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VISITA DI STATO

L'Africa di Mattarella. E quella vera

Il presidente della Repubblica ha appena concluso una visita in Zambia e Mozambico, che i media italiani hanno dipinto a tinte rosa, magnificando la cooperazione bilaterale. In realtà sono due paesi poverissimi e senza pace, soprattutto a causa della corruzione

Esteri 08_07_2022
Mattarella in Mozambico

Il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha concluso una visita di stato in due paesi africani, il Mozambico e lo Zambia. Sono stati dell’Africa australe di cui in Italia si parla di rado e dei quali quindi non si sa molto. Anche in questi giorni, nonostante l’attenzione rivolta al viaggio presidenziale, i mass media poco hanno aggiunto alla loro conoscenza.

Dello Zambia l’agenzia di stampa Nova, ad esempio, si è limitata a scrivere che “ha dimostrato di essere un modello virtuoso nel continente africano”, giudizio ripreso da altri organi di stampa. In che ambito, verrebbe da domandare, perché corruzione e malgoverno in Zambia hanno registrato livelli tali da fare del paese il paradigma di come in Africa una risorsa mineraria – nel suo caso il rame, di cui è uno dei maggiori produttori mondiali – possa diventare una maledizione: perché alimenta una corruzione sfrenata e perché scatena devastanti lotte politiche e conflitti armati per il controllo delle cariche politiche e amministrative, ambite come sicuro mezzo per appropriarsi dei proventi ricavati dalla sua vendita. La maledizione dello Zambia è il rame, quella della Sierra Leone, i diamanti, del Sudan del Sud, il petrolio…

Oltre che di rame, lo Zambia è ricco di altri prodotti minerari. Inoltre i suoi fertili altipiani consentirebbero eccezionali raccolti per il consumo locale e per l’esportazione se solo si investisse oculatamente nel settore agricolo. Invece fin dai primi giorni dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1964, lo spreco di denaro pubblico, in parte intascato e usato a fini personali e in parte utilizzato per realizzare opere pubbliche faraoniche, ma onerose e improduttive, non ha conosciuto limiti e freno. Si dice che il paese sia stato per anni il maggior consumatore mondiale di champagne Veuve Clicquot.

Un governo dopo l’altro, corruzione e sprechi sono continuati. Oggi il paese è fortemente indebitato, oltre il 60% della popolazione è sotto la soglia di povertà, l’inflazione supera il 20%. Hakainde Hichilema, il presidente in carica dal 2021, ha promesso di combattere la corruzione: “dichiariamo tolleranza zero alla corruzione, la combatteremo con strumenti professionali e per quanto possibile recupereremo con mezzi legali il maltolto per destinarlo al legittimo proprietario, il popolo zambiano, e investirlo in istruzione, sanità, in progetti per le donne e per i giovani”.  Sono bei propositi, ma è quel che dicono tutti i capi di stato africani in campagna elettorale e il giorno del giuramento.    

Dello Zambia dunque è meglio dire poco e ancora più difficile è parlare del Mozambico, se si vuole darne una immagine positiva e rassicurante, in considerazione degli ulteriori, ingenti impegni che il governo italiano intende assumere nei confronti di questi due paesi in ambito di cooperazione bilaterale.
In Mozambico il momento culminante del soggiorno della delegazione italiana è stata la visita al centro Dream, alla periferia della capitale Maputo, creato dalla Comunità di sant’Egidio per assistere persone affette da Aids e altre malattie, divenuto il simbolo – sottolinea il quotidiano Avvenire – della stretta amicizia, e di lunga data, che lega Italia e Mozambico perché è grazie alla mediazione della Comunità di sant’Egidio che nel 1992, con gli accordi di pace firmati a Roma, è terminata la guerra civile scatenata all’indomani dell’indipendenza nel 1974 da Frelimo e Renamo, i due gruppi armati in lotta per la supremazia. Da allora è cresciuta una generazione che non ha conosciuto la guerra e che la rifiuta anche grazie alle Scuole della Pace aperte dalla Comunità in tutto il paese. Il Mozambico era il paese più povero del mondo, ma nel 1992 ha scelto pace e sviluppo, grazie all’Italia. 

Questo il racconto dei mass media. Ma il Mozambico in realtà ancora non conosce né pace né sviluppo. Il conflitto tra Frelimo, al potere, e Renamo, sconfitta, è continuato a bassa intensità. Solo nel 2019 il presidente Felipe Nyusi e Ossufo Momade, presidente della Renamo divenuta il maggiore partito di opposizione, hanno firmato un accordo di cessazione delle ostilità che avrebbe dovuto davvero portare la pace almeno in gran parte del paese e ancora non è bastato perché una fazione della Renamo non ha accettato di deporre le armi. Dal 2017 inoltre nel nord del paese si è insediato un gruppo jihadista, al Shabaab, che, grazie all’inerzia e alla corruzione di autorità e forze dell’ordine, è cresciuto al punto che ormai neanche con l’aiuto di militari inviati da diversi stati africani si riesce a sconfiggere.
Quanto allo sviluppo, a distanza di 30 anni, il Mozambico resta uno dei paesi più poveri del mondo. Nell’indice di sviluppo umano dell’Undp, si colloca tra gli ultimi, al 181° posto su 189 paesi considerati.

Anche in Mozambico più del 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e la causa prima, anche lì, è la corruzione praticata senza ritegno, a tutti i livelli, tanto più diffusa al crescere delle risorse sfruttate – oltre alle riserve di gas naturale scoperte offshore, pietre preziose, legnami pregiati… – che ha fatto sprecare al paese miliardi di dollari. Nel 2016, uno degli scandali più clamorosi, riguardante debiti miliardari nascosti,  ha persino indotto i donatori internazionali a sospendere per un periodo gli aiuti allo sviluppo.

Che il Mozambico sia “il partner storico dell’Italia in Africa australe” non dovrebbe essere un titolo da vantare.