La vita come missione

Porto impressa negli occhi la corsa di Giovanni sulla spiaggia, sorridente e lieto, tirandosi dietro la rete leggera; improvvisamente rallenta e si ferma. Un uomo lo guarda e lo chiama, Giovanni si ferma, lascia cadere la rete e lo segue. Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini rende attuale e presente la chiamata di Giovanni e Giacomo, di Simon Pietro e di Andrea, raccontata oltre che dall’evangelista Matteo anche da Marco e Luca: “Venite dietro a me. Vi farò diventare pescatori di uomini”.

La corsa dell’uomo, la sua impresa nel lavoro della vita, trovano finalmente compimento e piena realizzazione. Quegli uomini sono chiamati non appena a una piccola pesca nel lago o alla pesca d’altura nel mare, ma a una grande missione nel mondo, perché ogni uomo entri nella rete del regno di Dio. In qualche modo i primi quattro chiamati non cambiano mestiere, piuttosto lo continuano realizzandone in anticipo la promessa del centuplo quaggiù.

“Che vale la vita se non per essere donata?” - dice Anna Vercors a Pietro di Craon, ne “L'Annuncio a Maria” di Paul Claudel. - “E perché tormentarsi quando è così facile obbedire?”, cioè seguire Colui che possiede il destino della tua vita e di quella di tutti.

Concedersi non solo a un grande ideale, ma a una Presenza viva che ti precede e ti segna la strada: questa è l’impresa che rende dignitosa e significativa la prospettiva di chi parte per la missione o di chi genera e fa crescere i figli; di chi lavora in un ospedale o di chi pulisce le strade; di chi insegna in una scuola o di chi lavora al computer o parla a un microfono.

Lo scopo vero e grande che ci viene assegnato è la missione. La vera carità è l’annuncio di Cristo e la testimonianza della sua presenza: attraverso e dentro tutte le condizioni e tutti i mestieri della vita.