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TRENTINO

L'assessore vuole il gender? Ora ci sono le prove

Sara Ferrari, assessore provinciale trentino alle Pari Opportunità, è al centro di un acceso dibattito sul gender nelle scuole. Da mesi i quotidiani locali ospitano articoli di genitori, lettori, insegnanti, che si accapigliano sul tema. Le rassicura: nessuno vuole introdurre il gender ma educare i giovani alla parità. Ma non è così.

Politica 25_09_2015
Sara Ferrari, assessore della Provincia di Trento

Sara Ferrari, assessore provinciale trentino alle Pari Opportunità, è al centro di un caldo dibattito per quanto riguarda il gender nelle scuole. Da mesi i quotidiani locali, Adige e Trentino, ospitano articoli di genitori, lettori, insegnanti, che si accapigliano sul tema. Recentemente l'assessore Ferrari è intervenuta per rassicurare i genitori: nella scuola trentina nessuno vuole introdurre il gender; semmai solamente educare i giovani alla parità e all'eguaglianza. La prudenza e le rassicurazioni dell'assessore non hanno però tranquillizzato tutti.  

Così si moltiplicano le conferenze sul territorio, organizzate da genitori che bramano capire davvero cosa verrà detto ai loro figli: parità farà rima con indistinzione? Ai ragazzi verrà insegnata la bellezza delle differenze, o l'interscambiabilità tra uomo, donna, bisex, trans, genderfluid ecc.? A destare preoccupazione il fatto che la Ferrari abbia connotati politici e ideologici molto ben definiti. E il recente passato: l'entrata in Università, alcuni anni fa, di pubbliche lezioni sul sesso sostenute dal movimento Lgbt nell'ambito della manifestazione Universiinversi, con «vibratori d'ogni forma, raffinate tecniche di piacere e parti anatomiche illustrate fin nel dettaglio». (Trentino, 19/5/2009).

Già membro dei Laici Trentini per i diritti civili, organizzazione dichiaratamente atea e vivacemente polemica con la Chiesa locale, guidata dall'arcivescovo Luigi Bressan (fortemente critico verso il ddl locale sull'omofobia), la Ferrari si è dichiarata, in passato, con coerente nettezza, per l'eutanasia, presenziando ad incontri sul territorio con Beppino Englaro, il padre di Eluana, ed ha sempre sostenuto le inziative dell'Arcigay locale. Si può trovare traccia, proprio sui siti dell'Arcigay, dei suoi incontri pubblici con il presidente nazionale dell'Arcigay, Flavio Romano, e il presidente dell'Arcigay trentina, Paolo Zanella. In occasione di un incontro pubblico con costoro, la Ferrari ebbe ad esprimersi sulla necessità di educare le nuove generazioni in modo "nuovo": «Si è affrontato il tema della legge provinciale contro l'omofobia, e l'assessora ha ribadito il ruolo cruciale della scuola nella formazione di una coscienza civica che veda nell'inclusione di chi è diverso un obiettivo fondamentale da raggiungere. Si è parlato della situazione italiana e Flavio Romani ha dipinto il quadro di un Italia in arretrato rispetto al resto d'Europa, ma dove qualcosa si sta muovendo, anche se con la prudenza di una politica che ancora non riesce ad emanciparsi dalla costante pressioni di una Chiesa troppo ingombrante» (clicca qui).

L'11 maggio 2015, presso il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale di Trento, l'assessore ha preso parte ad un incontro pubblico, gestito ancora una volta dal mondo Lgbt, con questo titolo: "Diritti alla meta, Omofobia, unioni civili, matrimonio egualitario e autodeterminazione delle persone trans". A sostenere, insieme a lei, il matrimonio gay ecc. anche il senatore Pd Sergio Lo Giudice, noto al grande pubblico per aver affittato l'utero di una donna, in America, per produrre in tal modo un bambino per sè e per il suo compagno, e per essere l'ispiratore del ddl Cirinnà, che apre al matrimonio gay (clicca qui). Se l'assessore alle Pari Opportunità Ferrari strizza così sovente l'occhio al mondo gay, lesbo e trans, pensano molti genitori, vedi mai che questa sua convinzione venga fatta passare anche nella scuola, in modo più o meno aperto! Come è già accaduto quando almeno in un asilo del Comune, sotto Natale, è stato mostrato ai bambini un testo, Il libro delle famiglie, con cui si spiegava ai bambini che tra tutte le famiglie possibili vi sono anche quelle con due mamme o due papà. Il tutto con la benedizione del presidente della Provincia di Trento, il "cattolico" Ugo Rossi.

