L'abbazia di Fontanella
L'abbazia di Fontanella sorse nel 1080 per volontà del nobile Alberto da Prezzate, dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela. L’austera eleganza della struttura esterna culmina nella verticalità della torre campanaria.
L’abbazia, o badia se chi la guida è una badessa e non un abate, è la dimora di una comunità religiosa che, a differenza dei monasteri, gode di una speciale autonomia. L’origine di questa particolare vita cenobitica è attribuita alla figura del santo egizio Pacomio cui si deve la costruzione della prima abbazia intorno all’anno 320. Da allora complessi monastici sorsero in Oriente come in Occidente, qui divenendo riferimento culturale, economico ed urbanistico fondamentale per la nascita di molti paesi e dell’ Europa intera. Intorno a questi edifici, infatti, cominciarono a sorgere i primi centri cittadini.
Accadde anche a Fontanella, dove confluiscono l’Adda e il Brembo, piccolo comune bergamasco e frazione di Sotto il Monte, famosa per avere dato i natali ad Angelo Roncalli, divenuto poi Papa Giovanni XXIII. Qui nel 1080 Alberto da Prezzate, persona di spicco e di potere, dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela smise gli abiti militari e fece erigere una chiesa per la salvezza della sua anima e di quella di Teoperga, Isengarda e Giovanni, probabilmente suoi fratelli. Di Teoperga si conserva ancora il sarcofago con il rilievo della sua presunta immagine, scolpita da mano quattrocentesca, in un sacello nel chiostro addossato al muro della chiesa.
L’austera eleganza della struttura esterna, in pietra arenaria di Mapello, culmina nella verticalità della torre campanaria che spicca dal corpo centrale nel punto di incrocio tra le navate e il transetto. All’interno una maggiore articolazione dei volumi si aggiunge al gioco cromatico della pietra locale, utilizzata nelle due sfumature del giallo e del grigio. Le tre navate, che terminano in altrettante absidi, sono coperte da capriate lignee. Le loro pareti, in conci irregolari appena sbozzati, erano un tempo intonacate ed affrescate: di questa decorazione oggi restano frammenti, di epoche diverse, nella zona presbiteriale e nell’abside. Cinquecentesco è il Pantocrator iscritto nella mandorla e affiancato dagli Evangelisti, con le loro rappresentazioni simboliche, del catino absidale. Sempre rinascimentali sono le immagini della navata sinistra dove, incorniciati da tre arcate, come in un polittico, sono inquadrati i Santi Sebastiano, Cristoforo e Pietro Martire. Sopra di essi è ancora visibile una scena del Compianto del Cristo. Tra il 1000 e il 1200 vennero, infine, realizzati gli affreschi del presbiterio, dove un angelo con uno scudo, su cui è rappresentato l’agnello pasquale, compare accanto ad una figura di santo purtroppo frammentata.