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MOSTRA

La vita che rifiorisce al di là delle sbarre

"Disagio dentro" raccoglie una selezione di fotografie esposte a Palazzo di Giustizia, realizzate da detenuti e agenti penitenziari all’interno di quattro istituti milanesi. Nella giornata dei carcerati, raccontata fianco a fianco da accusati e accusatori, irrompe un guizzo di positività che affiora in mezzo alla desolazione.

Cultura 12_11_2022

Milano, corso di Porta Vittoria. Le linee architettoniche del Tribunale, costruito negli anni Trenta da Marcello Piacentini, per quanto monumentali, incutono, a dire il vero, un certo reverenziale timore. Tutto quel marmo che con la sua possente ed elegante presenza dialoga con l’intricato, e storico, tessuto urbano circoscrive il luogo deputato all’amministrazione della Giustizia. E, infatti, Iustitia / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere ("Giustizia / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l'Altro, attribuire a ciascuno il suo") è l’iscrizione che si legge sul prospetto principale. E se qualcuno sgarrasse? E se qualche individuo non capisse la portata di un simile monito (che sta sicuramente alla base del vivere civile)? Succede. Può succedere.

E si sa che la Giustizia, talvolta e suo malgrado, miete le sue vittime. Se ne parla, ultimamente, sempre più spesso visto l’impressionante numero dei suicidi che, dall’inizio dell’anno, si sono verificati nelle carceri italiane. Sono più di settanta, tanti quanti gli scatti ora esposti nell’atrio centrale del Tribunale di Milano, nell’ambito di una mostra dal titolo davvero eloquente, Disagio dentro,  che raccoglie una selezione di fotografie realizzate da detenuti e agenti penitenziari all’interno di quattro istituti milanesi: Casa di Reclusione di Opera, Casa di Reclusione di Bollate, Casa Circondariale F. Di Cataldo, IPM C. Beccaria.

L’esposizione, scaturita da un progetto ideato dal Pac Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e da RI-SCATTI onlus, è il frutto di un’iniziativa sodale e corale che vede coinvolti, fianco a fianco, accusati e accusatori. Non certo per trovare il colpevole e puntare il dito contro “il cattivo”, da una parte o dall’altra, ma per sensibilizzare tutti gli attori di questo processo, società civile compresa, per aumentare in noi la consapevolezza di quale sia lo stato dell’arte all’interno del sistema carcerario italiano e interrogarsi sul reale obiettivo di un luogo destinato alla riabilitazione della persona. Le immagini ci portano proprio “dentro”, rappresentando con immediatezza attimi di quotidianità che noi, dall’esterno, possiamo solo immaginare. A corredo di ciascuna fotografia, le didascalie ricordano i nomi di chi non c’è più e di alcuni casi riportano una sintesi che appare ancora più cruda se si considera la drammatica complessità di quanto viene sintetizzato in una manciata di righe.

Sì, perché se ne può parlare in linea teorica, o leggerne sulla carta stampata (che comunque ben venga!) ma David, Michael, Rosaria, Alessandro, Riccardo, Danilo, Emilio…, sono uomini e donne veri, con un vissuto e una storia da raccontare, per quanto tragico ne sia stato l’epilogo, anzi, forse proprio per questo. E a Milano queste storie si raccontano, attraverso immagini che ritraggono la giornata dei carcerati da cui emerge desolazione, per le condizioni in cui la trascorrono, ma anche un sorprendente guizzo di positività. Ed ecco che la vita prende il sopravvento in una sbarra usata come strumento per un workout fisico, la spianata di cemento del cortile si trasforma in un improvvisato ma efficace solarium, le stoviglie colorate dicono che qualcuno ha cucinato per qualcun altro, lasciando immaginare le voci che si sovrappongono intorno a un’affollata tavolata di commensali. Mentre la griglia di una finestra delimita un orizzonte che non si può rinunciare a percepire come infinito.

La mostra, promossa dalla Camera Penale milanese, insieme al Provveditorato Regionale per l'amministrazione penitenziaria della Lombardia, al Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano e alla sezione milanese dell'Associazione Nazionale Magistrati, sarà visitabile gratuitamente fino al prossimo 26 novembre, rispettando gli orari di normale apertura della sede, che più iconica non poteva essere.

Il percorso espositivo è come una ferita aperta che il polmone della Giustizia finalmente scopre affinché, tutti insieme, la si possa, in qualche modo, curare.

 

DISAGIO DENTRO

Milano – Palazzo di Giustizia, atrio centrale

Corso di Porta Vittoria 15

Orario: 9 -17

Fino al 26 novembre

Ingresso libero