La domanda principale che si pongono i genitori non è soltanto quale sia, di facciata, il programma proposto alle scuole che hanno aderito al bando provinciale, ma chi materialmente andrà poi nelle aule a insegnare questa sfuggente e vaga educazione alla parità. La risposta, ancora una volta, non tranquillizza: infatti, l'individuazione dei formatori incaricati di tenere i percorsi nelle scuole è stata effettuata, a quanto si capisce, dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere (Csg) dell'Università di Trento (attività prevista nelle attività a supporto della Provincia autonoma di Trento in virtù dell’Atto di indirizzo - prot.n. S162/2014/464568/1.18 del 2 settembre 2014). Il Csg è un ente che, come si afferma nella sua pagina ufficiale, «si propone di diffondere la cultura di genere attraverso molteplici iniziative, quali scambi culturali e dibattiti scientifici, collaborazioni nazionali ed internazionali, nonché di mettere a disposizione di soggetti e istituzioni le competenze acquisite».

Una veloce scorsa ai componenti del Csg dimostra una evidente vicinanza oltre che con l'assessore Ferrari, anche con il mondo gay, lesbo e trans. Barbara Poggio, coordinatrice del Csg, si è battuta a favore della cosiddetta legge sull'omofobia, proposta dal consigliere Pd Mattia Civico e dal presidente dell'Arcigay Zanella, che ha come fine proprio l'entrata nelle scuole della cosiddetta lotta all'omofobia, ed è così vicina al mondo Lgbt da presenziare ufficialmente a serate organizzate da Arcilesbica e dedicate alle fiabe gender. Quelle in cui il principe bacia non la principessa, ma il principe. Analoghe considerazioni si possono fare per altri componenti del Csg, la cui collateralità con il mondo Lgbt è quantomai evidente e pubblica. In una conferenza pubblicizzata da Arcilesbica del Trentino Alto Adige, il 23 ottobre 2008, le relatrici del Csg hanno sostenuto: "considerando in particolare il rapporto tra sesso biologico, genere e scelte sessuali, si sostiene come sia soprattutto il genere, e solo molto raramente la sessualità, per quanto inseparabili nell’esperienza del soggetto, a costituire l’identità soggettiva" (clicca qui). Pura ideologia gender, quella per cui ognuno è, non maschio o femmina, ma quello che si senti (anche genderfluid: ogni tanto maschio, ogni tanto femmina).

Spulciando sul sito del Csg, chi non credesse all'esistenza dell'ideologia gender, più volte denunciata da papa Francesco, potrebbe ricredersi. Ecco, per fare un esempio, il titolo di una delle conferenze raccomandate: "Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia". Si badi al riferimento persino ai pederasti, cioè ai pedofili. É questa grande varietà di perversioni ciò di cui parleranno anche a scuola, tra una favola gender e l'altra?

Un altra conferenza pubblicizzata dal Csg riguarda i «movimenti Lgbtquia (lesbici, gay, trans, queer, intersessuati, agender)», così che possiamo apprendere che l'educazione di genere insegna non solo l'esistenza di innumerevoli generi, oltre al maschile e al femminile, ma anche quella di persone che si sentono agender, senza genere, né uomini, né donne, né trans, né altro... In ogni modo, suggerisce il titolo, va sempre bene (gli unici cattivi, gli "omofobi" da additare e perseguitare, sono coloro che invece ritengono sia utile insegnare ai ragazzi e alle ragazze a sentirsi ciò che sono, e a vivere in armonia con il proprio corpo (clicca qui).

Un'ultima nota, tra le tante: tra i componenti del comitato direttivo del Cgs spicca la presenza dell'avvocato Alexander Schuster, già legale della coppia di donne che si è fatta riconoscere un "figlio" (termine del tutto improprio, visto che una delle due donne non può essere madre) dal comune di Roma nel febbraio di quest'anno. Schuster è anche ideatore e coordinatore europeo del progetto Rights on the move. Cofinanziato dalla Commissione europea, con un budget di euro 622.292; “deatore e coordinatore europeo del progetto Equal Jus– European Network for the Legal Support of Lgbt Rights. Cofinanziato dalla Commissione europea, con un budget di 521.800; coordinatore generale dello studio interdisciplinare commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento pari opportunità volto all'identificazione, all'analisi e al trasferimento di buone prassi in materia di non discriminazione nello specifico ambito dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, con un budget di € 112.800 (clicca qui). Tanto per capire quanti soldi pubblici ci sono dietro la promozione dell'ideologia di genere!

In conclusione, se l'assessore Ferrari ha tale simpatia e contiguità con il mondo Lgbt e con i suoi addentellati unversitari (vedi Csg), questa l'affermazione di uno dei tanti genitori allarmati, «almeno lo dica chiaramente e pubblicamente. Cercare di indottrinare i figli, a insaputa delle famiglie, è indegno di chi parla di Pari Opportunità, ma mette in un angolo la famiglia naturale, quella da cui i bambini sono sempre nati, e, speriamo, contineranno a nascere».