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REGNO UNITO

La svolta di Cameron: legittimo sparare ai ladri

Il premier britannico annuncia tolleranza zero. Ma non è licenza di uccidere. Anticristiano? No, giustizia e carità hanno bisogno l'una dell'altra.

Attualità 24_06_2011
Guns in the UK
La Gran Bretagna volta pagina contro ladri e rapinatori. Il premier David Cameron, conservatore, vuole cambiare la legge che regolamenta la legittima difesa. Fino a oggi, nel Regno Unito, le vittime di reati possono reagire solo in caso di pericolo per la vita. Secondo Cameron, invece, bisogna permettere a chi subisce un furto di usare «una forza ragionevole» quando è stata violata la proprietà privata, anche se questo può voler dire sparare. «La mia missione - dice Cameron - è fare in modo che le famiglie si sentano sicure nelle loro abitazioni e possano camminare per le strade liberamente e senza paura». Una svolta, quella del premier conservatore, che viene dopo una serie di casi giudiziari in cui normali cittadini sono finiti dietro alle sbarre per aver reagito sparando per difendersi. Cameron ha anche aggiunto che «i cittadini devono sapere che i criminali più pericolosi resteranno dietro le sbarre per molto tempo».
La notizia ha risvolti molto interessanti almeno sotto tre profili. Sul piano politico, innanzitutto: dopo il lunghissimo dominio dei laburisti, i britannici sono tornati a una leadership conservatrice, e Cameron decide di fare una ”cosa di destra”. Minacciare ladri, violentatori e assassini, e rassicurare padri di famiglia e bottegai è una cosa che farà andare su tutte le furie la cultura dominante radical chic, quella sinistra al caviale che vive in quartieri lussuosi e che sconfigge la criminalità con costosi sistemi di sicurezza e nerborute guardie del corpo. Ma quella di Cameron è nello stesso tempo la risposta migliore alla domanda che sale dal popolo, dalla piccola borghesia, dalla gente normale che lavora e sopravvive con il suo stipendio. È questa gente che ogni giorno si confronta con l’insicurezza e con la microcriminalità, è questa gente che subisce il contraccolpo dell’immigrazione clandestina e dei flussi incontrollati di extracomunitari. Ed è a questa gente che Cameron si rivolge, dicendo: la ricreazione penale è finita.

La seconda considerazione è di ordine giuridico: l’uso della forza per difendersi è una materia molto delicata, che in Italia è regolata da quell’ottimo strumento che è il Codice Penale del 1930. Difendersi è un diritto, a patto che ci si trovi di fronte a un ingiusto aggressore, che la reazione sia proporzionata all’offesa e che non sia possibile ricorrere ad altra soluzione. Il legislatore italiano del 1930 - inserendosi nella migliore tradizione classica e cattolica - tiene per fermo il principio invalicabile della indisponibilità del bene della vita, che è un valore anche nella persona che sta commettendo un delitto. Quindi, finchè è possibile, occorre evitare di uccidere il rapinatore. Ciò che legittima a reagire, ed eventualmente a sparare, però, è anche il contesto in cui avviene l’aggressione, e lo stato d’animo della vittima. Se l’aggredito è preso - comprensibilmente - da terrore, perché il delinquente punta un’arma contro i suoi figli, o perché è svegliato di soprassalto nel cuore della notte e vede il ladro nella sua stanza da letto, allora la sua reazione violenta può essere legittima. Ovviamente, ci muoviamo sul filo del rasoio, e il legislatore deve evitare di scivolare da una delle due parti: o mortificare la libertà dei cittadini onesti; o incitare la gente a farsi giustizia da sé, sparando come un vecchio pioniere del West a tutto quello che si muove sopra la propria terra.

La terza considerazione è di ordine morale. Da molti anni c’è in giro, anche all’interno del mondo cattolico italiano, un buonismo irrazionale che vuole affrontare i problemi di ordine pubblico all’insegna dell’irenismo e del perdonismo. Si tratta di un fenomeno rilevantissimo per qualità e quantità, che giudica il ricorso alla pena e al carcere letteralmente come "anticristiano", e che tende a sostituire la categoria della carità a quella della giustizia. Intendiamoci: sacrosanto tutelare i diritti degli imputati, dei colpevoli e dei detenuti. Urgentissimo rendere umane quelle case di pena che non lo sono per sovraffollamento e condizioni di vita dei ristretti. Ma, chiarito tutto ciò, non si capisce per quale motivo un ladro non debba essere trattato, dalle leggi degli uomini, appunto come merita un ladro. E non si capisce perché un padre di famiglia non debba, se necessario, difendere i suoi cari da un rapinatore.

Le soluzioni alla Ispettore Callaghan e le licenze di uccidere non ci piacciono, e sono molto pericolose. Tuttavia, per paradosso, è proprio il perdonismo e la distruzione della categoria del dovere a rendere una società più isterica, più pericolosa, e quindi più violenta. È proprio il buonismo falsamente cristiano a innescare le peggiori reazioni dell’uomo della strada. È proprio l’idea che uno possa restarsene in una casa del Comune senza pagare l’affitto, o che possa derubare un turista senza finire in galera, che evoca reazioni disumane e bestiali dallo stomaco della società. È dal vietato vietare di una certa antropologia catto-marxista che si sprigiona la reazione folle dell’uomo qualunque, così lucidamente descritta nel film Un giorno di ordinaria follia interpretato da un perfetto Michael Douglas nel 1993.

Perché giustizia e carità non si oppongono ma hanno bisogno l’una dell’altra. Perché anche sul piano soprannaturale, l’amore di Cristo è legato a filo doppio con la sua perfetta giustizia.