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GERMANIA

L'autunno caldo del nuovo arcivescovo di Berlino

Figlio spirituale del cardinale Joachim Meisner, Rainer Maria Woelki entra nella capitale tedesca. Lo attende
una diocesi piuttosto complessa.

Attualità 26_08_2011
Rainer Maria Woelki

 

Chiamato il 2 luglio scorso da Papa Benedetto XVI a sostituire il deceduto cardinale Georg Sterzinsky, il nuovo arcivescovo di Berlino Rainer Maria Woelki farà il proprio ingresso nella capitale tedesca domani, sabato 27 agosto. Classe 1956 e nato a Colonia da genitori espulsi dai territori della Prussia Orientale, nella città renana è cresciuto e si è formato, fino a diventare vescovo ausiliario.

I circa 390mila cattolici berlinesi che lo accoglieranno hanno dovuto assistere fin dal momento della sua nomina a duri attacchi scatenati contro la sua persona da più parti. Sono state anzitutto le associazioni di gay e lesbiche a denunciare l’espressione di Woelki per cui l’omosessualità praticata va indicata come una violazione dell’ordine della creazione. L’altra critica gli è arrivata invece per la sua vicinanza alla prelatura dell’Opus Dei (lui stesso ha dichiarato di non appartenervi), semplicemente per aver scritto e discusso il proprio dottorato a Roma presso l’Università della Santa Croce, appunto dell'Opus Dei.

Quel che è certo è che Woelki va considerato un figlio spirituale di Joachim Meisner, l’attuale cardinale di Colonia e già arcivescovo di Berlino dal 1980 al 1988, dunque negli ultimi anni della città divisa dal Muro. Non sarà un caso che da Colonia, prima di Woelki, siano già "partiti" di recente altri due vescovi: Friedhelm Hofmann (insediatosi a Würzburg) e Norbert Trelle (a Hildesheim). Dopo averlo voluto suo segretario, Meisner ha affidato a Woelki nel 1997 il delicato incarico di responsabile della formazione dei futuri sacerdoti. È stato poi Papa Giovanni Paolo II, nel 2003, a nominarlo vescovo ausiliario di Colonia ed egli da parte sua ha scelto il motto Nos sumus testes, "Noi siamo testimoni", certo significativo per ogni cristiano, ma tanto più per chi è chiamato ora a rendere la propria testimonianza in una città come Berlino, considerata oggi tra le capitali europee come quella più felicemente emancipata dalla tradizione e dai valori cristiani, e più in generale dal fondamento religioso dell’esistenza. Da questo punto di vista la caduta del Muro del 1989 e la successiva riunificazione della Germania hanno permesso lì un tragico processo simbiotico tra l’ateismo di stato dominante per quarant’anni nel settore est comunista e l’aggressivo capitalismo della parte occidentale, tendente a rendere tutto merce. Ma Berlino è anche la città dove da diversi anni, a settembre (quest’anno sarà il 17, giorno delle elezioni comunali), cattolici e protestanti marciano insieme per le vie della capitale in difesa della vita (contro l’eutanasia e l’aborto in particolare).

«Ho un po’ di paura», ha dichiarato qualche giorno fa Woelki al Berliner Zeitung. «Quando mi è stata comunicata la nomina ho sentito le gambe molli». È vero che Berlino rappresenta una sfida anzitutto perché è la sede del governo e perché si tratta di grande città, la vera ed unica metropoli tedesca, tuttavia il nuovo arcivescovo ha anzitutto intenzione di «conoscere l’intera diocesi, i sacerdoti e le comunità». «Dovrò ascoltare  molto», ha aggiunto. Quella berlinese è una diocesi della diaspora, composta da tanti immigrati, dunque di persone di diversa provenienza, formazione e cultura. Inoltre, «nella metropoli vivono tanti che non credono», ha detto ancora Woelki, «dunque dovremo porci la domanda circa il modo in cui raggiungerli. Non credo molto nei grandi eventi e nelle feste, confido piuttosto nella capacità di raccontare ciò che dà a ciascuno la ragione della propria vita”. Per questo il nuovo arcivescovo crede molto nell’educazione: «Attraverso l’insegnamento della religione si offre una eccezionale possibilità di informare i giovani circa la fede cristiana».

A proposito dei suoi rapporti con il governo che regge le sorti di Berlino (Klaus Wowereit è sindaco dal 2001 e guida una coalizione rot-rot, comprendente cioè SPD e Linke) il 16 agosto scorso Woelki ha già giurato, presente lo stesso borgomastro ma anche il nunzio di Germania, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, la propria fedeltà al Land berlinese. Il giuramento era dovuto, poiché previsto nel concordato di riferimento, sebbene risalente ancora agli Trenta (non esiste ancora un trattato tra la Chiesa cattolica e il Land di Berlino). «Non vedo particolari impedimenti affinché si possa iniziare finalmente a discutere di un simile trattato», ha dichiarato al proposito Woelki, «per quanto al momento non vedo particolari urgenze».

Non appena avrà preso possesso della diocesi, l’arcivescovo Woelki avrà di fronte un settembre particolarmente impegnativo: il 17, come detto, la marcia per la vita e le elezioni comunali, e il 22 la visita di Benedetto XVI, con il discorso al Bundestag e la Santa Messa celebrata alle stadio Olimpico. Nel frattempo, dovendo scegliere casa, ha optato per un’abitazione a Wedding, un quartiere del distretto di Mitte, vicino alla Bornholmer Straβe, dove era situato il punto di passaggio di confine che per primo il 9 novembre 1989 venne aperto ai berlinesi orientali: «credo che si tratti di un luogo simbolico e molto significativo», ha detto ancora Woelki, «al centro di Berlino, un punto d’incontro tra oriente ed occidente».