«Lasciamo ai coniugi la libertà di regolare le nascite»
Edito dalla Libreria vaticana, Famiglia e Chiesa, è un volume di 554 pagine che raccoglie i risultati di un seminario di studio organizzato dal Pontificio consiglio per la famiglia cui hanno preso parte numerosi esperti e teologi provenienti da tutto il mondo. E testimonia quanto il dibattito vada molto al di là dell’effettivo campo d’azione su cui sarà chiamato a deliberare il Sinodo di ottobre.
Se un anno fa aveva fatto rumore (e molto) l’uscita in libreria del volume Permanere nella Verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica, contenente la riflessione di cinque cardinali e altri studiosi, tutti contrari a sostenere le tesi esposte da Walter Kasper nel concistoro del febbraio 2014 in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, quest’anno potrebbe essere il turno di Famiglia e Chiesa. Edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è un volume di 554 pagine che raccoglie i risultati di un seminario di studio su “alcune questioni concernenti la pastorale della famiglia” che si è svolto in tre tappe: 17 gennaio, 21 febbraio e 14 marzo. Seminario organizzato dal Pontificio consiglio per la famiglia, l’organismo vaticano guidato da mons. Vincenzo Paglia, cui hanno preso parte numerosi esperti e teologi provenienti da tutto il mondo.
Al di là della discussione sulla possibilità di riammettere i divorziati risposati all’eucaristia una volta all’anno (a Pasqua), scorrendo gli interventi si coglie quanto il dibattito, in realtà, vada molto al di là dell’effettivo campo d’azione su cui sarà chiamato a deliberare il Sinodo prima della decisione finale del Papa. Ci sono teologi (Paul De Clerck) che hanno rimesso in pista capitoli che lo stesso Instrumentum laboris presentato a giugno ha di fatto già chiuso, come la possibilità di riconoscere nuove nozze sulla scia di quanto fa la Chiesa ortodossa, la cosiddetta “oikonomia”. Per comprendere l’orientamento del parterre, basta far presente che tra gli oratori era presente Eberhard Schockenhoff, professore di Teologia morale a Friburgo che terrorizza la necessità di «liberare la teologia morale dalla legge naturale» e di basare «la coscienza sull’esperienza di vita del fedele».
Sono state tirate nuovamente fuori le aperture che Joseph Ratzinger, quasi cinquant’anni fa, fece o sul tema dell’indissolubilità del matrimonio e il riaccostamento alla comunione per i divorziati risposati. Il rettore del Seminario maggiore di Padova, nonché docente di morale familiare e pastorale della famiglia alla Facoltà teologica del Triveneto, Gianpaolo Dianin, ne ha fatto esplicito riferimento, quasi a sottintendere la benedizione del Papa emerito alla linea dei novatori. Nulla però è stato detto circa il “ravvedimento” di Ratzinger, già chiaro nei primi anni Novanta, quando da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede bocciò la richiesta di tre vescovi tedeschi (Kasper, Lehmann e Saier) di permettere ai divorziati risposati di comunicarsi. Ravvedimento reso ancor più esplicito dalla decisione del Pontefice emerito di riscrivere da capo – e in senso opposto – nella sua opera omnia la frase “incriminata” cui si è appellato Dianin. Decisione risalente a un paio di anni fa.
Ma è ben altro il piano su cui è scivolata la discussione: la questione della sessualità e – in ultima istanza – della contraccezione. Convitato di pietra al Sinodo (tutti i padri, in due anni di appassionato confronto, hanno fatto a gara per dire che non era questo “il problema”), se ne parla eccome nelle riunioni a porte chiuse tra teologi, come dimostra (da ultimo) l’evento ospitato a maggio all’Università Gregoriana (vedi l’altro articolo di Lorenzo Bertocchi). Così, stando a quanto riporta il volume edito dalla Lev, si scopre che numerosi sono stati gli inviti a considerare «se la fondamentale apertura alla vita debba essere preservata in ogni singolo incontro sessuale» (parola di Schockenhoff), mentre il padre gesuita Gian Luigi Brena, professore di antropologia filosofica all’Aloisianum di Padova, ha auspicato il superamento della «eccessiva severità» e della «regolamentazione autoritaria» che fino a oggi la Chiesa ha manifestato nei confronti della sessualità.
Ancora più esplicito in tal senso è stato il francescano Edoardo Scognamiglio, che ha gettato sul tavolo un argomento rimasto finora tabù: «I metodi naturali non vanno assolutizzati». Bisogna «vagliarli criticamente dal punto di vista scientifico». In ogni caso, ha aggiunto padre Scognamiglio, «non possiamo e non dobbiamo sostituirci alle coscienze dei fedeli in ogni ambito, soprattutto in quello della morale sessuale e familiare». A corroborare tale posizione ci ha pensato il professor Paolo Moneta, ex ordinario di diritto canonico a Pisa, a giudizio del quale «sono irrilevanti i mezzi con cui i coniugi intendono regolare le nascite».