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CEI

«L'annuncio della Verità non è per condannare»

«Le anime desiderano le mete sublimi della vita cristiana, riconoscere i propri peccati (...) ma sono anche mendicanti di misericordia».

Attualità 27_01_2011
cei consiglio permanente Pubblichiamo alcuni passaggi dell'omelia pronunciata questa mattina dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) durante la messa celebrata al Consiglio Permanente della Cei, che si è chiuso oggi ad Ancona.

Cari Amici,
sappiamo che per essere lucerna della Luce dobbiamo stare accanto alla Luce, lasciarla entrare in noi perché invada la nostra anima anche se dovessimo sentirne dolore,  e così, illuminati, illuminare. Siamo  sospinti ad intensificare la nostra vita spirituale, e quanto più le responsabilità e i compiti pastorali ci inseguono, tanto più sentiamo il bisogno di dimorare nella luce perché la luce, che è Cristo, ci abiti e ci  custodisca. In questa imprescindibile missione, siamo anche incoraggiati a non avere paura, paura delle possibili incomprensioni, delle critiche: ce lo testimonia nel suo Magistero e nella guida pastorale il  Papa Benedetto XVI, che segue con puntualità e affetto grandi la Chiesa che è in Italia, noi Vescovi, i sacerdoti, le nostre Comunità. Sì, ci insegna l’umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio.

Ma c’è una seconda parola che vorremmo brevemente richiamare: “Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi”. Forse il ministero della verità che illumina viene ridimensionato con queste parole? Forse dobbiamo commisurare la verità evangelica sul piccolo metro delle nostre forze o delle nostre personali coerenze? Sappiamo che non è questo lo scopo del Maestro: si tratta, infatti, di restare fedeli alla Luce, alla Verità tutta intera, con le sue altezze esigenti e affascinanti, con i suoi richiami inderogabili, ma senza mai scoraggiare o, peggio, condannare l’uomo, rinchiudendolo nelle sue prigioni interiori, privandolo del futuro. Come sacerdoti che hanno la grazia di essere ministri della riconciliazione, sappiamo che le anime desiderano avere indicate le mete sublimi e senza sconti della vita cristiana,  riconoscere i propri peccati,  rinnovare il cammino della conversione; ma nel contempo sono, come tutti, mendicanti di misericordia e di fiducia, chiedono di essere rassicurate circa la forza della grazia, la fedeltà di Dio, l’amore di Cristo, la maternità della Chiesa.

Il testo integrale dell'omelia