse tensione tra i due Paesi non è una novità. Nei giorni scorsi, il presidente russo ha sollecitato, con una lettera al Governo ebraico, la restituzione della chiesa Nevsky, nel centro storico di Gerusalemme. L’ex primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel 2020, aveva garantito al presidente Putin, che la Russia sarebbe rientrata in possesso della chiesa ortodossa russa Alexander Nevsky. Il complesso, che si trova nei pressi del Santo Sepolcro, comprende una chiesa, un museo e alcuni resti archeologici, tra cui la “Soglia della Porta del giudizio”, vale a dire un’antica porta delle mura cittadine, che secondo la tradizione ortodossa, Gesù stesso avrebbe varcato, mentre veniva condotto al Golgota, il luogo della crocifissione. L'assicurazione fatta due anni fa da Netanyahu faceva parte di una serie di gesti, più o meno distensivi, volti ad agevolare la scarcerazione di Naama Issachar, un israeliano detenuto in Russia, per traffico di droga.

Lo scorso marzo, però, un giudice del Tribunale distrettuale di Gerusalemme ha sospeso il trasferimento di proprietà allo Stato russo, dopo le obiezioni e i ricorsi presentati dalla Società ortodossa palestinese – non sottoposta al controllo del Cremlino – proprietaria dell’edificio fino al 2020.