L'America che vota Trump è ancora invisibile
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C'è una maggioranza, negli Usa, che ha votato Trump. Eppure nessun esponente della cultura, dei media, dell'accademia, ha espresso una preferenza per lui. Esiste una scollamento fra popolo ed élite. E anche tanto buon senso nel popolo.
Marcello Veneziani, come di sovente gli capita, ha vergato un eccellente articolo su La Verità di Domenica 10 novembre (qui la pubblicazione dell’articolo sul sito di Veneziani il giorno dopo) dal titolo Con Trump finalmente si torna alla realtà.
Veneziani articola una semplice constatazione: è mai possibile che «in un mondo libero, plurale e democratico […] nessuna voce dell’establishment, del mainstream, del potere […] nessun grande media, nessun grande giornale, nessuna storica testata, nessuna firma, nessun intellettuale riconosciuto e riverito, nessuna agenzia internazionale, nessun rappresentante delle istituzioni e della cultura ufficiale, sottufficiale o accademica […] nessun regista, attore, cantante, influencer» abbia espresso la propria preferenza per Trump? Eppure costui ha vinto. Da qui la conclusione: i media, i social, gli enti culturali ed educativi, insomma il potere non rappresenta la base sociale. Esiste uno scollamento tra tecnocrati e popolo.
Fin qui Veneziani. Ora prendiamo una leggera deviazione dal suo tracciato, deviazione che però corre in modo parallelo a quest’ultimo. La vittoria di Trump conferma che esiste un sottobosco silenzioso, ma esteso, di persone di buon senso, ben orientate, dalla coscienza retta e non omologata che non si vede rappresentata nelle istituzioni, nei giornali, nella politica, nella cultura, in televisione, sui social. O meglio, non si vede rappresentata nelle istituzioni, nei media e nei social più quotati, più in vista, in quelli che vanno più di moda e sono maggiormente promossi dalle stesse istituzioni, media e social che si supportano a vicenda con effetto moltiplicatore sul consenso di massa. Sono gli invisibili per il sistema. Ma quando a questo sottobosco silenzioso viene data l’opportunità di esprimersi – vedi il voto negli States – ecco che emerge un orientamento giudicato dal mainstream inaspettato, irragionevole, frutto sicuramente di plagio.
La bella notizia allora non è solo che c’è il bene, ma che soprattutto ci sono i buoni. Non stiamo ovviamente e in modo ingenuo sostenendo che Trump è il bene assoluto e tutti coloro che lo hanno votato hanno staccato un biglietto per il Paradiso, ma che una lettura diversa e avversa all’omologazione degli intelletti e dei cuori è possibile, è predicabile ed è soprattutto condivisibile da molti, molti di più di quelli che pensiamo. Un cambio di paradigma, sebbene con tutti i limiti che questo porterebbe con sé, è perciò realizzabile. Non solo negli States, ma in tutto l’Occidente.
In breve la vittoria di Trump è stato come un carotaggio sociale: ha provato che non esiste solo quella tipologia di homo minus sapiens che non dorme la notte se non viene approvata una legge anti-omofobia, che appende in sala il ritratto di una scimmia credendolo un proprio antenato, che spegne i condizionatori d’estate altrimenti il pianeta si ammala e che, a parte la sedia, vorrebbe tutto elettrico, che mangia locuste a posto della fiorentina, che non fa la corte ad una donna perché non è sessista, che vorrebbe cancellare Cristoforo Colombo e Dante perché refusi di stampa sul libro di storia, che prova vergogna ad essere bianco, eterosessuale e sposato.
No, esiste anche un’altra specie di umanità che vive sulla Terra e non viene da Marte: uomini e donne a cui piace essere uomini e donne e a cui piace essere attratti gli uni dalle altre e viceversa, che uccidono gli animali per mangiarseli e non uccidono i figli nascituri per esprimere la propria libertà, che hanno odiato la Co2 solo ai tempi delle interrogazioni in chimica ma che oggi, tanto per rimanere in tema, non gli fa né caldo né freddo, che si sentono anche loro un po’ darwinisti a sentire parlare certe persone, che credono più in Dio che nella biosfera, che amano riconoscere un padre nella nazione e la chiamano patria, nella religione e lo chiamano Santo Padre e nei Cieli e lo chiamano Dio Padre, perché chi è senza padre è un bastardo. C’è un sottobosco vivo che aspetta solo l’occasione di crescere.