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NUOVE ALLEANZE

L'Argentina aiuta la Cina nella corsa allo spazio

L'Argentina concede l'uso di una base di monitoraggio spaziale alla Cina, utile anche per il programma Marte. L'accordo ha subito suscitato preoccupazione e polemiche con gli Usa, anche perché il programma spaziale cinese, contrariamente a quello dell'Ue, è gestito dai militari

Esteri 14_08_2020
I cinesi costruiscono la base di Quintuco (Argentina)

Il presidente argentino Alberto Fernández ha ratificato l’accordo con la Cina per abilitare la stazione per i rilievi spaziali e satellitari concessa a Pechino a Neuquén, nell’area di Quintuco, in Patagonia, che fornisce telemetria, monitoraggio e supporto anche alla missione cinese su Marte.

La risoluzione pubblicata il 7 agosto contiene un allegato di 15 pagine che ha promulgato l’accordo approvato dal parlamento argentino nel 2015 in cui i cinesi chiedevano la concessione a costruire una base per esplorare la Luna, la Stazione di Bajada del Agrio vicino a Quintuco. “I dati e le informazioni tecniche e scientifiche ottenute tramite esperimenti congiunti dagli organismi esecutivi durante l’attuazione di programmi di cooperazione specifici devono essere disponibili per entrambe le parti e scambiati il prima possibile. Nessuna delle parti divulgherà o trasferirà tali dati o informazioni a terzi senza il consenso scritto dell’altra parte", si legge in uno degli articoli dell’accordo.

La legge assicura alla Cina una concessione di 200 ettari per la gestione della base satellitare e un’esenzione fiscale della durata di 50 anni. Finora Pechino avrebbe speso 50 milioni di dollari per costruire la stazione, sulla quale è stata installata un’antenna alta 35 metri. Il governo argentino può utilizzare le apparecchiature di osservazione spaziale solo per il 10% del tempo. In Argentina, in una provincia vicina a quella che ospita la base cinese, è attiva anche un centro di rilevamento spaziale dell’agenzia spaziale europea (ESA), ma la stazione fornita ai cinesi desta preoccupazioni in Occidente anche perché la struttura è gestita dall’agenzia Satellite Launch and Tracking Control General, controllata dall’Esercito popolare cinese (PLA), in cui lavora solo personale proveniente dalla Cina.

Il governo argentino ha riconosciuto alla Cina la gestione della stazione di controllo satellitare e per l’esplorazione spaziale entrata in funzione due anni fa e la decisione è stata presa in seguito a una richiesta esplicita del presidente cinese Xi Jinping al suo omologo argentino Alberto Fernandez ed è arrivata nella stessa settimana in cui la Banca centrale argentina ha rinnovato iniezioni di valuta dalla Banca centrale cinese per 18,5 miliardi di dollari.

Per alcuni osservatori è ormai evidente un’alleanza politico-economica tra i due Paesi, rafforzata dall’ormai imminente intesa che permetterà a Buenos Aires di diventare il principale fornitore di carne suina della Cina: un business da 2,5 miliardi di dollari annui di export per 9 milioni di tonnellate di carne che porterebbe a 9mila nuovi posti di lavoro diretti e 42mila nell’indotto.

Fin dalla sua creazione la stazione di rilevamento spaziale ha suscitato polemiche. Gli Stati Uniti hanno espresso sospetti circa l’uso militare e del resto il programma spaziale cinese è gestito dalle forze armate a differenza di quelli americani e della Ue che peraltro hanno aree di cooperazione con le strutture militari. Buenos Aires difende l’intesa con Pechino affermando che l’accordo è simile a quello firmato con l’ESA: entrambi hanno contratti di locazione esentasse per 50 anni con l’accesso per gli scienziati argentini limitato al 10 percento del tempo d’impiego dell’antenna. Alcuni passaggi del trattato sino-argentino rafforzano le perplessità, come riporta un documentato articolo di Erin Watson-Lynn su The Interpreter.

L’accordo non precisa alcuno scopo specifico di utilizzo lasciando spazio quindi anche a usi militari, consente a Pechino di non pagare un solo dollaro di tasse pur avendo il controllo totale ed esclusivo della stazione spaziale su cui l’Argentina non potrà esercitare nessuna sovranità. Inoltre la manodopera cinese avrà libero accesso alla base riducendo i benefici lavorativi per gli argentini residenti nella zona.