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EDITORIALE

Laicità francese, intollerante per sua natura

Vietare il velo islamico e imporre i matrimoni gay: la neutralità rispetto ai quadri di riferimento religiosi o filosofici, senza un criterio come la legge naturale, porta inevitabilmente lo Stato a creare situazioni assurde e a reprimere la libertà di coscienza.

Editoriali 21_10_2013
Laicismo alla francese

Gli eventi francesi di cui ha riferito ieri La Nuova BQ stanno mettendo in discussione la versione moderata della laicità proposta, per esempio, dal filosofo Charles Taylor. I sindaci non possono fare obiezione di coscienza davanti ai matrimoni tra persone omosessuali, né con riferimento a motivazioni religiose né con riferimento a scelte filosofiche: la legge non lo permette. Davanti a queste posizioni, che si prevedono sempre più diffuse, bisogna ripensare la libertà di coscienza e di religione ben oltre la versione moderata ed illuminata che Charles Taylor ha riproposto di recente nel libro “La scommessa del laico” (Laterza) scritto insieme a Jocelyn Maclure.

Secondo Taylor, lo Stato deve essere neutro da quadri di riferimento religiosi o filosofici. Ma non può essere neutro rispetto all’impegno di garantire a tutti i cittadini uguaglianza di trattamento e rispetto per le loro scelte morali e religiose. Se non facesse così, non potrebbe garantire la convivenza. Lo Stato non deve, quindi, farsi paladino della secolarizzazione, combattendo la religione. Bisogna fuggire la tentazione di fare della laicità un equivalente secolare della religione, sostituendola con una filosofia morale laica, una specie di religione civile, come, secondo Taylor, sta avvenendo in Francia.

Bisogna, invece, battere la via degli accomodamenti ragionevoli. Se il calendario prevede che si faccia festa alla domenica e non al sabato o al venerdì, se a scuola non si mangia kosher come vorrebbe la tradizione religiosa ebraica, se non è ammesso insegnare con il burka oppure fare il poliziotto con il turbante, basta prevedere delle eccezioni, appunto degli accomodamenti ragionevoli, e tutto si sistema. Certo, bisognerà concedere questi accomodamenti non solo per rispetto dei quadri di riferimento religiosi, ma anche di quelli secolari. Una persona vegetariana ha diritto, a scuola o in carcere, ad un menù vegetariano così come una persona di religione ebraica ha diritto a rimanere a casa dal lavoro al sabato per ottemperare ai propri doveri religiosi.

Ora, le nuove disposizioni francesi in termini di obiezione di coscienza dei sindaci mettono in crisi questa versione moderata, per una serie di motivi.

Il primo è che, accettando la proposta di Taylor, ogni quadro di riferimento avrebbe diritto al rispetto e alla tutela dello Stato. Se il criterio, come dice Taylor, è solo quello dell’adesione in coscienza degli aderenti, anche una associazione di pedofili, o di pornografi, o di mafiosi, avrebbe diritto alla protezione statale. Si aprirebbe, cioè, una proliferazione di richieste di tutela dei propri quadri di riferimento pressoché infinita. La distinzione, infatti, tra preferenze individuali – gusti, desideri … – e quadri di riferimento morali ed esistenziali è molto sottile. Se uno è vedano, si tratta solo di un gusto soggettivo o di una visione di vita? Se uno pretende di fare il poliziotto con la barba e il turbante perché è un Sikh, perché un altro non potrebbe chiedere di farlo pettinato con la cresta colorata e il piercing nel naso? 

Inoltre, gli accomodamenti ragionevoli si possono realizzare quando si tratta semplicemente di indossare un simbolo religioso in un ufficio pubblico, ma come sarebbe possibile farlo davanti, per esempio, all’aborto o al matrimonio gay? Anche qui si potrebbe fare appello ai quadri di riferimento che meritano il rispetto della protezione dello Stato. Quando si toccano i problemi della legge naturale, gli accomodamenti ragionevoli saltano, perché ammetterli non sarebbe più ragionevole. E se si ammettono diritti ad accomodamenti irragionevoli allora si deve per coerenza ammetterli tutti.

Questo è il punto: quand’è che un accomodamento è ragionevole e quando no? Se non si pensasse lo Stato come indifferente ai quadri di riferimento che nascono dalla legge naturale, il criterio sarebbe chiaro. Un poliziotto di religione Sikh che porta il turbante sì, un ebreo che sta a casa al sabato sì, una ragazza musulmana che va a scuola con il velo sì, ma un matrimonio tra due omosessuali no. Invece accade l’assurdo che lo Stato francese vieta di andare a scuola con il velo e permette il matrimonio omosessuale.

La soluzione moderata di Taylor non è in grado di mantenersi, ma scivola inevitabilmente verso la soluzione radicale alla francese. Senza un criterio, come potrebbe essere quello della legge naturale, non si capisce più quale sia l’accomodamento se non in termini di maggioranza e minoranza. Ed allora la maggioranza potrebbe anche arrogarsi il diritto di non concedere accomodamenti, come sta accadendo in Francia a proposito dell’obiezione di coscienza dei sindaci. Anche questo potrebbe essere un quadro di riferimento e una visione di vita e non solo un gusto o un desiderio.