L’aborto, le fiabe e la metafora del cannibalismo
Hansel e Gretel e Pollicino raccontano il cannibalismo. I bambini sono stati mangiati. Allo stesso tempo queste due meravigliose e terribili fiabe diventano anche la metafora dell’aborto. I genitori che non hanno la volontà di tenere i loro figli, li abbandonano in un luogo di morte, il bosco cupo delle fiabe, la sala operatoria della clinica.
Come spiega Kafka, le fiabe sono il luogo dove teniamo i mostri. Quando qualcosa è troppo atroce per raccontarlo apertamente, lo nascondiamo nelle volute d’oro e d’argento della letteratura fantastica. Hansel e Gretel e Pollicino parlano di situazioni di miseria talmente atroce che i genitori compiono la scelta atroce di abbandonare i loro bimbi in boschi dove qualcuno li mangerà.
La parola atroce è stata scritta tre volte in poche righe, e non è un caso, non è un errore, non è una disattenzione. Non esiste nessun altro sinonimo che abbia uguale potenza e quindi è giusto che questa parola risuoni come rintocchi di una campana a morte.
Il figlio è la prima cosa che dovremmo proteggere. È la nostra proiezione dell’eternità. È la nostra maniera di incidere nella storia. Quando il bambino diventa sacrificabile, quando la sua vita non è più un bene supremo, allora vuol dire che una società ha perso la decenza minima, è scesa sotto il minimo consentito. Le fiabe raccontano la verità. Hansel e Gretel e Pollicino raccontano il cannibalismo. I bambini sono stati mangiati. Durante le terrificanti carestie, durante la Guerra dei Trent’anni in Germania e anche in epoca più recente nell’Ucraina martoriata da Stalin, prima di morire di fame si mangiano i cadaveri. E i bambini muoiono prima, o è più facile acchiapparli. Durante la carestia in Ucraina, un paio di valorosi giornalisti riuscì a raggiungere quelle lande disperate e, tornato in Occidente, raccontò che in quei luoghi di gente scheletrica che si accasciava lungo le strade troneggiavano, appesi ai muri, manifesti dove lo Stato Sovietico ricordava che era vietato mangiare i cadaveri, pena la fucilazione.
I vari partiti comunisti si scatenarono a spiegare che era una fake news, che si andava ad aggiungere alle altre fake news, i gulag, la Siberia, la Kolyma, le fucilazioni, i lavori forzati in condizioni disumane: tutte fake news. Un folto gruppo di giornalisti amici fu condotto a visitare un paio di fattorie modello con i bimbi tutti carini che cantavano in coro. Stesso discorso avvenne in Germania quando le informazioni sui campi terribili dove gli ebrei venivano uccisi riuscirono ad affiorare. Funzionari della Croce Rossa e giornalisti furono condotti al campo di concentramento modello di Terezin dove bimbi carini, ben vestiti e ben nutriti cantavano in coro.
E torniamo ad Hansel e Gretel e Pollicino: queste due meravigliose e terribili fiabe diventano anche la metafora dell’aborto. I genitori che non hanno la volontà di mantenere i loro figli, li abbandonano in un luogo di morte, il bosco cupo delle fiabe, la sala operatoria della clinica. Sono luoghi di morte, il luogo dove il corpo dei bambini sarà smantellato, distrutto, smembrato. La strega e l’orco diventano la metafora del bidone dei rifiuti che “mangia” il corpo del bambino, diventano una metafora della morte.
Quando una donna scopre di essere incinta, scopre di essere diventata madre. Spesso si ritiene l’aborto una specie di macchina del tempo che possa riportare la situazione a prima: prima che la donna diventasse madre. Purtroppo questo non è possibile. La donna incinta non ha più la scelta se diventare madre o no. È già madre. Ha la scelta se diventare madre di un bambino vivo o la madre di un bambino morto, e se fa la seconda scelta entra sotto le ali della morte. Il nostro inconscio registra la perdita terribile, registra la violazione del più potente, ancestrale degli istinti, l’istinto materno, alloggiato in tutte le aree del cervello. Cominciano depressione, stanchezza, cefalea, malattie allergiche, oppure una sottilissima forma di auto aggressione, una specie di tendenza a buttare via la propria vita, a scegliere sempre gli uomini sbagliati, o i lavori sbagliati o i luoghi sbagliati o la maniera di guidare sbagliata.
Il parallelo tra aborto e cannibalismo è metaforico: il corpo del bambino non amato non ha valore, può essere smembrato dall’aspiratore o dalle pinze chirurgiche o dalle fauci della creatura cannibale di turno. Cannibalismo metaforico è lo smembramento del corpo dell’altro e lo sfruttamento del corpo dell’altro. Possiamo considerare cannibalismo metaforico il fatto che la Planned Parenthood venda le parti dei feti abortiti: hanno grande valore sul mercato dell’industria farmacologica. Possiamo sicuramente considerare cannibalismo le situazioni dove parte dei corpi abortiti finiscono in corpi di altri esseri umani anche se non attraverso il sistema classico della digestione ma attraverso un intervento di iniezione diretta? Per produrre vaccini contro morbillo, parotite, rosolia, varicella ed epatite A si usano linee cellulari ottenute da due aborti volontari del 1962 e 1966, dai cui polmoni sono stati estratti fibroblasti (cellule del tessuto connettivo) che hanno composto le linee cellulari WI-38 e MRC-5, tuttora utilizzate.
Nel febbraio del 2004, il neurologo cinese Huang Hongyun si presentò al congresso sulle lesioni spinali a Vancouver, in Canada, con impressionanti video di recupero di funzioni da parte di persone con sclerosi laterale amiotrofica, malattia che conosco bene, dato che ne era affetta mia madre. I risultati del neurologo cinese sono spettacolari, ma temporanei, e si ottengono prelevando da feti di 16 settimane i bulbi olfattivi: da lì vengono prese le cellule da iniettare nel paziente. Come si fa a ottenere il feto di 16 settimane? Quando il paziente occidentale prenota l’intervento costa circa 20.000 dollari e la prenotazione viene perfezionata in genere dopo 16 settimane. Quindi è sospettabile che il feto venga messo in cantiere non appena c’è la trattativa. Si dà per scontato che sicuramente ci sarà un qualche feto di 16 settimane abortito proprio al momento “buono”, oppure ci sono donne che vengono messe incinte in previsione dell’intervento? Così si avrebbe la certezza che il feto sia pronto alla datazione giusta; l’aborto deve precedere immediatamente l’intervento sul paziente occidentale.
Chi sono queste donne? Sono volontarie o no? Vengono messe incinte apposta, o semplicemente si chiede a una donna che vuole abortire al secondo mese di avere la cortesia di aspettare il quarto? La Cina pullula di edificanti campi di concentramento per gli oppositori politici. È un Paese dove molti arbitri son possibili. Cosa prova una donna a portare un feto condannato a morte? Nel momento in cui il paziente è arrivato in Cina ed è ricoverato in clinica si procede all’aborto di un feto di 16 settimane, con i fasci spino-talamo-corticali già formati, quindi in grado di percepire il dolore.
Hansel e Gretel e Pollicino sono sempre dispersi nel loro bosco.