Larino, cattedrale dalla pianta asimmetrica
Questa settimana siamo nel basso Molise, dove ci soffermiamo sull'originale duomo terminato nel 1319, ma sorto sui resti di un edificio pre-esistente. Le pareti della chiesa originalmente erano rivestite da cicli di affreschi del Tre e Quattrocento.
Larino è un comune del basso Molise la cui origine è da anteporre, addirittura, a quella della stessa Roma. Dei fasti dei secoli antichi e di quelli successivi restano tracce in città, dalle vestigia dell’Anfiteatro romano a Palazzo Ducale, passando per il Duomo, eretto in un’area dove gli abitanti, in epoca medievale, sarebbero riusciti a difendersi meglio dall’attacco delle orde ungare e saracene. Correva l’anno 1319 quando la cattedrale venne consacrata, ma di essa, sorta sui resti di un edificio preesistente, come dimostra la pianta asimmetrica, si hanno notizie sin dal IX secolo.
La facciata, obliqua rispetto al corpo della fabbrica, dal coronamento orizzontale tipico delle chiese abruzzesi, è un quadrato quasi perfetto, diviso in due piani da una cornice. Il rosone, nella zona superiore, è a tredici raggi, numero corrispondente a quello degli Apostoli con il loro maestro, Cristo. Attorno ad esso si distribuiscono le sculture dei simboli degli Evangelisti e dell’Agnus Dei, immagine ricorrente sul prospetto principale, comparendo anche nella cuspide del protiro. Ai lati del rosone si aprono due bifore a vento, anch’esse riccamente scolpite. Il piano inferiore è mosso da un portale fortemente strombato grazie alla sovrapposizione di colonnine tortili, impreziosite da capitelli abitati da figure umane e draghi, sorrette da leoni e grifi che vigilano l’ingresso alla chiesa.
L’opera, attribuita al maestro gotico Francesco Petrini, si completa con la bella lunetta in cui assistiamo ad una scena di Crocefissione, dove il Cristo a tutto tondo, affiancato dalle sculture massicce della Vergine e San Giovanni, è incoronato con la corona del martirio e della gloria da un angelo che scende in volo dall’alto. A destra della facciata si innalza l’imponente torre campanaria, a pianta quadrata, opera di Giovanni Casalbone che vi pose mano nel 1451, conclusa solo nel 1523 con l’aggiunta della cuspide di coronamento.
L’interno della chiesa, anch’esso asimmetrico, è diviso in tre navate di cui quella centrale coperta da capriate e le laterali da volte a crociera. Le pareti, in origine, erano rivestiti da cicli di affreschi Tre e Quattrocenteschi. Di questa decorazione restano esemplari lacerti con le immagini di S. Orsola tra le compagne, S. Benedetto e S. Michele Arcangelo. Cinquecentesca è la cappella dell’Annunciazione, con omonimo e coevo affresco, poco leggibile, che si intravvede dopo avere varcato un’ elegante arcata rinascimentale. La navata sinistra accoglie una tela con l’Immacolata Concezione, attribuita al pittore barocco Francesco Solimena.
Nell’abside quadrata la vetrata novecentesca racconta la storia di San Pardo, titolare della chiesa insieme all’Assunta. Le reliquie del Santo Vescovo sono conservate in un’urna nella cripta sottostante.